Città del Vaticano , 28 November, 2022 / 4:00 PM
La parte amministrativa della Chiesa è regolata dal ministero Petrino, e quel ministero non ha spazio per l’ordinazione femminile. Ma non si deve guardare la Chiesa solo in termini di funzionalità, c’è un ministero mariano che è altrettanto importante, e, in fondo, la Chiesa è una donna, e la Chiesa è una sposa, e “non abbiamo sviluppato una teologia della donna che lo rifletta”.
Lo sottolinea Papa Francesco, in un passaggio della lunga intervista concessa il 22 novembre alla rivista USA dei gesuiti “America”, e pubblicata oggi integralmente. Non ci sono grandi novità, nelle parole di Papa Francesco. Parla dell’aborto, che è come “affittare un sicario”. Contesa la polarizzazione, che non è cattolica perché il cattolico preferisce “l’et – et” all’ “aut-aut”. Affronta la questione del ministero episcopale. Ribadisce la sua linea per la tolleranza zero nell’affrontare la questione degli abusi, con parole che ha già usato in una conferenza stampa in aereo. Ribadisce le sue posizioni sulla guerra in Ucraina, dalla risoluzione ad andare a Kyiv solo se potrà andare anche a Mosca alla teoria che le atrocità sono commesse da non russi, ma da guerrieri piuttosto provenienti dalla Cecenia, dai buriati, nonché al fatto che non nomina Putin ma “si sa a chi si riferisce” e comunque l’aggressione è russa.
Il passaggio sull’ordinazione femminile, tuttavia, ha un suo interesse. Anche lì, l’enfasi del Papa sulla dimensione mariana era già stato sviluppato. È il principio della “femminilità della Chiesa”, che si esplica nella dimensione mariana, perché “una Chiesa con il solo principio petrino “sarebbe ridotta alla sua dimensione ministeriale, e niente più” e invece la Chiesa è “l’intero popolo di Dio”.
Sì, dice il Papa, “dobbiamo dare più spazio alle donne”, anche perché “in Vaticano, i posti dove mettiamo le donne funzionano meglio”. Il ministero petrino, ammette il Papa, non ha spazio per l’ordinazione femminile, ma “il principio mariano è più importante” e purtroppo “ci siamo affidati troppo al principio amministrativo per spiegarlo”, ma “una donna che non entra nella vita ministeriale non è deprivata”.
Sulla polarizzazione, il Papa spiega che anche Gesù poteva essere “fariseo, sadduceo, esseno o zelota”, ma lui era piuttosto “qualcosa differente”.
Sul calo di fiducia per i vescovi, il Papa chiede di “non dissolvere il potere del vescovo riducendolo al potere delle Conferenze episcopali, che non sono state create da Gesù, ma sono piuttosto “una organizzazione che ha il compito di assistere e unire, un simbolo di unità”.
Il tema dell’aborto è anche toccato nell’intervista. Papa Francesco ricorda che tutte le ricerche scientifiche sottolineano che sin dal concepimento c’è “un essere umano” (“non dico persona perché è dibattuto”) e allora è giusto “affittare un sicario per risolvere un problema”?
Papa Francesco ricorda comunque che “ogni volta che un problema perde la dimensione pastorale, quel problema diventa un problema politico e diventa più politico che pastorale”. Per questo “non possiamo affrontare la questione dell’aborto come se fosse solo una questione civile”, dice Papa Francesco, che non vuole entrare invece nel dibattito, tutto statunitense, se la questione debba essere in cima all’agenda, perché questo è ciò che devono decidere i vescovi.
Sulla questione degli abusi, ancora una volta Papa Francesco ribadisce che fu Benedetto XVI a dare la linea riguardo “un problema nuovo nella sua manifestazione, ma eterno perché è sempre esistito”, tanto che “nel mondo pagano usavano comunemente i bambini per piacere”. Ma, aggiunge Papa Francesco, “se c’è meno trasparenza, è un problema”.
Capitolo Ucraina. Papa Francesco ribadisce di parlare di persone che sono “martirizzate”, e di aver preferito “insistere sulla necessità di terminare la guerra e di terminare l’attività mercenaria piuttosto che gli attacchi russi, e il traffico di armi”, sottolineando che i più crudeli sono “forse quelli che sono russi, ma non di tradizione russa, come ceceni buriati e altri”.
Il Papa ricorda la sua visita all’ambasciata russa, rivela che il ministro degli Esteri Lavrov gli ha scritto in un modo che gli ha fatto capire per ora non c’era bisogno di una mediazione, che se andrà, andrà a Mosca e Kyiv, e non in uno solo di questi posti. Il Papa afferma di ritenere di “non aver mai dato l’impressione che stavo coprendo l’aggressione”, rivendica che la Santa Sede è stata vicina con le quattro spedizioni del Cardinale Krajewski, le due del Cardinale Czerny i quattro giorni di visita dell’arcivescovo Gallagher, ricorda l’anniversario dell’Holodomor e lo indica come “antecedente all’attuale conflitto”.
Il Papa si rivolge anche a quanti soffrono di discriminazione razziale, e che ritiene sia importante uno sviluppo pastorale sul tema, perché “il razzismo è un peccato intollerabile contro Dio”, e “la Chiesa, i pastori, i laici devono continuare a combattere per sradicarlo”.
Infine, la questione del capitalismo e del comunismo. Il Papa sottolinea che la sua critica al mercato nasce dal fato che “cerca di seguire il Vangelo”, e che sono piuttosto i comunisti ad aver “rubato alcuni valori cristiani”.
Poi c’è il capitolo Cina. Per il Papa, non è quesitone di “parlare o rimanere silenti” di fronte alle violazioni di diritti umani”, ma la realtà è piuttosto “dialogare al punto che è possibile”, perché il dialogo è la via della migliore diplomazia”, che è quella scelta dal Papa.
E sulle cose che non rifarebbe, Papa Francesco risponde “tutte. Tuttavia, ho fatto quello che lo Spirito Santo mi diceva di fare. E quando non ho potuto farlo, ho fatto un errore”.
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