Città del Vaticano , 18 June, 2022 / 1:30 AM
Alla famiglia paolina riunita nell’XI capitolo generale, Papa Francesco rinnova, nel discorso consegnato, l’invito a seguire il carisma del fondatore, il Beato Giacomo Alberione, e anche di seguire, come è nel loro carisma, le orme di San Paolo, da cui imparare “la passione per il Vangelo e lo spirito missionario”. Ma aggiunge a braccio l'invito per una comunicazione "pulita", chiedendo loro di "redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi".
Era un capitolo importante, per la Famiglia Paolina che ha eletto l’ottavo successore del fondatore don Giacomo Alberione, don Domenico Soliman. Soliman, originario di Thiene (Vicenza), 56 anni, ha preso la prima professione nel 1986, la ha confermata nel 1992 ed è stato ordinato sacerdote nel 1995 a Vicenza. Postulatore generale della Famiglia Paolina dal 2018, attualmente ricopriva anche l’incarico di segretario generale della Società San Paolo.
Papa Francesco preferisce dunque consegnare il discorso, perché sa che lo leggeranno, e parlare a braccio.
"Voi - dice il Papa - siete apostoli della comunicazione. Della teologia della comunicazione si può parlare tanto… La passione di Dio è comunicarsi, sempre comunica: con il Figlio nello Spirito, e poi a noi. Comunicare è una delle cose che è più che una professione: è vocazione".
Papa Francesco ricorda che la vocazione dei paolini è proprio quella di "comunicare in modo pulito, evangelicamente", perché quella pulizia, onestà e completezza manca ai mezzi di comunicazione di oggi, e la "dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre".
"Dobbiamo far sì - ammonisce Papa Francesco - che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita. Non solo comunicare, ma anche redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi, nelle mani di tutto un mondo di comunicazione che o dice la metà, o una parte calunnia l’altra, o una parte diffama l’altra, o una parte sul vassoio offre degli scandali perché alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia".
Papa Francesco aggiunge che "a comunicazione, quel rapporto tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che è nel segno della Trinità, diventa questo pasto indigesto, sporco, non pulito", invece la vocazione dei Paolini è quella "che la comunicazione sia fatta pulita, chiara, semplice. Non trascurare questo, è molto importante! Non è una professione".
La vocazione è l'identità, "non viene tanto dal gregge, ma dalla chiamata che ti ha tolto dal gregge", dice Papa Francesco, che invita comunque a "non dimenticare il gregge", a non farsi prendere dai fumi che "riempiono la testa perché sei uno importante, sei arrivato a monsignore, a cardinale… Niente, no, questo non serve a nulla".
Serve - dice il Papa - la pulizia, cioè da dove vengo, la realtà. E Dio si comunica sempre nella realtà: fate in modo che la vostra vita sia proprio la comunicazione della vostra vocazione, che nessuno di voi debba nascondere la propria identità vocazionale".
Per Papa Francesco, l'originalità è "essere chiari, trasparenti", è mettere se stessi nei discorsi e "in questo senso, i comunicatori sono poeti".
"Andate avanti con una comunicazione pulita - esorta Papa Francesco - anche nel Capitolo, comunicate bene tra voi. Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà".
Papa Francesco nel discorso consegnato sottolinea che San Paolo “invita tutti noi a non conformarci alla mentalità del mondo, ma a lasciarci trasformare cambiando il nostro modo di pensare”, e ricorda che rinnovare il modo di pensare è proprio al centro della proposta di vita del beato Giacomo Alberione, che punta prima di tutto a cambiare la mentalità e conformarla a quella di Gesù Maestro.
Una “grande sfida” per i Paolini che sono “caratterizzati dal carisma istituzionale della comunicazione”, perché – dice Papa Francesco – “non è sufficiente utilizzare i mezzi di comunicazione per propagare il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa; occorre integrare il messaggio stesso nella nuova cultura creata dalla comunicazione moderna”.
Una delle chiavi è quella di mantenere “relazioni interpersonali nel mondo globalizzato e iperconnesso”, tema cruciale sia sul piano umano e sociale sia sul piano ecclesiale. Conta il rapporto da persona a persona, e “ormai, dopo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere in rete o connessi, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro”.
Papa Francesco ricorda che don Alberione ha voluto i paolini come uomini consacrati, che guardano al modello dell’apostolo Paolo, e li invita dunque ad imparare dall’apostolo “sempre di nuovo la passione per il Vangelo e lo spirito missionario, che nascendo dal suo ‘cuore pastorale’ lo spingevano a farsi tutto a tutti”.
Paolo, sottolinea Papa Francesco, “non agiva da solo, come un eroe isolato, ma sempre in collaborazione con i suoi compagni di missione”, e dunque da lui si deve imparare a lavorare in squadra e ad essere “artigiani di comunione, utilizzando i mezzi di comunicazione più efficaci e aggiornati per arrivare con la Buona Notizia alle persone dove e come vivono”.
Papa Francesco invita a coltivare lo stile di comunione “prima di tutto tra di voi, nelle vostre comunità e nella Congregazione, praticando quella sinodalità che in tutta la Chiesa ci siamo proposti di approfondire e soprattutto di esercitare ad ogni livello”. Anzi, chiede ai Paolini di mettere il loro carisma nel processo sinodale, vale a dire “di aiutare la Chiesa a camminare insieme valorizzando al meglio i mezzi di comunicazione”.
È un servizio, conclude Papa Francesco, “che da sempre vi vede attenti, ma che in questa fase chiede di essere pensato e studiato in maniera tematica”.
Chiosa il Papa: “In due parole, il tema è: sinodalità e comunicazione. Ma non vorrei che vi sentiste considerati solo su questo piano, diciamo ‘professionale’, della vostra specifica competenza. No, la comunione siete chiamati a viverla ordinariamente nella fraternità, nelle relazioni con le Comunità diocesane in cui vivete, e naturalmente con la grande e variegata Famiglia Paolina”.
E così, l’orizzonte dei Paolini deve essere “sempre quello di Paolo, cioè l’intera umanità del nostro tempo, a cui è destinato il Vangelo di Cristo, in modo speciale quanti appaiono come i ‘lontani’, gli indifferenti e persino gli ostili. Spesso, a ben guardare, queste persone nascondono in sé una nostalgia di Dio, una sete di amore e di verità”.
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