Nur-Sultan, 14 September, 2022 / 6:53 AM
È l’ora di “destarsi da quel fondamentalismo che inquina e corrode ogni credo”. Ma è anche l’ora “di lasciare solo ai libri di storia i discorsi che per troppo tempo, qui ed altrove, hanno inculcato sospetto e disprezzo nei riguardi della religione, quasi fosse un fattore di destabilizzazione della società moderna”.
Papa Francesco apre il Congresso dei Leader del Mondo e delle Religioni Tradizionali con un appello a mettere da parte ogni fondamentalismo, ogni disprezzo per la fede degli altri, e a costruire insieme un mondo nuovo. La presenza del Papa arricchisce un appuntamento tradizionale, cui la Santa Sede ha sempre mandato un cardinale a testimoniare quanto considerasse l’evento. E il Papa delinea quattro sfide globali che le religioni sono chamate ad affrontere: pandemia, pace, accoglienza fraterna, cura delal casa comune.
C’è stata, prima dell’apertura, una preghiera silenziosa di tutti i leader religiosi, una sorta di “messa a punto spirituale” in comune. Qualche minuto, per iniziare il congresso che è il motivo principale del viaggio di Papa Francesco. Dopo, in giornata, ci saranno degli incontri bilaterali del Papa con altri leader religiosi, a suggellare una collaborazione fraterna che deve continuare.
Nel suo discorso, Papa Francesco auspica che il Kazakhstan sia ancora una volta “terra di incontro tra chi è distante” e apra “una nuova via della seta, non incentrata sul valore del commercio, ma sui rapporti umani: sul rispetto, sull’onestà del dialogo, sul valore imprescindibile di ciascuno, sulla collaborazione”, creando “una via fraterna per camminare insieme verso la pace".
Il Papa prende a prestito un verso del poeta kazako Abai per ricordare che gli interrogativi sulla profondità delle cose sono quelli che suscitano “il bisogno della religione”, e che ricordano che “noi esseri umani non esistiamo tanto per soddisfare interessi terreni e per tessere relazioni di sola natura economica, quanto per camminare insieme, come viandanti con lo sguardo rivolto al cielo”.
Abai chiedeva di “mantenere desta l’anima e limpida la mente”, ed è questo che il Papa chiede ai leader religiosi, di “rendere limpido e compassionevole il cuore”, liberandosi dal “fondamentalismo che inquina e corrode ogni credo”, e dal disprezzo nei riguardi della religione”.
“In questi luoghi – dice Papa Francesco - è ben nota l’eredità dell’ateismo di Stato, imposto per decenni, quella mentalità opprimente e soffocante per la quale il solo uso della parola ‘religione’ creava imbarazzo”.
Ma le religioni “non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa”, perché la ricerca della trascendenza ispira ed illumina “le scelte da prendere” nei vari contesti. “Abbiamo bisogno di religione per rispondere alla sete di pace nel mondo e alla sete di infinito che abita nel cuore di ogni uomo”.
Il Papa sottolinea che la “condizione essenziale per uno sviluppo davvero umano e integrale è la libertà religiosa”, che è “diritto fondamentale, primario e inalienabile, che occorre promuovere ovunque che non può limitarsi alla sola libertà di culto”, perché “relegare alla sfera del privato il credo più importante della vita priverebbe la società di una ricchezza immensa”.
Tema di questo Congresso è “La pandemia, tra vulnerabilità e cura”. Il Papa, partendo da questo tema, delinea quattro sfide globali.
La prima riguarda proprio il COVID, la pandemia che “ci ha messo tutti sullo stesso piano”, perché “tutti ci siamo sentiti fragili, tutti bisognosi di assistenza; nessuno pienamente autonomo, nessuno completamente autosufficiente”.
Ora è il momento di andare avanti, ma di non farlo “come se nulla fosse successo”, ed è a questo che le religioni non devono stare indifferenti, non devono “dimenticare la vulnerabilità che ci caratterizza”, cadendo in “false presunzioni di onnipotenza suscitate da progressi tecnici ed economici, che da soli non bastano” e a non farsi imbrogliare “nei lacci del profitto e del guadagno, quasi fossero i rimedi a tutti i mali”, né a “non assecondare uno sviluppo insostenibile che non rispetti i limiti imposti dal creato; a non lasciarsi anestetizzare dal consumismo che stordisce, perché i beni sono per l’uomo e non l’uomo per i beni”.
