Città del Vaticano , 19 February, 2023 / 10:00 AM
Nel Vangelo di questa domenica troviamo una parola di Gesù che sconcerta: “Amate i vostri nemici e pregare per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. Come è possibile per noi attuare questo comando? L’unica risposta sta nel guardare a Cristo, il quale ha donato la sua vita per liberarci dal peccato che è all’origine dell’inimicizia tra l’uomo e Dio tra un uomo e un altro uomo, tra un popolo ed un altro popolo.
Gesù, mentre sta morendo sulla croce per amore nostro, perdona i suoi assassini. Ossia perdona noi, perdona me! E’ vero che gli esecutori materiali della morte di Gesù in croce, sono stati gli ebrei e i romani, ma dietro di loro c’è il peccato dell’umanità, c’è il mio peccato, ci sono io. Il Signore perdonandomi mi chiede di amare il fratello con lo stesso amore con cui Lui mi ha amato. Ma com’è possibile per noi amare come Cristo? Il suo è un amore divino! Non è difficile riconoscere che un simile amore non è da noi, cioè non è il risultato del nostro impegno personale e neppure di uno sforzo eroico della volontà, ma è una grazia, cioè un dono di Dio che mi raggiunge e provoca in me, dicono i testi sacri, una nuova nascita, una ri-generazione. Ora questo miracolo accade, per ogni persona, nel sacramento del Battesimo, dove in virtù della potenza dello Spirito Santo l’uomo è rivestito di Cristo, è abitato da Lui e viene stabilito in una condizione nuova di vita. Il Battesimo, quindi, opera un cambiamento non di tipo psicologico bensì reale. Ci rende nuova creatura per cui la nostra natura e la nostra identità sono cambiate. Da schiavi del peccato, dice san Paolo, diventiamo figli e figlie di Dio.
Si tratta di un dono che ci viene fatto e una volta accolto comporta, per usare un’immagine, l’impegno a scaraventare dalla finestra l’altro uomo che è in noi e che san Paolo chiama il vecchio uomo, dominato dal peccato. Deponete - scrive san Paolo - il vecchio uomo e indossate l’uomo nuovo, creato nella giustizia e nella santità. Rinati a nuova vita il nostro cuore è reso simile al Cuore di Cristo, capace di vera compassione e vero amore. Non di un amore qualunque, ma di un amore che trova il suo apice nel perdono, il quale non è un’opera umana, ma “divina”, perchè nasce dal nostro essere in Cristo.
Solo questo amore “divino” è capace di sanare divisioni e guarire ferite dell’anima per portare l’uomo ad incamminarsi su sentieri di bene sia personali che comunitari, di cancellare la sete di vendetta, di placare il rancore e l’odio… Il miracolo di un cuore nuovo e conseguentemente di una società giusta, pacifica, solidale, fraterna nascono solo quando si consegna totalmente la propria vita a Cristo e si riconosce la Sua Signoria su tutte le cose. E’ bene ricordare, a questo punto, che quando il cuore dell’uomo si chiude alla presenza di Cristo non rimane “neutrale”, ma si pone contro Cristo - chi non è con me è contro di me - e dove c’è il “contro Cristo” lì opera il maligno, il quale non porta mai pace, ma divisione, discordia perchè lui è l’Accusatore, il menzognero, il divisore e l'omicida.
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