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Le stazioni quaresimali, la basilica di Santa Prassede

La chiesa carolingia di Santa Prassede, dove si celebra la stazione quaresimale il lunedì della Settimana Santa, viene costruita nel IX secolo per sostituire una che esisteva già nel quinto secolo ma di cui non c’è traccia.

Nella sua guida del 1588 alle stazioni quaresimali, Pompeo Ugonio racconta la leggenda che Prassede era sorella di Pudenziana, cui è dedicata una famosa chiesa paleocristiane nelle vicinanze. Probabilmente non c’è molto fondamento storico dietro la leggenda, ma leggiamo comunque cosa ci racconta Ugonio:

“Santa Prassede Vergine Romana, sorella di S. Pudentiana, & figluola di S. Pudente, visse nel tempo di Antonino Pio Imperatore, della quale è particolarmente illustre & celebra la carità che usò a i Christiani, & santi Martiri che erano da Gentili perseguitati.”

Prassede esprimeva questa carità nel seguente modo:

“A quelli che stavano nelle prigioni porgeva le cose necessarie, i corpi di quelli che per Christo erano morti sepeliva. Per insino il sangue loro che fu per l’herbe & i sassi era sparso raccoglieva, & per non perderne goccia con una sponga diligentemente lo succhiava, & la terra di quelo bagnata adunando se ne empiva il seno, anzi ne empiva i pozzi, & le conserve.”

Ugonio spiega che l’attuale chiesa di Santa Prassede è opera di Papa Pasquale I. “Dentro il suo spatio giustamente grande, è compartito in tre navi con otto colonne & tre pilastri per banda.”

Nel famoso mosaico nell’abside, nella “Tribuna” come dice Ugonio, si riconosce Papa Pasquale, il fondatore della chiesa:

“Sopra si vede la Tribuna, fatta depingere dal medesimo fondatore di essa chiesa Pascale I la cui imagine è quivi figurata, in quel modo che non dicessimo nella chiesa di S. Cecilia fabricata dal medesimo Papa. Percioché nella man destra tien la chiesa, & attorno la testa in vece di diadema porta in segno quadro, il che è inditio che egli in vita sua così si figurò.”

“Questo titolo,” racconta Ugonio, “a nostri tempi havendolo tenuto Carlo Cardinale Borromeo, lo ristaurò mirabilmente, perché cominciando infin dalla strada rifece il portico, con i scalini per i quali si ascende alla chiesa…” e poi descrive tutti i dettagli dell’intervento di San Carlo  Borromeo, che era titolare della chiesa dal 1564 al 1584, cioè pochissimi anni prima di Ugonio.

“Tengono questa chiesa già più di 400 anni Monaci di Vall’ombrosa della congregatione di S.Benedetto”, scrive Ugonio, e ci stanno ancora oggi dopo quasi un altro mezzo millennio.

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