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Un servizio di EWTN News

I miei giorni con Benedetto XVI, il racconto dell'arcivescovo Alfred Xuereb in un diario

Il 16 aprile del 1927 nasceva Joseph Ratzinger divenuto poi Benedetto XVI. La sua morte non ha spezzato i legami di affetto di chi ha vissuto con lui. Come l'arcivescovo Alfred Xuereb che ha recentemente pubblicato un libro- diario dei suoi giorni con Benedetto come secondo segretario e oggi nunzio in Corea del Sud e Mongolia.

Ecco la sua testimonianza offerta in occasione della presentazione del suo libro:  “I miei Giorni con Benedetto XVI”.

"Vorrei raccontarvi brevemente come è nato il libro: sin dal primo giorno in cui sono approdato all’Appartamento Pontificio, pieno di emozione, Papa Benedetto mi ha dimostrato il Suo stile paterno con il quale mi faceva sentire accolto nel nuovo ruolo e presso la “famiglia pontificia”.  Si mostrava interessato alla mia persona, alla cultura ed alla mia storia di provenienza.  Poneva domande sui miei studi, sulla formazione in seminario, come pure sulla famiglia.  Voleva farsi raccontare anche alcuni tratti delle tradizioni maltesi, ed in particolare quelle legate al tempo di Natale e di Pasqua.  Ricordo che rimase particolarmente interessato quando gli ho raccontato che da noi, i ragazzi del catechismo, la notte di Natale, sfilano in processione con la statua del Bambinello intonando canti, creando un clima di giubilo.  Una tradizione, questa, iniziata dal santo maltese Don Giorgio Preca, che tutt’ora suscita sentita devozione al mistero dell’Incarnazione del Verbo Divino.  Gli ho anche parlato della predica del bambino, imparata a memoria e recitata nelle nostre chiese prima dell’inizio della Messa di Mezzanotte.  Gli raccontavo di tantissime altre tradizioni religiose e culturali, e Lui ascoltava compiaciuto.

Da parte Sua, amava raccontare della Sua infanzia in Baviera sin da quando andava all’asilo, con l’affascinante visita di San Nicola nella loro classe; aneddoti sulla Sua famiglia, i suoi genitori con la loro semplicità, suo fratello sacerdote Georg con il quale aveva uno specialissimo legame, la sorella Maria che lo ha accudito a Roma nei primi anni del Suo servizio come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ed è scomparsa improvvisamente dopo uno stancante viaggio in Baviera al fine di onorare la tomba dei genitori in occasione della memoria di tutti i fedeli defunti.  Dai Suoi racconti si percepiva il grande affetto reciproco in cui è cresciuto, e l’allegria creata con i concertini organizzati in casa dai fratelli Ratzinger ogni Natale.  Parlava di buon grado anche degli anni del Suo insegnamento nelle diverse Università in Germania, e dell’inizio della sua carriera accademica quando recandosi dal sarto per farsi cucire l’abito e comprare il cappello da professore, per la sua giovane età, venne rifiutato perché scambiato per un alunno, senza alcun reclamo da parte Sua.  Molti gli aneddoti riguardanti la Sua gente in Germania, di cui conservava lieti ricordi e che amava far rivivere nei momenti di intimità con noi.

Durante il pranzo condivideva volentieri alcuni particolari degli incontri avuti nella stessa mattinata durante le udienze, e si mostrava ammirato delle sfide che alcuni vescovi devono affrontare a causa di conflitti e di miseria.

Questi Suoi racconti mi parevano talmente belli e significativi, che sentivo la necessità di metterli per iscritto su un quaderno, come in un diario, affinché non andassero perduti.  I Suoi molteplici aneddoti sono stati poi impreziositi da varie citazioni da discorsi, omelie e messaggi che Sua Santità ha pronunciato negli otto anni del Suo luminoso pontificato.  Sono pagine che vogliono essere segno di un profondo affetto filiale e di gratitudine nei confronti di Papa Benedetto XVI, che non ha mai smesso di essere ricercatore della Verità al servizio della Chiesa universale.

Pertanto, anche se la copertina del libro reca il mio nome, il vero autore è Benedetto XVI.  Il sottoscritto non ha fatto altro che riportare le Sue parole dette privatamente, e che non sono coperte da segreto pontificio, come pure quelle che ha pronunciato pubblicamente da Sommo Pontefice.  Mi è sembrato doveroso condividere con il grande pubblico i toccanti racconti che avevo il privilegio di ascoltare direttamente dalla bocca di Papa Benedetto nei momenti di fraternità.  Ho pensato che i particolari delle conversazioni a tavola nei giorni ordinari, le attenzioni delicate per le persone che lo servivano da vicino nei diversi momenti della giornata, il rapporto singolarissimo con il fratello, il clima della vigilia natalizia nell’intimità della piccola famiglia dell’appartamento pontificio, come pure le battute di spirito, l’amore per gli animali, insieme ai canti e ai ricordi d’infanzia, potranno aiutare a scoprire in modo migliore il profilo umano e spirituale di questo grande uomo ed apprezzare con maggiore profondità le Sue qualità di Pastore.

Alla fine della lettura del libro, i lettori non avranno scoperto informazioni riservate che incidano sulla storiografia di un pontificato.  La finalità del libro è quella di far scoprire la sensibilità e il tratto - e quindi l’animo - di un pontefice, la cui immagine pubblica è conosciuta perlopiù in modo parziale, se non falsata da inevitabili semplificazioni o da intenzionali alterazioni. 

Tra gli eventi raccontati nel libro, vi sono i momenti intensi della Sua rinuncia, vissuti con ammirevole pace interiore, frutto della Sua intima unione di fede con Dio.  È mio desiderio che la scelta della rinuncia al pontificato appaia nella giusta luce.  Non è stata, come si sentiva dire, una mancanza di coraggio.  È stato invece un atto d’amore per la Chiesa.  Ho sperimentato in prima persona l’audacia di questa decisione e posso darne testimonianza.  Sono consapevole che il mio è un contributo piccolo, ma che ha il valore dell’autenticità.

Ogni volta che dalla Corea passavo per Roma, andavo a fargli visita al Monastero e mi rendevo conto che la sua salute stava indebolendosi.  Mi sono rimasti nel cuore il dolce sguardo e le espressioni d’affetto con cui mi ha accolto il 12 settembre 2022, quando l’ho trovato ad attendermi nel salotto seduto in poltrona.

La sua agonia l’ho vissuta in raccoglimento e preghiera, chiedendo a Dio di assisterlo in quei sacri momenti della sua lunga vita e, quando è giunta la notizia della morte, ho provato la certezza che c’era una grande festa in Paradiso e la Madonna andava ad accoglierlo alla porta per avvicinarlo a Suo figlio Gesù, che egli aveva servito con saggezza e umiltà.  Durante la Messa, che ho celebrato qualche istante dopo in una delle parrocchie di Seoul, ho incoraggiato i fedeli a chiedere grazie per intercessione di Benedetto XVI, perché abbiamo un altro santo che prega per noi dal Cielo.

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