Città del Vaticano , 07 April, 2023 / 6:05 PM
Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore in occasione del Venerdì Santo. Al termine della lettura del Vangelo il Predicatore della Casa Pontificia, il Cardinale Raniero Cantalamessa, tiene l’omelia. È il giorno in cui si adora la croce, e l’amore che ha portato su quella croce Dio stesso per noi.
Il Papa guida la liturgia, ma è il predicatore della Casa Pontificia che offre una riflessione. Quest'anno viene letto il racconto della Passione secondo Giovanni. “Da duemila anni, la Chiesa annuncia e celebra, in questo giorno, la morte del Figlio di Dio sulla croce. A ogni Messa, dopo la consacrazione, essa proclama: “Annunciamo la tua morte, Signore. Proclamiamo la tua risurrezione. Nell’attesa della tua venuta!”, dice il Cardinale nella sua omelia annunciandone il tema.
“Un’altra morte di Dio, però, viene proclamata da un secolo e mezzo ad oggi, nel nostro mondo occidentale secolarizzato. Quando, nell’ambito della cultura, si parla della “morte di Dio”, è quest’altra morte di Dio – ideologica, non storica - che si intende. Alcuni teologi, per non rimanere indietro rispetto ai tempi, si affrettarono a costruirci sopra una teologia: “La teologia della morte di Dio”, aggiunge il Predicatore.
Il Cardinale cita Nietzsche. “Dov’è andato Dio? – gridò – Ve lo dico io! Siamo stati noi a ucciderlo: voi ed io!...”.
“Al di là del bene e del male”, è stato un altro grido di battaglia del filosofo! ma al di là del bene e del male c’è solo “la volontà di potenza”, e noi sappiamo dove essa conduce...”, continua Cantalamessa.
“Non ci è lecito giudicare il cuore di un uomo che solo Dio conosce – continua il predicatore nella sua omelia - Anche l’autore di quel proclama ha avuto la sua parte di sofferenza nella vita, e la sofferenza unisce a Cristo forse più di quanto le invettive separino da lui. La preghiera di Gesù sulla croce: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” non fu pronunciata solo per quelli che erano presenti quel giorno sul Calvario...”.
“Come credenti è nostro dovere mostrare che cosa c’è dietro, o sotto, quel proclama, e cioè il guizzo di una fiamma antica, l’improvvisa eruzione di un vulcano mai spento dall’inizio del mondo. Il dramma umano ha avuto anch’esso il suo prologo in cielo, in quello spirito della negazione che non accettò di esistere in grazia di un altro”, continua nella sua omelia il Cardinale Cantalamessa.
“Egli è morto per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo! Ma la sua risurrezione ci assicura che questa strada non va verso la disfatta, ma, grazie al nostro pentimento, porta a quella “apoteosi della vita”, invano cercata altrove – aggiunge il predicatore - Perché parlare di questo durante la liturgia del Venerdì Santo? Non per convincere gli atei che Dio non è morto! I più celebri tra essi l’hanno scoperto per conto proprio, nel momento in cui hanno chiuso gli occhi alla luce - meglio, alle tenebre - di questo mondo. Quanto a quelli tra loro che sono ancora in vita, per convincerli occorrono ben altri mezzi che le parole di un predicatore. Mezzi che il Signore non farà mancare a chi ha il cuore aperto alla verità, come chiederemo a Dio nella preghiera universale che seguirà. No, lo scopo vero è un altro; è trattenere i credenti –chissà, magari soltanto qualche studente universitario – dall’essere attirati dentro questo vortice del nichilismo che è il vero buco nero dell’universo spirituale”.
Infine l’invito del Cardinale Cantalamessa ai padri, ai fratelli e alle sorelle tutte: “Ripetere con commossa gratitudine e più convinti che mai, le parole che proclamiamo a ogni Messa: Annunciamo la tua morte Signore. Proclamiamo la tua Risurrezione. Nell’attesa della tua venuta!”.
La Liturgia della Passione prosegue con la Preghiera universale e l’adorazione della Santa Croce e si conclude con la Santa Comunione.
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