Venezia, 23 May, 2022 / 11:00 AM
"Tocchiamo di nuovo con mano, attraverso le violenze e le morti di queste settimane, come la pretesa di un “uomo” che si vuole affermare su tutto e su tutti possa sempre ritornare e farsi largo in modo dirompente e devastante; l’uomo al posto di Dio, l’uomo che si crede Dio, l’uomo che finirà per essere sepolto dalla sua ebbrezza di potere e superbia". Lo ha detto il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella omelia della Messa solenne con l’offerta dei diademi votivi e l’atto di ringraziamento e consacrazione alla Madonna della Salute nel centenario dell’incoronazione dell’immagine della Mesopanditissa che si è celebrata il 21 maggio.
Un secolo fa la "chiesa riceveva da Papa Benedetto XV nato a Genova il titolo di “basilica”; poco dopo, era il 23 aprile 1922, ci fu la solenne incoronazione della Vergine e del Bambino ad opera del Patriarca il cardinale Pietro La Fontaine".
Era il rinnovo di un voto ma anche il grazie a Maria per aver protetto Venezia "durante la terribile Prima Guerra Mondiale terminata da pochi anni. Voleva anche essere un atto di affidamento a Lei di fronte all’epidemia di febbre “spagnola” che seminava in Europa milioni di morti e di cui furono tra l’altro vittime i due piccoli veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta, ora venerati dalla Chiesa come santi".
Oggi si ripete la stessa preghiera. "Il pensiero sempre rivolto alla tragedia umana della guerra aveva accompagnato, proprio cento anni fa, il Patriarca Pietro La Fontaine e non dimentichiamo che ancora a lui, per lo scioglimento di un voto legato alla protezione della città, durante quel primo conflitto mondiale che fu definito da Papa Benedetto XV “inutile strage”, è direttamente connessa la realizzazione del Tempio Votivo del Lido intitolato a Maria Immacolata.
Le sofferenze della guerra, però, drammaticamente appartengono purtroppo anche a noi oggi, in modo diverso ma non meno lancinante. Quando credevamo di non doverle più sperimentare, dopo la lezione terribile del XX secolo, abbiamo scoperto invece che esse fanno parte anche della cronaca di questi nostri giorni. L’uomo non capisce ancora, noi uomini non capiamo…".
Il Patriarca parla del "demone che l’uomo porta dentro di sé e che la fede cristiana chiama “peccato originale”. Il peccato originale, a volte lo dimentichiamo, ci costituisce come esseri peccatori e fragili. Se noi tenessimo conto di questo dato, allora le nostre leggi, la nostra politica ed anche il nostro modo di educare e formare le nuove generazioni sarebbero molto più sapienti e concreti. E otterrebbero più risultati. Un uomo non peccatore è una visione ideologica e non esiste".
Ma il legame di Venezia con Maria è forte "perché la gente, magari anche inconsapevolmente, ha l’intuito della fede" e "Maria ci conduce a Lui attraverso l’esempio, che è dato dall’ascolto, dall’essere sempre presente, soprattutto nei momenti più difficili".
Il Patriarca conclude con il rinnovato affidamento a Maria che è "sempre Madre forte e coraggiosa, di un’onnipotenza supplice che non pretende ma ottiene, premurosa e affettuosa verso tutti i suoi figli".
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