Roma, 19 May, 2022 / 4:00 PM
La vita di chi non è cristiano è “un viaggio irto di ostacoli”, mentre il Padre ci ricorda che non “abbiamo dimora stabile in questo mondo”, e che la nostra identità è “dentro di noi, e non fuori di noi”. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova e già presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, affronta la preghiera del Padre Nostro in un volume tutto dedicato al catechismo della Chiesa Cattolica.
Il libro si intitola “23 cardinali commentano il catechismo” (Tau Editrice), curato da Marco Italiano, e al’ex presidente dei vescovi europei è toccato un commento sulla “preghiera breve” di Gesù, che già Tertulliano definiva il “breviario di tutto il Vangelo”. In un intervento tenuto alla Sala Zuccari del Senato lo scorso 16 maggio, il Cardinale parte proprio dalla preghiera insegnata da Gesù per guardare all’umanità, sottolineare che nessun individuo è solo una forma di informazioni, e mettere in luce l’essere umano vada preso nella sua totalità.
“L’essere umano – ha detto il Cardinale Bagnasco – non è una somma di informazioni. Quando ci sentiamo considerati come una specie di archivio, giustamente reagiamo, perché sentiamo che nessun dato può esaudirci”.
Il Cardinale sottolinea che “la questione dell’io, del soggetto, dell’identità sta dentro di noi, non fuori di noi”, e invece “la società contemporanea spinge l’uomo al fare, al cercare se stesso nelle cose che fa, invece che a cercare la propria identità in sé”.
Questa attitudine si rispecchia nel fatto che “ogni volta che dobbiamo affrontare un insuccesso, dobbiamo considerarci dei falliti. Ma l’uomo non è un fallito, dovrà affrontare dei fallimenti”.
Così, l’uomo che “non può superare la propria miseria o la propria fragilità radicale ha deciso di non pensarci e per non pensarci ha avviato un processo emotivo e sempre più pervasivo di distrazione”. Però – aggiunge il Cardinale – il vivere come “dei rifugiati nella distrazione corrompe i rapporti con gli altri, inquina le nostre responsabilità e ogni cosa”, perché ogni cosa che “facciamo senza la verità su noi stessi rende il nostro vivere più inconsistente, più debole”, così che “la persona umana si sente sempre sostanzialmente incompiuta”.
Per il cardinale, “ci vuole un perché altro per poter fare il nostro dovere e portare le responsabilità pubbliche, proprio perché altrimenti il come diventa facilmente occasionale e l’uomo affidato a se stesso”.
Sono le premesse all’analisi della preghiera del Padre Nostro, quella insegnata da Gesù. A partire dalle prima due parole, “Padre Nostro”, le quali “rivelano il vero volto di Dio che è padre”, con due parole che rivelano “tutto il personalismo cristiano esistito per secoli”, perché “nel suo cuore, Dio è famiglia, è relazione”, e gli uomini liberi perché poggiati sulle relazioni sono “preziosi”, mentre quando restano soli “possono creare piuttosto dei formicai che possono essere manovrati e alla mercé dei potenti”.
Il Padre Nostro è “nei cieli”, cosa che “aiuta a vivere meglio le cose temporali, a metterle in relazione”, reagendo a quel posiivismo dilagante oggi per cui “divettiamo facilmente materia e ogni cosa materiale diventa un assoluto”.
Quindi, il Cardinale Bagnasco affronta tre parole (“Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”) che riconoscono che “soltanto in Dio viene il primato della gioia.
La preghiera di Gesù chiede poi di darci il pane quotidiano, che è, per il Cardinale Bagnasco, un invito a diventare “attivi e capaci di creare una società giusta”.
La giustizia – afferma il Cardinale – è lo scopo della politica, è dare a ciascuno il suo. Il bene comune non è la provvista dello Stato, ma è creare le condizioni indispensabili necessarie perché ognuno possa realizzare se stesso, la propria famiglia e il vivere insieme”.
“La politica è l’arte della mediazione”, dice Bagnasco, che ripercorre i documenti del concilio per ricordare che le scelte politiche non devono “contraddire i valori fondamentali delle cose”. E, nel farlo, ricorda come Norberto Bobbio, filosofo, non credente, nel 1980 diceva che la scienza non può dare le risposte sul perché delle cose ma spiega come funzionano le cose, filosofia pone le domande senza dare le risposte mentre la religione dà le risposte, e questo “nonostante tutte le dichiarazioni della morte di Dio o tutte le demitizzazioni che ricorrono nella storia occidentale”.
Il Padre nostro va avanti dicendo: “Rimetti a noi i nostri debiti”. Chiosa Bagnasco: “La fraternità universale deriva dalla fraternità universale di Dio, tutti abbiamo bisogno di chiedere perdono”. Il Cardinale si chiede, dunque, se “il mondo moderno voglia essere perdonato ancora o solo semplicemente discolpato”, perché “essere perdonato ci mette in rapporto con Dio”.
Il Padre Nostro si conclude con “Non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male”. Parole che – dice il Cardinale Bagnasco – ci ricordano che “non dobbiamo dimenticare la dimensione della fatica dell’impegno della lotta”, perché questa “implica la fortezza dell’anima, che è obbedienza alla volontà di Dio”.
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