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Il Signore vuole il bene dell'uomo. XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Il Figlio di Dio si è fatto carne per trasformare il mondo o, più esattamente il cuore dell’uomo. Possiamo dire che questo è l’insegnamento più vero che ci trasmette l’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo, un peccatore che sente il bisogno del perdono. Solo Dio può perdonare. Gesù, vero Uomo e vero Dio  venuto per salvare l’uomo dal peccato, sta passando per Gerico e Zaccheo coglie l’occasione. Sale su di un albero per vedere il Figlio di Dio e da questi è veduto e gli chiede di essere accolto nella sua casa. L’incontro tra Zaccheo e il Signore ci dice che la salvezza è iniziativa gratuita del Signore che, tuttavia, si inserisce all’interno di una ricerca, di una disponibilità, di una domanda dell’uomo. Essa, quindi, è sempre al tempo stesso  dono e compimento di un desiderio. Ecco perchè il Signore trova tanta accoglienza da parte di Zaccheo.

Dio dall’eternità ha un disegno grandioso sull’uomo: la sua divinizzazione ossia  la sua elevazione alla dignità di figlio di Dio. Il Signore, infatti, creandoci a sua immagine e somiglianza ha deposto nel fondo di ognuno di noi un seme divino che ci spinge a diventare partecipi della natura divina. Ora questo miracolo è possibile se noi, come ha fatto Zaccheo, ci rendiamo disponibili a fare entrare nella nostra vita Gesù, che è venuto a cercarci. Viviamo in tempi in cui il nichilismo dilagante -  che esalta la libertà individuale quale unico principio dell’uomo - ha reso tante persone, soprattutto giovani, scettiche nei confronti del valore e della bellezza della vita. L’antidoto a questa malattia esistenziale sta nel lasciarci invadere dalla luce del Mistero, proprio come ha fatto Zaccheo.

Ciò che colpisce nel racconto è il fatto che Gesù a Zaccheo non dice nulla, non gli fa prediche e neppure gli dice che deve convertirsi. L’incontro con il Signore costituisce una novità così assoluta per l’uomo che questi si sente naturalmente provocato al cambiamento. “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Zaccheo diventa la figura del discepolo che non lascia tutto, come invece hanno fatto gli apostoli, ma rimane nella propria casa, continuando il proprio lavoro, testimone, però di un nuovo modo di vivere. Non più il guadagno al di sopra di tutto, ma la giustizia (restituisco quattro volte tanto) e la condivisione con i bisognosi (do la metà di ciò che possiedo ai poveri).

“Oggi la salvezza è entrata in questa casa”, così commenta Cristo.

Da questo episodio impariamo che la grazia e la salvezza hanno un nome ed un volto: Gesù Cristo il Figlio di Dio, venuto a cercare chi è nella rovina, chi si sente smarrito come la pecora o come la moneta, chi è andato lontano come il figlio prodigo. E’ la ragione della Sua incarnazione: cercare e salvare l’uomo, qualsiasi uomo, perché come insegna il libro della Sapienza il Signore è amante della vita, che equivale a dire è amante dell’uomo e vuole il suo bene.

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