Budapest, 24 April, 2023 / 2:00 PM
La pace in Ucraina è vitale per l’Ungheria, così come l’appello di Papa Francesco a perseverare nella ricerca di pace. Lo sottolinea monsignor Tamás Toth, segretario generale della Conferenza Episcopale Ungherese, in una intervista con il Gruppo ACI in cui racconta il senso del viaggio del Papa, ma anche il viaggio che sarebbe potuto essere, se non si fosse scelto che il Papa andasse solo a Budapest.
Papa Francesco torna in Ungheria un anno e mezzo dopo la sua partecipazione al Congresso Eucaristico Internazionale. Quale è stato l'impatto del Congresso sulla vita dei cattolici ungheresi? Qual’è l’Ungheria che troverà?
La visita del Santo Padre al 52° Congresso Eucaristico Internazionale è stata una grande gioia e un onore per tutti noi, tanto più che non capita spesso che il Papa stesso pontifichi la Satio Orbis, la messa di chiusura. Dopo un periodo difficile, di pandemia, avevamo particolarmente bisogno di essere rafforzati dalla presenza e dalle parole del Santo Padre. È stato un incontro molto bello e incoraggiante, in cui abbiamo potuto sentire la presenza dello Spirito Santo sotto il bel sole di fine estate. Il Congresso era un evento internazionale che si è svolto a Budapest, ma ora è una visita di un Paese.
In un’Europa che vive una guerra nel suo cuore, quale è il ruolo che può avere l'Ungheria, punto di raccordo tra Est e Ovest? E quali sono le sfide ecumeniche che la Chiesa in Ungheria sta vivendo, proprio alla luce di questo conflitto?
Nel corso della sua storia millenaria, l'Ungheria ha sempre fatto da ponte tra Oriente e Occidente, Nord e Sud. Per noi è sempre stato fondamentale comprendere le priorità delle nazioni che ci circondano. L'Ucraina è un Paese confinante e per noi è vitale che la pace si instauri al più presto. Siamo preoccupati per tutte le persone che vivono in Ucraina, compresi i membri della minoranza ungherese in Transcarpazia. L'appello di Papa Francesco, "Perseveriamo nel chiedere la pace in Ucraina", è particolarmente rilevante per noi.
Tre giorni di visita sono tutti dedicati a Budapest. Quale ritiene essere le tappe più significative di questo viaggio del Papa? E perché?
Il Santo Padre è in visita in Ungheria, ma gli eventi si svolgeranno a Budapest. Il Papa ha un programma molto ricco. Innanzitutto, in qualità di Capo di Stato, incontrerà il Presidente della Repubblica, poi il Primo Ministro e si rivolgerà ai rappresentanti della società e del corpo diplomatico. Nel pomeriggio dello stesso giorno, 28 aprile, incontrerà vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, novizi e novizie, e operatori pastorali dell’Ungheria.
Il giorno successivo, 29 aprile, al mattino, il Santo Padre effettuerà una visita privata al Centro per i Ciechi dedicato al beato László Batthyány-Strattmann, che opera da 40 anni, seguita da un incontro con i poveri e rifugiati nella Chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria. Da noi, grazie a Dio, le associazioni caritative cattoliche sono forti, con molte iniziative nazionali e locali. Le due più grandi, la Caritas e il Servizio di Carità ungherese dell'Ordine di Malta, lavorando in unità ecumenica con altre organizzazioni e con le istituzioni statali, hanno svolto un lavoro particolarmente eccezionale nell'accoglienza e nella cura dei rifugiati provenienti dalla guerra in Ucraina. L'Ungheria ha accolto più di un milione di rifugiati.
Un altro bel momento della visita sarà la visita del Santo Padre alla piccola comunità greco-cattolica che vanta di una lunga tradizione.
Il Papa incontrerà anche i giovani sabato pomeriggio. È una grande gioia e una grande sfida per noi che negli ultimi dieci anni il numero delle scuole cattoliche sia raddoppiato e che abbiamo già tre università cattoliche. Prima della partenza, infatti, il Santo Padre incontrerà anche i rappresentanti della vita universitaria e culturale alla Facoltà della Tecnologia Informatica e delle Scienze Bioniche dell'Università Cattolica Pázmány Péter. Il momento culminante della visita, tuttavia, sarà certamente la santa messa domenicale nella "piazza principale della nazione", Piazza Kossuth di Budapest, nella Domenica del Buon Pastore.
Si pensava che il Papa facesse un viaggio con più tappe, toccando Pannonhalma e Szeged. Ci sarà modo di avere un po' dello spirito di Pannonhalma e Szeged durante il viaggio?
Durante la riflessione preliminare comune sono emersi molti luoghi: luoghi in cui i Papi sono già venuti prima e luoghi in cui non è ancora stato un Papa. Eger e Szeged, ad esempio, dove negli ultimi anni sono state aperte università cattoliche, sono stati tra i luoghi emersi. Esztergom, dove si trova la tomba del cardinale Mindszenty, questa volta non è stata presa in considerazione perché la basilica del primate è sottoposta a impalcature e l'edificio è in fase di ristrutturazione - le funzioni di Esztergom che attirano il maggior numero dei credenti si tengono ora temporaneamente nella Basilica di Santo Stefano a Budapest. Abbiamo due santuari nazionali: Máriapócs è greco-cattolico e Mátraverebély-Szentkút è gestito dai francescani. Poi, quando è diventato chiaro che la visita avrebbe potuto svolgersi a Budapest a causa dell'età del Santo Padre, abbiamo invertito la situazione: le diocesi cattoliche latine e greche e le comunità religiose saranno rappresentate in vari modi in ciascuno dei luoghi.
