Città del Vaticano , 09 September, 2022 / 2:00 PM
Non ci sarà il Patriarca Kirill, e dunque non avverrà il secondo incontro tra il Papa e il Patriarca. Ma ci sarà il metropolita Antonij, nuovo capo del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, ed è da aspettarsi un incontro tra lui e il Papa. Perché c’è una finestra, nel viaggio di Papa Francesco in Kazakhstan, destinata proprio agli incontri bilaterali con i leader religiosi.
Non c’è ancora una lista precisa delle persone che il Papa incontrerà. Possibile ci sarà anche il sesto incontro con il Grande Imam di al Azhar Ahmed al Tayyb, anche lui atteso al Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali. Un appuntamento tradizionale in Kazakhstan, pensato dal presidente Nazarbayev che ne parlava a Giovanni Paolo II già nel 1998, e che ha poi trovato ulteriore ispirazione nell’incontro del 2002 tra i leader delle religioni voluto da Giovanni Paolo II come risposta all’11 settembre.
La lente di ingrandimento sugli incontri bilaterali, insieme alla dichiarazione conclusiva del convegno, alla lettura della quale il Papa sarà l’unico leader religioso a tenere un discorso, saranno i momenti più interessanti del viaggio di Papa Francesco in Kazakhstan, dal 13 al 15 settembre. Due giorni e mezzo effettivi, con cinque discorsi, tra cui una omelia, che saranno tutti pronunciati in italiano, a ribadire quell’idea di fraternità che il Papa ha messo alla base del suo impegno diplomatico.
Motto del viaggio è “Messaggeri di pace e unità”, al plurale, a simboleggiare proprio la centralità data alle religioni insieme nel percorrere un cammino di unità.
Con questo viaggio, spiega Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Papa Francesco visita il 57esimo Paese del pontificato, tra i dieci Paesi più grandi del mondo, un luogo tradizionalmente musulmano per maggioranza, ma con varie minoranze religiose, tra cui i cattolici. Da quest’anno, c’è anche una Conferenza Episcopale dell’Asia Centrale, e presidente è proprio un vescovo della conferenza episcopale kazaka, lo spagnolo José Luis Mumbiela Serra, vescovo della Santissima Trinità di Almaty.
Papa Francesco non è il primo Papa a visitare il Kazakhstan. C’era stato Giovanni Paolo II, nel 2001, in un viaggio che includeva anche una tappa in Armenia. Era, anche quello, un tempo di profondi stravolgimenti, con la tensione che faceva seguito all’11 settembre.
Papa Francesco arriva in un Paese che sta cambiando, che ha visto approvare una nuova Costituzione dove non c’è la pena di morte. Se Giovanni Paolo II parlò di indipendenza, Papa Francesco potrebbe parlare di continuare a costruire la nazione.
Il viaggio del Papa è particolarmente importante per il presidente Kassym-Jomart Tokayev, che da presidente del Senato presiedette il primo Incontro dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali nel 2003. Presidente dal 2019, Tokayev ha avuto una conversazione in videoconferenza con Papa Francesco lo scorso 11 aprile, ma non lo ha mai visitato in Vaticano né incontrato personalmente. La presenza del Papa corona anche le celebrazioni per i 30 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Kazakhstan.
Dalla sua costituzione, il Kazakhstan ha voluto essere una nazione ponte, e la Santa Sede ha incoraggiato questa visione di dialogo interreligioso. Dal 2003, la delegazione della Santa Sede all’Incontro Mondiale dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali è sempre stato un cardinale. Il primo fu il cardinale Jozef Tomko, da poco scomparso. Poi ci furono il Cardinale Roger Etchegaray, il Cardinale Jean Louis Tauran per tre volte e poi il Cardinale Coccopalmerio.
Dal 2019, c’è un protocollo di intesa tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e l’Incontro, propiziata dal Cardinale Ayuso, che sarà parte del seguito papale. Nel seguito, anche il Cardinale Luis Antonio Tagle, il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali; il Cardinali Kurt Koch, presidente del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
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