Kikwit, 17 May, 2022 / 1:00 AM
Papa Francesco sarà nella Repubblica Democratica del Congo dal 2 al 5 luglio prossimi. Mons. Timothée Bodika Mansiyai, vescovo di Kikwit, diocesi situata nella parte centro-occidentale del Paese africano, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre racconta come i cattolici si stanno preparando alla visita del Pontefice.
A trentasette anni dalla seconda visita di san Giovanni Paolo II, un Successore di Pietro metterà piede nella Repubblica Democratica del Congo. «Quando è stata resa pubblica la notizia della visita del Papa, siamo rimasti entusiasti. Questo è San Pietro che viene da noi. Viene come Pastore, per confermarci nella fede, e ci sentiamo molto benedetti dalla sua visita», dice mons. Bodika.
Per i cattolici questo è un momento di grande gioia, e c'è molta curiosità, soprattutto per chi non conosce il Papa. In vista della visita, i Vescovi ne sottolineano la dimensione spirituale e vogliono che la popolazione comprenda il senso del viaggio apostolico, e a questo scopo «recitiamo la preghiera di preparazione alla visita del Santo Padre al termine di ogni Messa», spiega il vescovo, alla guida della diocesi di Kikwit dal 2016.
A causa dei molteplici e complessi conflitti e delle perduranti difficoltà che hanno afflitto il secondo fra i più grandi Paesi del continente, il messaggio principale di Papa Francesco dovrebbe essere quello della riconciliazione. «Il Papa viene a dirci: 'Congolesi, riconciliatevi!'. La Repubblica Democratica del Congo è un Paese enorme e molto ricco, ma c'è una sofferenza diffusa nella società. Il Papa viene da noi in un momento molto travagliato della vita del nostro Paese. Per esempio sarà a Goma, dove c'è molta tensione, ci sono gruppi armati che diffondono il terrore per motivi egoistici, anche se è la parte più ricca del Paese», continua il vescovo.
Nonostante tutti i problemi che affliggono la nazione, i congolesi hanno qualcosa da offrire anche alla Chiesa universale, afferma il vescovo Bodika. «Nella Repubblica Democratica del Congo, seguendo il Concilio Vaticano II, abbiamo lavorato molto per valorizzare i laici nella Chiesa. Direi al Papa: Santo ‘Padre, sono il presidente della Commissione episcopale per i laici. Vede, ci sono i laici. Vede, i giovani!’», conclude entusiasta il prelato.
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