Carpi, 16 April, 2023 / 10:00 AM
Il Vangelo della seconda domenica di Pasqua ci racconta l’apparizione di Cristo risorto ai discepoli, chiusi nel cenacolo per paura dei capi del popolo ebraico. Il testo fa presente che: “Venne Gesù a porte chiuse”. Il Signore, dunque, si presenta nel Cenacolo nonostante le porte fossero chiuse. I discepoli non solo non attendono la sua manifestazione, ma neppure immaginano lontanamente che Egli possa rendersi presente. E’ Lui, dunque, a decidere quando e come manifestarsi. Il Signore, comportandosi in questo modo, educa il cuore dei discepoli, ma anche il nostro, a desiderare la sua manifestazione, a coltivare l’attesa per la sua presenza, a rimanere vigilanti perchè può manifestarsi in qualsiasi situazione: mentre si prega, quando si lavora, quando si è in viaggio, quando si vive nella paura e anche quando si dubita… Tuttavia queste manifestazioni di Cristo hanno un denominatore comune: avvengono come “incontro”, un incontro che è Lui a provocare, che, quindi, è puro dono da accogliere e riconoscere. E’ questa la modalità con cui anche oggi si rende presente nella vita degli uomini.
Nulla può ostacolare l’azione del Signore. Come ha spezzato i vincoli del sepolcro e della morte ed è penetrato attraverso le porte sbarrate, a maggior ragione il Signore può irrompere nei nostri cuori, chiusi a causa della paura e induriti dall’incredulità e dall’egoismo, per spalancarli alla speranza e all’amore e renderli partecipi della gioia della Resurrezione.
Ma ora domandiamoci: “Come mai san Giovanni mette in evidenza che Gesù entra nonostante le porte siano chiuse?”. Perchè vuole sottolineare la nuova condizione in cui si trova il corpo di Cristo dopo la Resurrezione e che san Gregorio Magno descrive con queste parole: il nostro Redentore si è presentato, dopo la sua Risurrezione, con un corpo di natura incorruttibile e palpabile, ma in uno stato di gloria (cfr Hom. in Evag., 21,1: CCL 141, 219). Cristo risorto, quindi, possiede un corpo immortale e glorioso e in quanto tale appartiene al mondo di Dio. Cristo non soltanto è vivo, ma siede ormai in trono alla destra della potenza di Dio. E’ lì che Stefano e Paolo lo hanno contemplato, vero uomo come loro, ma rivestito della pienezza d’autorità che appartiene al Figlio di Dio (cfr Col 1,18-19). Il CCC afferma che Cristo con la sua resurrezione appartiene “al dominio divino del Padre” ( cfr. CCC 645). In forza di questa sua nuova condizione è libero dai vincoli derivanti dal tempo e dallo spazio, libero da ogni forma di corruzione, come insegna san Paolo: Cristo risuscitato dai morti, non muore più, la morte non ha più alcun potere su di Lui…Per il fatto che Egli vive, vive per Dio (Rm 6.9). Con la resurrezione il Signore è sottratto definitivamente alla morte e nei suoi confronti la morte è impotente. E’ straordinario! La carne umana risorta alla vita è trasformata e resa incorruttibile, gloriosa e libera. Il destino di Gesù sarà anche il nostro se rimarremo uniti a Lui mediante la preghiera, la partecipazione ai sacramenti e l’esercizio della carità fraterna.
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