Città del Vaticano , 25 March, 2022 / 1:30 PM
“Può far bene, non solo a voi, ma a tutti i sacerdoti confessori, magari approfittando del tempo quaresimale, rileggere e meditare la Nota sul foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale, pubblicata dalla Penitenzieria Apostolica nel 2019”.
Ed ha aggiunto “Il sigillo è dal momento che si incomincia al momento della fine. Tutto è sigillo, per essere sicuri. E se qualcuno volesse che si sapesse qualcosa, chiedere il permesso”.
Il Papa lo ripetuto questa mattina nella udienza che si è svolta in Aula Paolo VI ai partecipanti al XXXII Corso sul Foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica guidati dal cardinale Mauro Piacenza.
Papa Francesco ha ricordato la necessità del perdono che si ottiene nella confessione “un ‘diritto’ nel senso che Dio, nel mistero pasquale di Cristo, lo ha donato in modo totale e irreversibile ad ogni uomo disponibile ad accoglierlo, con cuore umile e pentito”.
Compito dei confessori è cooperare “alla realizzazione di quell’amore e di quella pace a cui ogni cuore umano anela tanto intensamente; contribuiamo, permettetemi la parola, a una “ecologia” spirituale del mondo”.
Il Papa ha poi messo in luce tre aspetti del ministero del confessore: accoglienza, ascolto, accompagnamento.
L’accoglienza “aiuta il penitente ad accostarsi al Sacramento con lo spirito giusto, a non stare ripiegato su sé stesso e il proprio peccato, ma ad aprirsi alla paternità di Dio, al dono della Grazia”.
L’ascolto “richiede una disposizione interiore fatta di attenzione, di disponibilità, di pazienza. Si devono lasciare i propri pensieri, i propri schemi, per aprire davvero la mente e il cuore all’ascolto”. In alcune confessioni, spiega il Papa, “si deve ascoltare e perdonare” perché “il confessore non decide al posto del fedele, non è il padrone della coscienza dell’altro. Il confessore, semplicemente, accompagna, con tutta la prudenza, il discernimento e la carità di cui è capace, al riconoscimento della verità e della volontà di Dio nella concreta esperienza del penitente. È sempre necessario distinguere il colloquio della confessione vera e propria, vincolato dal sigillo, dal dialogo di accompagnamento spirituale, riservato anch’esso, seppure in forma differente”. Appunto accompagna: “Non basta indicare una meta, se poi non si è disposti a fare nemmeno un tratto di strada insieme”. E il Papa aggiunge: “Mi raccomando: abitate volentieri il confessionale, accogliete, ascoltate, accompagnate, sapendo che tutti, ma proprio tutti hanno bisogno del perdono, cioè di sentire di essere amati come figli da Dio Padre”.
Infine Papa Francesco ha chiesto alla Penitenzieria, “alla cui cura è affidato, per così dire, il “nucleo profondo” di ogni Giubileo in vista di quello del 2025 “a disporre, in accordo con gli altri organi interessati, quanto necessario perché sia il più fruttuoso possibile il prossimo Anno Santo. Vi incoraggio a utilizzare tutta la creatività che lo Spirito suggerisce, perché la misericordia di Dio possa giungere ovunque e a tutti: perdono e indulgenza!”.
Francesco, che ha concluso il suo discorso raccontando a braccio due testimonianze di “due grandi confessori” che ha conosciuto a Buenos Aires.
La raccomandazione finale di Francesco, che ha esortato i confessori a rivolgersi alla Madonna: “Lei è madre e sempre cerca di salvare i suoi figli: quando avete qualche dubbio, pensate alla mamma. La Madonna perdona tutto, e se loro pregano la Madonna lei ci salverà”.
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