Per superare questa sfida, ci vuole la cura. Papa Francesco chiede di diventare “artigiani di comunione”, prendendosi cura della comune umanità, a partire “dall’ascolto dei più deboli, dal dare voce ai più fragili, dal farsi eco di una solidarietà globale che in primo luogo riguardi loro, i poveri, i bisognosi che più hanno sofferto la pandemia, la quale ha fatto prepotentemente emergere l’iniquità delle disuguaglianze planetarie”.
Papa Francesco invita a diventare “coscienze profetiche e coraggiose”, facendoci “prossimi a tutti, ma specialmente ai troppi dimenticati di oggi”, proponendo non una via “per essere più sensibili e solidali”, ma piuttosto “un percorso di guarigione per le nostre società”, perché “il maggior fattore di rischio dei nostri tempi rimane la povertà”, e così “fino a quando continueranno a imperversare disparità e ingiustizie non potranno cessare virus peggiori del COVID: quelli dell’odio, della violenza, del terrorismo".
La seconda è quella della pace, tematica principe del dialogo interreligioso, che però non ha cambiato la situazione internazionale. Per Papa Francesco “occorre un sussulto” e occorre che “venga da noi”, perché “se il Creatore, a cui dedichiamo l’esistenza, ha dato origine alla vita umana, come possiamo noi, che ci professiamo credenti, acconsentire che essa venga distrutta?”
Papa Francesco chiede di unire gli sforzi, di purificarsi dalla “presunzione di sentirci giusti e di non avere nulla da imparare dagli altri; liberiamoci da quelle concezioni riduttive e rovinose che offendono il nome di Dio attraverso rigidità, chiusure, estremismi, e lo profanano mediante l’odio, il fanatismo e il terrorismo, sfigurando anche l’immagine dell’uomo”.
Dio – dice Papa Francesco – “è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”, per questo c’è bisogno che i leader religiosi si impegnino “a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell’uomo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni”. E per questo, chiede di "investire nell'istruzione, non negli armamenti".
La terza sfida è quella dell’accoglienza fraterna, perché “oggi è grande la fatica di accettare l’essere umano” e ogni giorno “nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati”, ma “ogni essere umano è sacro”, ed è “compito delle religioni di ricordarlo al mondo”.
Papa Francesco ricorda “il grande esodo in corso”, gli spostamenti di popolazioni a causa di guerre e di cambiamento climatico, ma anche di povertà. Ed è una situazione che “richiede soluzioni condivise e lungimiranti”. Perché – dice il Papa – è “più facile sospettare dello straniero, accusarlo e condannarlo piuttosto che conoscerlo e capirlo”, ma il dovere delle religioni è che il Creatore ci esorta “ad avere uno sguardo che riconosca il volto del fratello”.
Papa Francesco invita a riscoprire “l’arte dell’ospitalità, dell’accoglienza, della compassione”, ma anche a provare quella “sana vergogna” che nasce “dalla pietà per l’uomo che soffre” seguendo “la via della compassione”.
La quarta sfida è infine la cura della casa comune, che va protetta dalla “mentalità dello sfruttamento” che porta anche “ad eclissare quella visione rispettosa e religiosa del mondo voluta dal creatore. Perciò è imprescindibile favorire e promuovere la custodia della vita in ogni sua forma”.
Papa Francesco infine invoca: “L’Altissimo ci liberi dalle ombre del sospetto e della falsità; ci conceda di coltivare amicizie solari e fraterne, attraverso il dialogo frequente e la luminosa sincerità delle intenzioni. Non cerchiamo finti sincretismi concilianti, ma custodiamo le nostre identità aperti al coraggio dell’alterità, all’incontro fraterno. Solo così, nei tempi bui che viviamo, potremo irradiare la luce del nostro Creatore”.
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