Città del Vaticano , 16 April, 2022 / 12:30 AM
Il Sabato Santo è un giorno assolutamente centrale nella vita del Papa emerito Benedetto XVI che proprio oggi compie 95 anni. Ed era un Sabato Santo anche quell’ormai lontano 16 aprile 1927, data di nascita di Joseph Ratzinger. Lo stesso giorno ricevette il sacramento del Battesimo.
Nella sua visita pastorale a Torino, il 2 maggio 2010, Benedetto XVI sostando in preghiera davanti alla Sindone ha offerto ai fedeli una delle sue meditazioni più belle e profonde: quella sul senso del Sabato Santo. E vogliamo celebrare i 95 anni del Papa emerito ripercorrendo la sua catechesi.
Benedetto XVI definiva la Sindone “Icona del Sabato Santo”. Essa “ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato”.
“Il Sabato Santo – spiegava il Papa - è il giorno del nascondimento di Dio: l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più”.
“Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki – ripeteva Papa Benedetto - la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità”.
Nello stesso tempo ecco l’invito alla speranza. “La morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. La Sindone si comporta come un documento fotografico, dotato di un positivo e di un negativo. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la terra di nessuno tra la morte e la risurrezione, ma in questa terra di nessuno è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo. La Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale”.
Cosa è accaduto in definitiva nel Sabato Santo? Benedetto XVI rispondeva così: “nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato negli inferi: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli”.
“La Sindone – concludeva il Papa - è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a vederla è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo Uomo dei dolori promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo”.
Ad multos annos, Santità!
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