Roma, 24 July, 2022 / 2:00 PM
Per scoprire le radici della Chiesa maronita, bisogna risalire al IV secolo circa, quando San Máron (Marone), un asceta Antiocheno amico di Giovanni Crisostomo, istituì sui monti del Tauro, non lontano da Cirro, antica città della Siria settentrionale, una comunità religiosa in un tempio pagano che trasformò in chiesa. La sua santa condotta di vita, la sua predicazione e i miracoli di guarigione a lui attribuiti, lo resero famoso già in vita. Ad attestare tale fama è il suo biografo, Teodoreto, vescovo di Cirro, che racconterà - infatti - di una lettera (datata 405) nella quale il grande arcivescovo di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, di origine antiochena, chiedeva preghiere all’eremita Máron.
Secondo sempre Teodoreto, Máron morì nel 410 nel monastero da lui fondato sulle rive del fiume Oronte, non lontano dalla città di Apamea. Uno dei primi documenti che ci parla di questo monastero
è una lettera - scritta nel 517 - dai suoi circa duecento monaci: il numero si evince dalle firme presenti in calce nel documento. La lettera in questione è indirizzata a Papa Hormisdas (514-523), il
cinquantaduesimo successore di San Pietro, per lamentare le gravissime violenze perpetrate dai sostenitori delle tesi anti-calcedonite contro i monaci maroniti. Rappresentanti del monastero sono attestati, inoltre, anche al sinodo costantinopolitano del maggio-giugno 536 e al V concilio ecumenico (Costantinopoli II) del 553.
Altra tradizione indica invece la fondazione del primo patriarcato maronita, a un Giovanni Marone, monaco, che sarebbe stato il primo patriarca di Antiochia dal 685 al 707. L’esistenza stessa di questo
Giovanni Marone è molto problematica, e la tradizione riguardante il suo patriarcato è oggi comunemente riconosciuta come una leggenda, sorta non prima del XIV secolo.
Nel Libano i maroniti si stanziarono nelle montagne, isolati dal resto della cristianità. Proprio per questa ragione, si svilupparono i monasteri dei monaci eremiti, in particolare nella valle di Qadisha.
Questi monasteri rappresentano un punto focale della storia della Chiesa maronita: tra il 1571 e il 1634, furono considerati luoghi di protezione della popolazione durante la persecuzione ottomana; lo
stesso avvenne, poi, nel 1860, nel conflitto con i drusi, una setta religiosa d’origine musulmana nata in Egitto nell’XI secolo e in seguito radicatasi nel Libano meridionale e in Siria che - in quel periodo
storico - era territorio unico.
Secondo molti studiosi i maroniti non si sono mai separati dalla Chiesa di Roma, pur non avendo avuto dei contatti per lunghi secoli. I vescovi maroniti partecipavano ai sinodi ed ai concili, ma rimanevano, per ragioni geografiche, emarginati. Solo nel 1584, con la fondazione del Collegio
Maroniano a Roma, inizierà un’effettiva integrazione della Chiesa maronita con Roma. Il Collegio, fu voluto fortemente da Papa Gregorio XIII. Lo scopo di tale fondazione era quello di incoraggiare i rapporti tra la Santa Sede e la Chiesa maronita.
I Maroniti non rappresentano quindi un ordine religioso, bensì una vera e propria Chiesa “sui iuris" con una strutturata gerarchia e con i fedeli raggruppati nelle parrocchie dirette dalle eparchie,
l’equivalente delle diocesi della Chiesa cattolica. L’organizzazione interna - però - è molto simile a quella della Chiesa di Roma con il Patriarca che è il capo della Chiesa maronita. La diversità tra la Chiesa maronita e quella cattolica più evidente, però risiede nel fatto che il clero maronita non osserva la regola del celibato, anche se ai preti sposati è preclusa la possibilità di divenire vescovo o vicario generale.
La Chiesa maronita officia secondo il rito siro-antiocheno, che non si discosta molto da quello cattolico, se non per alcuni riti liturgici che assomigliano molto a quelli della Chiesa ortodossa e per
l’uso delle preghiere che si rifanno ai padri delle chiese orientali come i Santi Efrem, Giacomo di Sarough, e Giovanni Crisostomo.
Il patriarca della Chiesa maronita si fregia del titolo di Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente dei Maroniti e risiede, sin dal 1790, a Bkerke, nel distretto di Kisrawan, in Libano. Il patriarca attuale
della Chiesa maronita è Sua Beatitudine Béchara Pietro Raï, eletto dal sinodo della chiesa maronita il 15 marzo 2011. Il 24 marzo, Benedetto XVI gli ha concesso la necessaria “comunione ecclesiale”.
Nel corso del 2011 ha assunto anche la presidenza della Conferenza episcopale libanese e del Consiglio dei patriarchi cattolici orientali. Viene eletto cardinale nel concistoro del 24 novembre 2012, indetto
da Benedetto XVI.
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