Assisi, 14 April, 2023 / 6:00 PM
"La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori".
Così comincia la Regola di san Francesco, scritta nel romitaggio di Fonte Colombo, insieme al cardinale Ugolino di Anagni nel 1223. Quella cosiddetta “bollata”, in dodici capitoli, approvata il 29 novembre di quello stesso anno da papa Onorio III, con la bolla, appunto, “Solet annuere”. Si tratta della terza redazione, per la verità, quella definitiva e ancor oggi in vigore, conformata alla sequela del Vangelo in ogni aspetto della vita, fisica e spirituale, contemplativa e cartitativa, nella preghiera e lungo le strade del vasto mondo. Una Regola che proprio quest’anno, dunque, taglia il traguardo degli ottocento anni. Ed è un testo che ha sempre avuto molto da dire ai credenti e ai non credenti, nei secoli passati così come ai nostri giorni.
Con gli occhi dell’immaginazione possiamo cercare di proiettarci in quei giorni trascorsi a Fonte Colombo, fin dentro la fenditura della roccia dove Francesco si ritira spesso a pregare con tutta l’intensità del cuore e dell’anima e pensa al futuro dei suoi frati, del suo ordine. Qui viene anche curato agli occhi, uno dei tanti malanni fisici che lo tormentano, e viene confortato da Gesù stesso che gli appare, gli parla e conferma l’intuizione trasfusa nella Regola. Fonte Colombo si trova in una valle vicino a Rieti, meta dei pellegrinaggi di Francesco, luoghi che lui ama tantissimo, e che poi diventerà la Valle Santa, costellata da tante chiese, santuari, monasteri. A Fonte Francesco viene ospitato dai monaci di Farfa, amando soprattutto quella minuscola cappella dedicata a Santa Maria e denominata “della Maddalena”. Francesco sale spesso sul Monte Rainiero, che lui ribattezza Fons columbam, grazie ad una fonte posta ai piedi del monte, presso la quale vede abbeverarsi spesso gruppi di colombe piccole e timide, per cui Francesco prova un’infinita tenerezza, come per tutte le creature che lo circondano, ma soprattutto per quelle più fragili, indifese.
Per ritrovare quello spirito, per sentire ancora più vivo e vicino il messaggio francescano, rileggere la Regola è sicuramente una delle strade migliori. Ecco allora che Terra Santa Edizioni pubblica, anche in formato e-book, La Regola di Francesco spiegata ai semplici, di padre Giuseppe Buffon, frate minore, professore ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Antonianum di Roma.
L’autore non si sottrae all’esame rigoroso della lunga della storia degli Ordini nati dall’intuizione di Francesco e dai conflitti scaturiti dopo la morte del fondatore : «Proprio per tentare il ripristino della quiete si era reso dunque necessario il ricorso alla norma, munita di sigillo pontificio", si legge nell’introduzione. "Anche i Cappuccini avevano così ottenuto la propria autonomia, provvista di un apparato organizzativo distinto, diventando cioè un altro Ordine francescano. La logica degli schieramenti, tipica della frantumazione dell’Europa medievale, nella quale erano poi incorsi gli stessi movimenti luterano, calvinista e anglicano, aveva fatto il suo corso. Dalla ricerca di una fede personale si era passati alla normalizzazione del confessionalismo, fissando, ciascuno per sé, la propria norma della fede».
Il religioso, uno dei massimi esperti di storia del francescanesimo, spiega il senso di questa nuova fatica letteraria, spiega come si è deciso a questa nuova fatica letteraria: «A un “sì” convinto mi ha sollecitato unicamente il desiderio di sostare su un testo che ha dato forma alla vita che abito da diversi decenni. È dunque rivolto ai semplici perché concepito semplicemente guardando al libro della vita, nell’anelito a ricercarne il senso, il sapore, la bellezza. È rivolto ai semplici perché elaborato rinunciando allo scrittorio della biblioteca, ma nella consapevolezza della serietà di una verifica, fatta di fronte allo specchio della coscienza, che non permette la retorica dei tecnicismi». È rivolto ai semplici perché si apre al dialogo con quanti tentano un bilancio della propria esistenza, con sincerità e con profondità, spogliandosi di sovrastrutture mentali, uscendo dagli schemi imposti dalle ideologie imperanti in questo nostro tempo, fluide, relativiste, ma sempre ideologie. I semplici, ossi coloro che sanno guardare con occhi stupiti la bellezza del Creato e abbraccia il mondo nel segno di un’autentica fraternità.
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