Città del Vaticano , 14 December, 2022 / 4:00 PM
Si terrà a Praga, dal 5 al 12 febbraio 2023, la tappa continentale del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. È una tappa che si tiene in un momento particolare, mentre la Chiesa vive la tragedia della guerra in Ucraina, ma che si tiene anche nell’anno in cui si celebra il ventesimo anniversario dell’esortazione postsinodale di San Giovanni Paolo II “Ecclesia in Europa”, in cui si sottolineava che Cristo è la speranza del’Europa.
Si parte con questo spirito, spiega l’arcivescovo Gintaras Grusas di Vilnius, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, che sarà tra gli organizzatori dell’incontro di Praga. Un incontro che si dividerà in due parti: una in cui 200 delegati (156 provenienti dalle 39 Conferenze Episcopali Europee, altri 44 invitati personalmente dal CCEE) si incontreranno e delineeranno sfide e possibilità del Sinodo; e una seconda, dal 9 al 12 febbraio, in cui saranno solo i 39 presidenti a incontrarsi, per valutare quello che è venuto fuori dalle discussioni e cominciare a definire una sintesi che poi sarà mandata alla Segreteria Generale del Sinodo, insieme a tutte le sintesi continentali. Da lì, la Segreteria ricaverà poi quello che sarà l’instrumentum laboris del Sinodo sula Sinodalità.
“Siamo consapevoli – ha detto l’arcivescovo Grusas – che questo sinodo si celebra mentre in Europa sperimentiamo la tragedia della guerra. Sono passati quasi dieci mesi dall’inizio dell’attacco e, non solo, non è arrivato nessun cessate il fuoco ma il rischio di una escalation del conflitto è sempre più incombente: pensiamo al missile caduto in Polonia poco tempo fa”.
Grusas ha anche notato che “di fronte alla guerra, i Paesi europei hanno risposto con una rete di solidarietà incredibile, a testimonianza che la persona e la dignità umana sono ancora un valore inestimabile. Non si tratta semplicemente della risposta a un’emergenza imposta dalla guerra, noi sappiamo che questo è lo spirito di solidarietà dei popoli europei”.
E ha aggiunto che si tratta di una “solidarietà che scaturisce, nella maggior parte dei casi, dall’idea che ogni uomo è fatto ad immagine di Dio, e per questo va accolto, protetto, aiutato. L’Europa vive e respira questa idea profonda in cui trovano cittadinanza le radici cristiane dell’Europa”.
Nel suo intervento, il Cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, sottolinea che il documento da cui si parte è “frutto di una lettura di discernimento”.
È un documento che va letto – ha aggiunto – in forma di preghiera, che non significa si debba essere acritici. Ma, soprattutto, “spero, e non sono solo io, che il Sinodo ci aiuterà ad essere una Chiesa missionaria, perché abbiamo un declino del cristianesimo”. E concluda: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa missionaria”.
Parlando del Concilio, il Cardinale Hollerich si riferisce a tutto il processo sinodale, spiega, e ricorda che la Lumen Gentium parlava della collegialità dei vescovi e del popolo di Dio in due punti fondamentali, ma mentre la prima aveva trovato forza nello stabilimento del Sinodo, mancava qualcosa sul popolo, e questo è stato implementato proprio con questo sinodo.
“Anche nella Praedicate Evangelium – spiega - il Papa non parla di ‘sinodo dei vescovi’, ma ‘segretario del Sinodo’; che non significa che i vescovi non abbiamo posto, perché io penso che il Sinodo 2023-2024 sarà soprattutto un Sinodo di vescovi, ma è un processo di ascolto e discernimento. Non si può dire che i laici decidono quello che i vescovi devono seguire, è un processo. I vescovi e il Santo Padre alla fine dovranno portare il discernimento a compimento. Ma il metodo è portato avanti dal popolo di Dio. E così il popolo di Dio è più del Sinodo, è più della collegialità dei vescovi”.
E aggiunge: “Non è un Sinodo sull’omosessualità, non è un Sinodo sulla poligamia. È un sinodo sulla sinodalità, ovvero un Sinodo sull’essere Chiesa e di come camminare insieme. Ci sono tensioni, ovviamente, ma siamo Chiesa insieme e cerchiamo che nel documento ci siano tensioni, perché le tensioni sono necessari. Senza tensioni, il tempio cadrebbe”.
Parlando della situazione in Europa, l'arcivescovo Grusas ha sottolineato: "La Chiesa vive nel momento della storia che c'è. Ci sono molte sfide, e la guerra in Ucraina, è una delle grandi sfide, e ogni cosa che colpisce le diocesi colpisce la Chiesa. Ma una grande risposta è la solidarietà. Sono stato in Ucraina e quando parli con loro e scopri quello che sono capaci di fare e le risposte dalle varie Chiese in Europa credo sia una forta reazione della Chiesa, Io credo che il sinodo sarà una risposta a quello".
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