Carpi, 21 May, 2023 / 10:00 AM
Il testo degli Atti degli Apostoli ci dice che i discepoli, dopo che Gesù salì al cielo se ne se “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”. Una gioia apparentemente immotivata, perché quella era l’ultima volta che vedevano il Signore. Ma da dove nasce questa gioia sovrabbondante?
Uno dei motivi di contentezza dei discepoli era dato dalla presenza della Vergine Maria in mezzo a loro. La tradizione della Chiesa è unanime nel ritenere che la Madonna fosse presente al momento dell’Ascensione di Gesù al cielo. I discepoli, quindi, sapevano che, una volta tornati a Gerusalemme, avrebbero goduto della compagnia della Madre di Gesù, che sotto la Croce era divenuta anche Madre di ciascuno di loro. Sapevano, quindi, di potere contare sul suo consiglio spirituale, sulla sua preghiera, sul suo aiuto. Poiché la Vergine aveva concepito verginalmente il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, sapevano che avrebbe sostenuto la loro attesa del dono promesso da Cristo. Inoltre, stava davanti a loro il suo esempio di Madre, che aveva avuto il privilegio di coltivare una relazione profonda, intima e personale con Gesù. A lei avrebbero potuto rivolgersi, per essere aiutati ad approfondire il mistero del suo Figlio Gesù. A Lei, che era stata avvolta dalla potenza di Dio, potevano guardare come esempio per vivere nella fede, nella speranza e nella carità.
L’Ascensione del Signore è sorgente di gioia, ma è anche il giorno dell’impegno per ogni cristiano. Oggi il Signore ci dice: “Adesso tocca a te! - A fare che cosa? - “Non a sostituirti a me, ma ad essere mio testimone”. Il battezzato possiede il segreto della vita che è Cristo. Si tratta di un dono singolare perché cresce unicamente se lo si condivide e aumenta a dismisura se lo si distribuisce senza parsimonia. Il cristiano, qualunque sia il ruolo che svolge nella Chiesa, è chiamato a portare Gesù agli altri, perché tutti possano conoscerlo ed amarlo. Tutto il resto passa in second’ordine. Ma in questa missione non saremo soli. Il Signore sarà accanto a ciascuno di noi. Egli ha detto: “Io vado, e poi ritorno a voi” (Gv 14,18). Il suo ritornare a noi è cominciato con la mattina di Pasqua, dove si è intrattenuto con gli apostoli uno dopo l’altro; è proseguito nei quaranta giorni, fino alla Pentecoste, quando effondendo con il Padre lo Spirito Santo sulla Chiesa, ha inaugurato il modo nuovo della sua presenza fra gli uomini, che san Paolo qualifica con queste parole: “Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così” (2 Cor 5,16).
Cristo, che si è manifestato agli uomini duemila anni fa, continua a vivere, oggi, nella storia in maniera reale, seppure misteriosa, nel sacramento dell’Eucarestia, dove diventa nostro cibo e noi ci nutriamo del Suo vero corpo e beviamo il Suo sangue. Nutrendoci di Lui anche la nostra umanità cambia, viene divinizzata e noi siamo rigenerati a immagine e somiglianza con Dio. Inoltre, quando Gesù si dona a noi nell’eucarestia, Egli si crea un nuovo corpo, la Chiesa. E, dunque, il Signore si rende presente anche nella Chiesa quando essa annuncia il Vangelo, il quale non è mai ‘parola sorpassata’. Agli apostoli Gesù affida una missione: annunciare la Sua Parola per fare “discepoli tutti i popoli”. “Non dice: organizzate…, solo annunciate. Non le vostre idee più belle, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia, solo il Vangelo” (P. E. Ronchi, L’alfabeto della Vita, 2005, 78).
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