Città del Vaticano , 22 December, 2022 / 11:30 AM
"Prima di tutto penso che dobbiamo ringraziare il Signore, perché, con il suo aiuto, abbiamo superato la fase critica della pandemia. Non dimentichiamo! Quando eravamo nella chiusura dicevamo: chissà come sarà quando saremo liberi di muoverci, di incontrarci, e così via. Poi, appen le cose cambiano, perdiamo la memoria e andiamo avanti come se niente fosse stato. E magari nemmeno ringraziamo il Signore! Questo non è cristiano e non è neppure umano. No, vogliamo ringraziare perché abbiamo potuto riprendere a lavorare, e anche cercando di superare certi problemi più o meno grandi che si erano creati nel periodo più difficile". Sono queste le prime parole del Papa ai dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che ha incontrato, con i rispettivi familiari, per gli auguri di Natale.
"Non dobbiamo dimenticare, anche perché il lungo periodo di pandemia ha lasciato dei segni. Non solo conseguenze materiali, economiche; ha lasciato anche segni nella vita delle persone, nelle relazioni, nella serenità delle famiglie. Per questo oggi io vi auguro soprattutto serenità: serenità per ciascuno di voi e per le vostre famiglie. Serenità non vuol dire che tutto va bene, che non ci sono problemi, difficoltà. Non è questo. Ce lo dimostra la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. Possiamo immaginare, quando arrivarono a Betlemme, la Madonna cominciava a sentire i dolori, Giuseppe non sapeva dove andare, bussava a tante porte, ma non c’era posto...Eppure nel cuore di Maria e Giuseppe, c’era una serenità di fondo, che veniva da Dio e dalla consapevolezza di essere nella sua volontà, di cercarla insieme, nella preghiera e nell’amore reciproco. Questo vi auguro: che ciascuno di voi abbia fede in Dio e che nelle famiglie ci sia la semplicità di affidarsi al suo aiuto, di pregarlo e di ringraziarlo", continua il Pontefice nel suo discorso.
"Questo è il primo augurio che mi viene in mente partendo dalla pandemia: la serenità", dice il Papa che poi passa alla seconda parte del discorso. "E il secondo è questo: che siamo testimoni e artigiani di pace. In questo momento della storia del mondo, siamo chiamati a sentire più forte la responsabilità di fare ciascuno la propria parte per costruire la pace. E questo ha un significato particolare per noi che viviamo e lavoriamo nella Città del Vaticano. Non perché questo piccolissimo Stato, il più piccolo del mondo, abbia un peso specifico speciale, non per questo; ma perché noi abbiamo come Capo e Maestro il Signore Gesù Cristo, il quale ci chiama ad unire il nostro umile impegno quotidiano alla sua opera di riconciliazione e di pace", questo il secondo augurio ai dipendenti del Vaticano.
Poi un'ultima raccomandazione: "Seminare pace. E come? Evitiamo di parlare male degli altri “dietro le spalle”. Se c’è qualcosa che non va, parliamone direttamente con la persona interessata, con rispetto e franchezza, siamo coraggiosi. Non facciamo finta di niente per poi sparlare di lui o di lei con altre persone. Cerchiamo di essere onesti e sinceri. Grazie per la vostra pazienza so che ci sono situazioni in cui voi esercitate la pazienza. Custodire il lavoro è anche farlo con dignità".
Il Papa poi invita tutti a pregare l'Ave Maria e si reca davanti al presepe.
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