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Cardinal Mueller: “Non relativizzare la fede con i segni dei tempi”

Il Cardinal Mueller incontra la gente al termine di una Messa celebrata in Cile. Accanto a lui, il Cardinal Ezzati, arcivescovo di Santiago

Ci sono tutti i temi in discussione oggi, nel discorso che il Cardinal Gehard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ha tenuto di fronte all’episcopato cileno, durante una visita nel Paese sudamericano che è durato 4 giorni (dal 6 al 10 novembre). Dal rischio di protestantizzazione della fede cattolica alla necessità della Chiesa di essere “romana,” fino al ruolo delle conferenze episcopali. Fino al relativismo teologico, che porta ad una sorta di protestantizzzazione della Chiesa.

“In un tempo in cui in alcuni ambienti della Chiesa, l’unità con il capo sembra perdere quella vitalità alla nostra fede, ritengo, cari fratelli nell’episcopato, che sia necessaria una riaffermazione personale della nostra unione al Papa”, esordisce il Cardinal Mueller.

Una unità chiesa ancora di più ai vescovi, che “reggono le Chiese particolari sparse nel mondo intero, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’unica Santa Chiesa Cattolica”.

Le sfide da affrontare “sono molte” e “alcune provengono dall’ignoranza”, ma altre “provengono da ambienti teologici e pastorali nei quali sono stati introdotti errori e deformazioni, che noi come pastori dobbiamo scoprire, giudicare e correggere”.

Il Cardinal Mueller si concentra sul ruolo delle conferenze episcopali, al centro di un ampio dibattito sotto il Pontificato di Papa Francesco. Si parla molto se destinare alle conferenze episcopali alcune competenze centrali, e un passo in questo senso è stato visto con il recente motu proprio sulle dichiarazioni di nullità matrimoniale.

Il Prefetto rimanda tutto alla “Apostolos Suos” di Giovanni Paolo II, che afferma che le conferenze episcopali “esistono per l’esercizio congiunto di alcuni atti del ministero episcopale,” ma non in quanto “forma di esercizio di un’attività episcopale collegiale, che per sua natura corrisponde a tutto il collegio dei vescovi, sempre con il suo capo e mai senza di esso.”

E' necessario comprendere quale sia la funzione delle conferenze episcopali, afferma il Cardinal Mueller. Che si riferisce proprio al Motu Proprio sulle dichiarazioni di nullità, il quale attribuisce “come è per loro natura, ai Vescovi diocesani un ruolo chiave nelle decisioni di queste delicate questioni, facendosi così più vicino a quelli che soffrono in questo ambito.” Da qui ad arrivare alla decisione locale su problemi universali, il passo è enorme.

Tutte queste spinte di rinnovamento per il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede hanno un nome: protestantizzazione. “Risulta molto evidente – afferma - che oggi in alcuni ambienti dell’insegnamento della fede si sono introdotti elementi propri del protestantestimo liberale”. Un problema che c’è in Europa, ma che arriva anche in America Latina, e allora – afferma il Cardinal Mueller – “una scarsa comprensione della natura teologica delle Conferenze Episcopali ha una immediata deriva nel pericolo di assumere lo stile organizzativo delle comunità riformate.” Certo, non è “un approccio teologico in sé” ma questo si traduce nell’esistenza di “uno stile pastorale uniforme,” simile ad una “Chiesa nazionale”, che si può “costatare in certe accentuazioni di contenuto e procedimento, e nel necessario adattamento dei programmi pastorali diocesani a questi accenti e contenuti”.

Per questo motivo, si deve evitare che “il servizio pastorale dei Vescovi” nelle Conferenze Episcopali “si trasformi di fatto in una specie di governo centrale della Chiesa in un paese o regione, che senza essere obbligatorio, diventa presente nell’ambito delle Chiese particolari, a tal punto che non seguirlo viene considerato come una mancanza di comunione ecclesiale.”

Il Cardinal Mueller denuncia anche il modo in cui vengono “interpretati i segni dei tempi”, considerati “un parlare alla Chiesa” che però “relativizza” la Rivelazione Divina, mentre la Sacra Scrittura è utilizzata per sostenere questi contenuti, riducendo la pastorale ad “una serie di interventi umani”, senza nessun contenuto trascendente.

È un relativizzare la fede che – afferma il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede – “ha influito anche nelle relazioni con le altre confessioni cristiane, attraverso un ecumenismo che in alcune circostanze ci fa abbandonare l’autentico messaggio cristiano, per annunciare semplicemente verità religiose meramente naturali.” Aggiunge il Cardinale: “Come conseguenza di questo relativismo, si sono diluite le verità antropologiche fondamentali sulla persona umana e l’espressione più evidente è il primato delle teorie del genere, che implicano un cambiamento antropologico completo nella concezione cristiana della persona, del matrimonio, della vita, etc.”.

Per questo non basta denunciare, ma si devono “rettificare gli errori” e denunciare anche attraverso i mass media “perché risulti chiara a tutti la verità, che deve sempre risplendere”.

Il Cardinale affronta anche il problema del dissenso, che “nella sua forma più radicale, ha di mira il cambiamento della Chiesa secondo un modello di contestazione ispirato da ciò che si fa nella società politica.” Ma il rischio più grande è quello per cui “si ritiene che il teologo sarebbe obbligato ad aderire all’insegnamento infallibile del Magistero, mentre invece, adottando la prospettiva di una specie di positivismo teologico le dottrine proposte senza che intervenga il carisma dell’infallibilità non avrebbero nessun carattere obbligatorio, lasciando al singolo piena libertà di aderirvi o meno”

Tema degli abusi, molto difficile, che ha colpito anche il Cile. Oltre alla reazione, afferma il Cardinale, “devono essere decise delle azioni di prevenzione e debbono attuarsi politiche efficaci di protezione dei minori che sono stati abusati, mediante metodi sociologici, medici e pastorali efficaci, che includano come elemento essenziale la riparazione del male provocato.” Il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede plaude il documento dell’episcopato cileno, con i suoi principi fondamentali che sono “protezione dei minori, l'integrità del ministero sacerdotale, insieme alla trasparenza e responsabilità e collaborazione con la società e le autorità”.

Principi che “debitamente congiunti daranno come risultato che sparisca dalla vita della Chiesa questo flagello che tanto male ha fatto a persone innocenti e ha tolto prestigio alla Chiesa.”

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