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Un servizio di EWTN News

All’Abbadia di Fiastra Alessio Santinelli racconta la storia della Santa Casa di Loreto

“Stando ad alcune testimonianze, negli archivi vaticani esistono documenti, secondo i quali, una nobile famiglia bizantina di nome Angeli, discendente dagli imperatori di Costantinopoli, nel secolo XIII salvò i ‘materiali’ della Casa della Madonna dalle devastazioni mussulmane e li fece trasportare a Loreto per ricostruirvi l’attuale sacello”: così scriveva anni fa p. Giuseppe Santarelli, autore di molti saggi critico-storici sulla tradizione lauretana.

E’ stato lo stesso p. Giuseppe Santarelli, direttore della Congregazione Universale della Santa Casa di Loreto, a narrare le due tradizioni riguardanti la traslazione della Santa Casa: “La devota tradizione narra che la traslazione della Santa Casa da Nazareth fino a Loreto sia opera degli angeli. Una seconda interpretazione storica mette in risalto che nel 1291 i crociati furono espulsi dalla Terrasanta per opera dei mussulmani e che alcuni cristiani salvarono dalla distruzione la casa della Madonna, trasportandola prima nell’antica Illiria, in una località, di cui il santuario di Tersatto fa memoria. Successivamente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 fu trasportata nell'antico comune di Recanati, prima presso il porto, poi su un colle in una via pubblica, dove tutt'ora è custodita”.

La seconda interpretazione storica è stata suggerita dal dott. da Giuseppe Lapponi, archiatra pontificio (cioè il medico) di papa Leone XIII, ad inizio del secolo scorso, e nato vicino all’abbazia cistercense di Fiastra a Tolentino. Questi avrebbe raccontato di aver trovato negli archivi vaticani delle carte in cui si parla di come una certa famiglia Angeli (o De Angeli), ramo della dinastia di Costantinopoli, detentrice di vasti possedimenti in Terra Santa, avrebbe organizzato nel 1291 l’evacuazione della Santa Casa da Nazareth prima che cadesse nelle mani dei musulmani.

La Curia di Papa Leone XIII, però, pare non averne voluto sapere di questa ricostruzione e così quelle carte non sono più riemerse dagli archivi vaticani. Ulteriori studi storici dedicati alla famiglia Angeli, però, hanno aggiunto altri elementi a supporto di questa tesi. La Santa Casa sarebbe stata smontata pietra per pietra e caricata su una nave al porto di San Giovanni d’Acri, da dove avrebbe raggiunto l’Epiro, in Grecia, allora feudo di questa nobile famiglia. Da qui poi in nave sarebbe ripartita per l’Italia, presumibilmente come donazione degli Angeli alla Santa Sede.

Partendo da queste sollecitazioni domenica scorsa il comitato per il 700^ anniversario del beato Tommaso da Tolentino ha invitato proprio all’Abbadia di Fiastra l'archeologo, prof. Alessio Santinelli, che ha parlato sul tema ‘Gli introvabili documenti vaticani e la questione della Santa Casa di Loreto. Giuseppe Lapponi, medico di papa Leone XIII’.

A lui si deve la formulazione dell’ipotesi, a partire da alcuni documenti ritrovati negli archivi vaticani, che le pietre della Santa Casa siano state trasportate nel XIII secolo a Loreto da una nobile famiglia bizantina di origine imperiale, gli Angelo, per strapparle alle devastazioni musulmane.

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto al prof. Alessio Santinelli di spiegarci il motivo per cui il dott. Lapponi si interessò alla vicenda della venuta della Santa Casa di Nazareth a Loreto: “Noi non sappiamo se il dott. Lapponi già stava effettuando alcuni studi sulla venuta della Santa Casa a Loreto oppure sono stati mostrati a lui alcuni documenti eppoi si è interessato della Santa Casa: questo non lo diamo per certo. Però sappiamo che ad un certo punto aveva trovato alcuni documenti antichi, che parlavano di questo trasporto ‘umano’ della Santa Casa.

Tali documenti, confrontati con altre citazioni di tali documenti prodotti da altri studiosi che li hanno visionati, mostrano un confronto preciso; anzi documenti che confermano il dato ed arricchiscono l’ipotesi di un trasporto umano di tante piccole novità: basti pensare che in un documento si dice che in questa operazione era coinvolta la famiglia Angeli; mentre in un altro documento si afferma che le pietre della Santa Casa sono state smontate e rimontate; in un altro ancora si documenta che, siccome tali pietre non erano sufficienti per una riedificazione autentica, si completò l’opera con mattoni del luogo. Quindi ogni documento riporta un dato che non contraddice l’altro, ma lo amplia e lo conferma”.

Allora per quale motivo la Santa Casa, che è a Loreto, è autentica?

“A mio modesto parere, la Santa Casa è autentica almeno per un motivo: possiamo addurre molte prove; ma la prova schiacciante sono i graffiti, che prima di tutto certificano che la Santa Casa è arrivata da Nazareth, perché trova confronti puntuali ed autentici soltanto con i graffiti della Terra Santa ed i graffiti, trovati negli strati più bassi obliterati dalla Chiesa bizantina nel V secolo d.C.. Quindi abbiamo la certezza. Poi la lavorazione delle pietre. Secondo i graffiti collocati nelle pareti, graffiti capovolti e numerati, che confermano un trasporto umano. Per me il dato dei graffiti è eccezionale per comprendere l’autenticità della Santa Casa, che è stata trasportata con un ‘trasporto’ umano”.

Come è stata scelta la data del 10 dicembre come giorno di questa  traslazione?

“Sicuramente la data del 10 dicembre emerge probabilmente dall’arrivo della nave contenente le pietre della Santa Casa nella selva della ‘Loretta’, che era l’approdo al porto di Recanati attraverso il Castello Svevo, permettendo ai materiali di essere scaricati ed essere caricati nella prima chiesa, che era all’interno di una selva e custodita dai monaci avellaniti. Poi c’è stato l’impaludamento ed ad un certo punto, un paio di anni dopo, dalla selva della ‘Loretta’ la Santa Casa è stata collocata sul monte Prodo e quindi sul colle di Loreto”.

Per quale motivo è stato scelto il porto di Recanati e non quello di Ancona?

“Il vescovo dell’epoca, che era vicario del papa in sua assenza, che si occupava dei beni spirituali e materiali, era il vescovo Salvo di Recanati (esiste documentazione certa). Pertanto, se nell’ottica di un trasporto umano si può parlare di un donativo privato della Santa Casa di queste ‘Sanctas petras ex domo Dominae Deiparae Virgini Ablatas’ (le Sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio), da parte dei despoti di Epiro alla dinastia dei D’Angiò; quindi dai D’Angiò al papa, che probabilmente ha celebrato il  matrimonio della figlia Margherita Angeli (figlia di Niceforo, despota d’Epiro) con Filippo D’Angiò. Queste ‘sante pietre’ sono state posizionate in un territorio controllato direttamente dal vescovo vicario di Recanati, che era il vescovo Salvo”.     

Il prossimo 10 dicembre sarà inaugurata e aperta al pubblico la mostra dal titolo “Su ali di carta. Traslazioni della Santa Casa in età sistina” a cura di Erin Giffin dell' Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, di Vito Punzi Direttore del Museo Pontificio Santa Casa e di Antonio Volpini, storico e collezionista. La mostra, si inserisce nelle celebrazioni per i 500 anni dalla nascita di Papa Sisto V, è promossa dalla Delegazione Pontificia in collaborazione con la Regione Marche.

 La mostra sarà aperta e visitabile al pubblico fino al 4 aprile 2023.

  

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