Città del Vaticano , 04 April, 2022 / 9:00 AM
Un viaggio davvero particolare quello di Papa Francesco a Malta nei resoconti dei mass media.
La drammatica questione della guerra in Ucraina ha “rubato la scena” alla vera visita del Papa che a Malta ha parlato della necessità della fede che sola può portare alla vera accoglienza dell’altro.
Malta, nazione in bilico tra Europa e mondo arabo, che ha scelto l’ Europa per la sua storia cristiana, vive la secolarizzazione, come tutta l’ Europa appunto.
Significativo in questo senso il discorso al Santuario Mariano di Ta Pinu dove il Papa ricorda cosa significa tornare alla radici della fede: “significa recuperare lo spirito della prima comunità cristiana, cioè ritornare al cuore e riscoprire il centro della fede: la relazione con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo al mondo intero. E questo è l’essenziale! Questa è la gioia della Chiesa: evangelizzare”.
Il Papa mette il dito nella piaga della fede “annoiata” soprattutto perché la pandemia ha allentato il rapporto con Dio: “La crisi della fede, l’apatia della pratica credente soprattutto nel dopo-pandemia e l’indifferenza di tanti giovani rispetto alla presenza di Dio non sono questioni che dobbiamo “addolcire”, pensando che tutto sommato un certo spirito religioso resista ancora, no. A volte, infatti, l’impalcatura può essere religiosa, ma dietro a quel vestito la fede invecchia”.
Il Papa, come sempre nel suo stile, scuote la pietà popolare dal rischio di essere abitudine.
Questo dice ai maltesi anche nella messa a Floriana. E affida tutto a San Paolo con la preghiera nella grotta ma anche ricordando che Malta è luogo di accoglienza per il naufrago.
E di questo parla ai politici e diplomatici appena arrivato nell’ isola sabato mattina.
Parla di fondamenta della casa europea con uno sguardo che abbraccia i quattro punti cardinali e para dei venti che portano a Malta, porto sicuro, bene e male da valutare con attenzione per non perdere l’identità.
Il riferimento è a Piergiorgio La Pira con la sua voce per la pace e per la giustizia. Qui il Papa guarda ben oltre Malta: “è triste vedere come l’entusiasmo per la pace, sorto dopo la seconda guerra mondiale, si sia negli ultimi decenni affievolito, così come il cammino della comunità internazionale, con pochi potenti che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone d’influenza. E così non solo la pace, ma tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche”.
E il vero saluto finale ai Maltesi si rivolge a tutta l’ Europa, al mondo dal centro di accoglienza per i migranti che il Papa visita prima di partire. L’accoglienza dei migranti è un tema delicato nell’ Isola, socialmente molto difficile per una nazione in mezzo al mare. Allora il Papa richiama i cristiani con questa preghiera: "Signore Dio, creatore dell’universo, sorgente di libertà e di pace, di amore e di fraternità, Tu ci hai creato a tua immagine e hai infuso in tutti noi il tuo soffio vitale, per farci partecipi del tuo essere in comunione. Anche quando abbiamo infranto la tua alleanza Tu non ci hai abbandonato in potere della morte ma nella tua infinita misericordia sempre ci hai chiamato a ritornare a Te e a vivere come tuoi figli”.
Da ricordare anche una significativa differenza con il viaggio del 2010 di Benedetto XVI. Francesco non ha incontrato come fece Ratzinger in forma privata, le vittime degli abusi. La questione ormai è diventata un fatto più grande e politico.
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