Parigi, 22 June, 2022 / 4:00 PM
In Francia nelle scorse settimane si è festeggiata la Giornata internazionale dei cristiani d’Oriente. Un’occasione per rinsaldare dei legami, fare comunioni con i nostri fratelli nella fede e per tracciare un bilancio della situazione odierna di queste comunità.
Si tratta di una ricorrenza lanciata nel 2018 dall’Opera d’Oriente e che è arrivata oggi alla quinta edizione. L’intento: creare un’occasione in cui tutti i cristiani possano unirsi e in modo particolare “pregare per la pace in comunione con i cristiani d’Oriente”. L’evento nasce in seguito ai drammi delle guerre in Siria e in Irak, in sostegno dei cristiani ancora presenti in quelle terre.
Questa giornata si tiene ogni sesta domenica di Pasqua, per ricordare i primi passi dell’evangelizzazione, letti una domenica dopo l’altra a partire dal giorno di Pasqua. Si tratta di letture che ci ricordano l’origine delle Chiese orientali, che ci hanno evangelizzato e che sono la base comune della nostra storia cristiana.
Quest’anno, all’occasione della ricorrenza, un gruppo di vescovi francesi è partito in Libano, per mostrare il proprio sostegno al paese e per sottolineare i legami tra i due lati del Mediterraneo, tra chiesa francese e chiese libanesi. Inoltre, Monsignor Pascal Gollnisch, responsabile dell’Opera d’Oriente, ha reso pubblico un sondaggio promosso dalla fondazione. Il tema : la conoscenza e la percezione che i francesi hanno dei cristiani d’Oriente.
Il sondaggio, realizzato nel mese di marzo, su un campione di mille persone, è stato reso pubblico recentemente. I risultati hanno dimostrato che l’esistenza dei cristiani d’Oriente è “largamente conosciuta” dai francesi. D’altro canto, si tratta di una conoscenza che aumenta con l’età perché circa un giovane su due non ne ha mai sentito parlare. La maggior parte delle persone interrogate ha una visione positiva del ruolo dei cristiani d’Oriente in queste società ed è cosciente delle difficoltà che queste comunità vivono oggi.
Il viaggio in Libano della delegazione di vescovi rappresentanti la Conferenza dei vescovi di Francia (CEF), non aveva l’obiettivo di “portare delle soluzioni”. Quanto piuttosto “di manifestare il proprio sostegno al popolo libanese”. In effetti, uno dei momenti forti di questa visita, tenutasi dall’8 al 12 maggio, è stata la preghiera sul porto di Beirut, dove un anno e mezzo fa, il 4 agosto 2019, si verificò la tragica esplosione.
“Si tratta di un momento che è stato molto forte, per tutti noi”, ha raccontato Monsignor Pascal Gollnisch, il quale continua a credere che, nonostante le prove subite, il Libano non sia “un paese così abbattuto come lo si descrive”. In particolare, il responsabile dell’Opera d’Oriente pensa a tutte le giovani generazioni “desiderose di prendere iniziativa a livello economico, sociale, politico e associativo” e animate “da un profondo desiderio di servire il proprio paese e il resto della popolazione”. In particolare, andando al di là delle classiche divisioni confessionali che caratterizzano e immobilizzano il paese da anni.
In questo senso, per il responsabile dell’Opera d’Oriente, c’è ancora speranza. Un altro motivo di speranza sarebbe stato proprio questo viaggio in Libano che, secondo il monsignore, ha creato un “ponte spirituale”, tra le due coste del Mediterraneo. Infine, un ulteriore seme di speranza è la tanto attesa visita del Papa in Libano, che, rimandata una prima volta, è probabilmente prevista per fine estate.
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