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Un servizio di EWTN News

Il Papa: chi non ha la dignità del lavoro non può nemmeno riposare

“La custodia del diritto al riposo”. E’ è  di questo secondo Papa Francesco si occupa l’INPS, l’Istituto nazionale di previdenza sociale. Questa mattina in Piazza San Pietro a mezzogiorno il Papa ha incontrato circa trenta mila dipendenti dell’ INPS che per la prima volta sono stati ricevuti in Vaticano.

“Siete chiamati- ha detto Francesco nel suo discorso- a far fronte a sfide sempre più complesse. Esse provengono sia dalla società odierna, con la criticità dei suoi equilibri e la fragilità delle sue relazioni, sia dal mondo del lavoro, piagato dall’insufficienza occupazionale e dalla precarietà delle garanzie che riesce a offrire.”

Il Papa ha spiegato che “il riposo, nel linguaggio della fede, è dunque dimensione umana e divina allo stesso tempo. Con una prerogativa unica, però: quella di non essere una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario, ma un’occasione per vivere pienamente la propria creaturalità, elevata alla dignità filiale da Dio stesso.”

E lasciando il testo scritto il Papa ha detto che al riposo tutti abbiamo quando abbiamo lavoro, ma se la situazione di disoccupazione e ingiustizia sociale lavoro nero e precarietà nel lavoro sono tanto forti: “Come mi posso riposare?” Il Papa fa esempi di attualità di contratti per pochi mesi, senza assistenza e garanzie: “Succede in tutto il mondo e anche a Roma”

Francesco ha ricordato come sia cambiato il senso della “pensione”: “Da un lato, l’eventualità del riposo è stata anticipata, a volte diluita nel tempo, a volte rinegoziata fino ad estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l’ipotesi stessa di una cessazione lavorativa. Dall’altro lato, non sono venute meno le esigenze assistenziali, tanto per chi ha perso o non ha mai avuto un lavoro, quanto per chi è costretto a interromperlo per i motivi più diversi.”

Il compito di un istituto come l’INPS è che “ non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie.”

Il Papa chiede anche una attenzione speciale alla donna con “l’assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente.” E dice il Papa, non manchi il “diritto alla pensione, e sottolineo: il diritto, perché di questo si tratta.”

E il Papa spiega che lavorare, “vuol dire prolungare l’opera di Dio nella storia, contribuendovi in maniera personale, utile e creativa. Sostenendo il lavoro voi sostenete questa stessa opera.” Anche perché il lavoro “non può essere un mero ingranaggio nel meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti sempre maggiori; non può dunque essere prolungato o ridotto in funzione del guadagno di pochi e di forme produttive che sacrificano valori, relazioni e princìpi.”

E ad aggiunto: “Prima riposo e poi diritto al lavoro, il vero riposo viene proprio dal lavoro. Ti puoi riposare quando sei sicuro di avere un lavoro sicuro che ti da dignità”.

Ma soprattutto “non dimenticare l’uomo: questo è l’imperativo. Amare e servire l’uomo con coscienza, responsabilità, disponibilità. Lavorare per chi lavora, e non ultimo per chi vorrebbe farlo ma non può. Farlo non come opera di solidarietà, ma come dovere di giustizia e di sussidiarietà. Sostenere i più deboli, perché a nessuno manchi la dignità e la libertà di vivere una vita autenticamente umana.”

Il saluto al Papa all’inizio della udienza è stato fatto da monsignor Giorgio Corbellini presidente dell’ ULSA, ufficio del Lavoro della Sede Apostolica che ha ripercorso le tappe di collaborazione tra il Vaticano e l’ Italia in tema di previdenza. Poi il saluto di Tito Boeri che ha ricordato i problemi legati alla crisi economica e “alla mancanza di una rete di protezione sociale degna di questo nome”. Un istituto, l’INPS,  che vuole aiutare i poveri in modo sistematico, ha detto il Presidente Boeri.

 

 

 

 

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