Il Papa torna in Ungheria, ma è stato già in santuari ungheresi, come la Madonna dei Sette Dolori in Slovacchia e il santuario di Csíksomlyó in Romania. Quanto è forte l'impatto della cultura ungherese nella cattolicità di oggi?
Il cristianesimo in Ungheria è contemporaneo alla nascita dello Stato ungherese. Il nostro primo re, Santo Stefano, fondò sia uno Stato che una Chiesa nella sua struttura, e il cattolicesimo è quindi ancora determinante nel nostro Paese. Nel corso della nostra storia abbiamo dovuto superare molte minacce all'esistenza del cristianesimo, come l'invasione dei tartari, poi dei musulmani turchi e infine, nel XX secolo, la dittatura comunista. Molti hanno sacrificato la vita per la loro fede. Purtroppo la secolarizzazione sta diventando sempre più forte anche nel nostro Paese, anche per questo la visita del Papa può rafforzarci.
Quale peso ha la cultura cattolica in Ungheria?
Il comunismo ha richiesto grandi sacrifici ai popoli dell'Europa centrale e orientale e, curiosamente, ha avuto un altro effetto, abbiamo mantenuto meglio certi riflessi di autodifesa. Culturalmente, nonostante la secolarizzazione, la cultura cristiana è presente: il nostro inno nazionale inizia con il nome di Dio e la Costituzione, entrata in vigore nel 2012, sottolinea le nostre radici cristiane, così come il concetto cristiano del matrimonio e della famiglia, senza ostacolare chi desidera vivere in modo diverso.
Credo sia la prima volta che il Papa inserisce un incontro particolare con il mondo della cultura, in un’università cattolica. Come è nata l'idea di questo incontro? E cosa sperano che dica il Papa in questa circostanza?
L'Università Cattolica Péter Pázmány, di cui è stato in passato rettore il Cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria, celebra in quest'anno accademico il 30° anniversario della sua fondazione. L'università stessa è in realtà molto più antica, in quanto il suo predecessore fu fondato dal cardinale gesuita Péter Pázmány nel 1635 a Nagyszombat (Trnava, ora Slovacchia), ma durante i decenni del comunismo, il sistema cattolico di istruzione pubblica e superiore fu sostanzialmente abolito sotto l'oppressione della dittatura. Solo dopo il 1990 si è riaperta la possibilità di riorganizzare la nostra rete educativa, che non è ancora del tutto completata. Siamo felici di poter dire che oggi in Ungheria ci sono quasi 150.000 giovani che ricevono un'educazione cattolica e abbiamo quasi 17.000 studenti universitari. La visita del Papa e le sue parole possono darci la conferma che il mondo della scienza è uno strumento importante nelle mani di Dio per conoscere il Creato e la grandezza di Dio.
Quale impatto hanno le scuole cattoliche in Ungheria?
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la maggior parte delle scuole era confessionale. Nel 1948, la dittatura comunista voleva distruggere il sistema di istruzione confessionale con la statalizzazione, ma alla fine, in seguito a un accordo del 1950, fu permesso a un totale di otto licei di continuare a operare sotto il mantenimento di quattro ordini religiosi. Furono queste istituzioni a salvare i valori educativi cattolici durante la dittatura. Solo negli anni '90, dopo il cambio di regime, sono state approvate leggi che hanno permesso alla Chiesa cattolica di svolgere nuovamente un ruolo maggiore nell'istruzione pubblica. La ricostruzione del sistema scolastico e di asili nido cattolici si è potuta avviare ed è tuttora in corso, ma ancora non si accosta al livello raggiunto prima del comunismo. Dal 2010 si è raddoppiato il sistema. Nell'anno scolastico 2022/2023, quasi 150.000 bambini riceveranno un'educazione cattolica in 355 istituti su 771 siti. Sono loro il futuro. Fortunatamente, in base all’Accordo Santa Sede–Ungheria stipulato nel 1997 (poi aggiornato nel 2013) e al principio costituzionale della parità di finanziamento, lo Stato concede alle scuole confessionali gli stessi sussidi delle scuole pubbliche.
Recentemente in Ungheria sono state ricostruite moltissime chiese, si parla di 3 mila in dieci anni. Perché?
Da un lato, i luoghi in cui ci riuniamo per le funzioni religiose sono importanti per noi, dall'altro, anche il governo sostiene molto la ristrutturazione delle chiese, poiché considera questi luoghi come beni culturali, e in molti piccoli paesi la scuola e la chiesa sono i due luoghi che garantiscono il rallentamento o addirittura l'inversione della migrazione verso insediamenti più grandi. Noi cristiani, cattolici e non cattolici, dobbiamo cercare di guardare avanti con fiducia, nonostante tutte le difficoltà e sfide, perché, come dice il motto della visita del Santo Padre, Cristo è il nostro futuro.
In conclusione, quale è il messaggio che crede Papa Francesco vorrebbe dare al popolo ungherese?
Abbiamo fiducia che la presenza del Papa possa rafforzare nei nostri giovani e in tutti noi la sensazione di non essere soli in questo mondo in rapido cambiamento e pieno di sfide: essi fanno parte di un insieme più grande, la Chiesa universale, che sotto la guida del successore di San Pietro, veglia su di loro, su di noi e alla quale ci tiene molto. Il messaggio di Cristo è rilevante e attraente anche in un mondo in cambiamento.
(La storia continua sotto)
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