Bangui, 25 November, 2015 / 12:00 AM
Il momento in cui sapremo davvero se Papa Francesco si potrà recare a Bangui sarà quello del congedo da Entebbe in Uganda. Lo ha anche ricordato il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin La situazione interna di questa Nazione africana da alcuni anni è piuttosto instabile e spesso si registrano gravi fatti di violenza politica e sociale. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede ha ricordato che “Papa Francesco vuole parlare della misericordia e dell’amore di Dio anche ai popoli africani e a quelli più provati” e “ la vera e unica risposta degna dell’umanità è quella dell’amore, del dialogo, della comprensione e, come dice il Papa, dell’incontro”.
Papa Francesco è il secondo Pontefice a recarsi in questa Nazione e arriverà 30 anni dopo Giovanni Paolo II che visitò Bangui il 14 agosto 1985.
La Repubblica Centrafricana con i suoi 622.984 km² di superficie è il più piccolo dei tre Paesi inclusi nel XI Pellegrinaggio apostolico del Papa e lo è anche dal punto di vista della popolazione (4.621.000). I cattolici sono il 37,3% di questa popolazione. Nel paese ci sono 119 parrocchie e 2.017 centri pastorali, i vescovi sono 16 mentre i sacerdoti sono 350, i religiosi non sacerdoti sono 44 e le religiosi 343. A 4 diaconi permanenti si aggiungono 15 missionari laici e 6.279 catechisti.
La Repubblica Centrafricana non ha sbocco sul mare, confina a nord con il Ciad, a est con il Sudan e il Sudan del Sud, a sud con la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Congo e a ovest con il Camerun. La capitale è la città di Bangui, l’ordinamento è quello di una Repubblica semipresidenziale ed è uno dei paesi più poveri della Terra.
Già abitata prima dell’epoca egiziana, fu colonizzata da francesi, e belgi nel 1885. Solo nel 1958 l'Assemblea centrafricana dichiarò la nascita della Repubblica Centrafricana. Colpi di stato e dittature si sono susseguite lasciando la popolazione nella miseria e nel sottosviluppo. In base alla Costituzione approvata con referendum il 5 luglio 2004, il paese è una repubblica semipresidenziale, ma al momento non si sono svolte elezioni da quando François Bozizé nel 2013 è stato deposto. Scontri etnici, religiosi, politici di ogni genere si uniscono alla miseria assoluta. C’è un governo di transizione, il primo turno di elezioni dovrebbe essere nel 2015 ma nessuno si sente di garantirne uno svolgimento regolare. Ad accogliere il Papa sarà Catherine Samba-Panza.
L’oggetto del contenzioso è rappresentato dalla smisurata ricchezza del sottosuolo di questa ex colonia francese. A parte i giacimenti di petrolio, sono stati identificati depositi di diamanti, oro, ferro e, soprattutto, uranio.
Il Papa visita il campo profughi di St Sauveur: Nella capitale Bangui, cuore della crisi sociale e politica che dilania il Paese da alcuni anni, esistono numerosi campi profughi che accolgono migliaia di sfollati. Secondo l'ACNUR i rifugiati sarebbero almeno 75.000. Padre Federico Trinchero, missionario carmelitano scalzo che opera nel convento Notre Dame du Mont Carmel di Bangui in una intervista a Fides nel 2014 ricordava: “Il nostro campo profughi è diviso in 12 quartieri. Ogni quartiere ha un responsabile, coadiuvato da due consiglieri...Un’equipe di vigilanza per la notte e un’altra per il giorno, altre due equipe sono incaricate della pulizia dei servizi igienici, delle docce, della pulizia del campo e della raccolta dell’immondizia... Ogni due settimane, infatti, la Croce Rossa Internazionale deposita, in uno dei chiostri del convento, qualcosa come 16 tonnellate di riso, 6 tonnellate di fagioli, 2800 litri di olio e 12 grandi sacchi di sale. Infine, un consiglio di 10 saggi – uomini e donne – svolge un influente ruolo di controllo su tutte le attività.”
La situazione nel paese è precipitata a partire da marzo del 2013, quando i ribelli della coalizione anti-governativa (chiamata Seleka, a prevalenza musulmana) sono entrati nella capitale, assaltando il palazzo presidenziale, deponendo il presidente Bozizè (che aveva già abbandonato il paese) e proclamando presidente il loro leader Micheal Djotodia, primo capo di governo musulmano in un paese a prevalenza cristiana.
Per avere una idea della situazione basta ricordare che le persone colpite dalla crisi sono 4,6 milioni (l'intera popolazione), di cui 2,3 milioni sono bambini. Secondo le Nazioni Unite, il numero di bambini soldato nella Repubblica Centrafricana è più che raddoppiato, arrivando a 6.000 negli ultimi mesi. I minori vengono usati come auto- difesa dai miliziani per contrastare ondate di attacchi da parte di ex ribelli di Seleka. Don Mathieu Bondobo, Rettore della Cattedrale in una intervista alla Radio Vaticana spiega: “ Noi del Centrafrica per la fine di questa crisi abbiamo pregato tanto, abbiamo alzato la nostra voce al Dio altissimo per dire: ”Vieni in nostro aiuto!”. Crediamo fortemente che attraverso questo viaggio, questa visita del Santo Padre, Dio stesso viene a giudicare il suo popolo. È in questo modo che stiamo preparando i nostri fedeli ad accogliere il messaggio che il Santo Padre verrà a darci”.
Il programma del viaggio del Papa prevede anche una visita alla moschea di Koudougou che negli ultimi mesi è stata al centro di aspre violenze di matrice religiosa ma anche polo di aggregazione ed intesa interreligiosa.
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