venerdì, novembre 22, 2024 Donazioni
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L’evangelizzazione appartiene alla vocazione cristiana. XIV Domenica del Tempo Ordinario

Il brano di Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che invia in missione i settantadue discepoli. Non solo i dodici apostoli! Con questa decisione il Signore vuole aiutarci a comprendere che l’annuncio del Vangelo non è affidato solo ai vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi ma a tutti i cristiani. L’evangelizzazione appartiene alla vocazione cristiana e trova la sua ragion d’essere nel sacramento del Battesimo e della Cresima. Nel Battesimo  siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato e resi partecipi della vita stessa di Dio. Con il sacramento della Cresima noi siamo diventati “soldati” di C cioè capaci di testimoniare al mondo la nostra fede.

Il discepolo, chiamato ad annunciare il Vangelo, si presenta al mondo con lo stile stesso di Gesù. Il messaggio che egli annuncia non è suo e pertanto va donato integralmente senza aggiunte o omissioni; è da portare ad ogni persona perché nessuno è escluso dalla salvezza e deve essere accompagnato dalla testimonianza della vita perché solo così sarà credibile.

Gesù dice: “Andate”. Non sono i popoli che devono muoversi verso i discepoli, ma i discepoli che devono andare ad essi. Non è ammissibile accontentarsi di annunciare il vangelo a coloro che si rivolgono al discepolo, ma il discepolo deve prendere l’iniziativa e parlare di Gesù  per primo a tutti.

Di qui la consapevolezza dell’urgenza e della vastità della missione e quindi la necessità della preghiera perché il Signore “mandi operai nella sua messe!”. La preghiera, dunque, è il primo modo per essere annunciatori del Vangelo.

Il Signore poi chiede ai suoi discepoli la povertà: Non portate borsa, né sacca, né sandali. E’ un invito a non lasciarci appesantire da troppe esigenze, da troppi legami che condizionano la testimonianza di una vita affidata all’amore provvidente del Padre.

Il Signore affida ai suoi amici una missione “pericolosa”: Vi mando come agnelli in mezzo a lupi. L’immagine serve a descrivere la situazione in cui vengono a trovarsi i discepoli nel mondo, di fronte al quale si presentano completamente disarmati. La lotta contro il male, dunque, non avviene ad armi pari. Tuttavia, la nostra debolezza è colmata dalla presenza del Signore. Le parole «io vi mando» ci ricordano che il discepolo di Cristo annuncia il Vangelo non per iniziativa propria, ma perché è un inviato e in quanto tale porta un messaggio che non è suo, ma che gli è stato affidato e del quale dovrà rendere conto. Nell’esercizio di questo mandato il discepolo possiede come unica sicurezza la gioia di appartenere al Signore Gesù.

Il discepolo, dunque, nelle situazioni critiche, pericolose e aggressive per la propria vita, a causa di Cristo, sa di potere contare non sulle proprie sicurezze o risorse umane o capacità dialettiche, ma nella vicinanza del Maestro, nella Sua protezione, nel Suo aiuto, nella Sua amicizia, nella Sua presenza. E’ Lui che agisce, non siamo noi!

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