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Un servizio di EWTN News

Nessuno davanti a Dio può dirsi giusto. III Domenica di Quaresima

Il Vangelo di questa domenica riporta due drammatici fatti di cronaca, accaduti al tempo di Gesù. Il primo  riguarda il massacro compiuto da Pilato di un gruppo di Galilei; il secondo la morte di numerosi operai a causa del crollo di una torre.

 Perché accadono questi dolorosi eventi? Gesù pone questa domanda direttamente a coloro che gli portano la notizia e li ammonisce a non giungere a false conclusioni. A quel tempo - ma non solo a quel tempo - era opinione diffusa, infatti, che le disgrazie fossero un castigo di Dio per un peccato commesso.

Gesù si oppone energicamente a questa opinione e richiama l’uomo alla sua verità: nessuno davanti a Dio può dirsi giusto. Tutti siamo peccatori. La sorte di quelle persone costituisce un richiamo a considerare la fragilità della condizione umana e di conseguenza a cambiare la propria vita se si vuole sfuggire al giudizio di Dio. Non a caso Gesù nel Vangelo sollecita per ben due volte i suoi ascoltatori alla conversione, la quale non si risolve in un impegno marginale, che tocca qualche aspetto dell’esistenza umana, ma è la ferma decisione di mettersi alla sequela di Cristo perchè Lui operi una ri-generazione, faccia dell’uomo una nuova creatura. A cui, naturalmente, fanno seguito una nuova mentalità e conseguentemente comportamenti e relazioni improntate all’amore, alla giustizia, al perdono. In altre parole la conversione comporta il riconoscere che la vita non è da noi, ma viene da Dio e dunque accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Lui e di obbedire ai suoi comandamenti.

Gesù dice chiaramente nel Vangelo che se non cambiamo, camminiamo inesorabilmente verso la rovina. Si tratta di un avvertimento quanto mai attuale, visto le guerre e le lotte che  dividono e distruggono gli uomini. La minaccia è incombente, ma le possibilità di salvezza sono ancora aperte. Per spiegare le sue parole Gesù racconta la parabola del fico che non porta frutti e al quale viene data ancora un’ultima opportunità. La parabola costituisce un richiamo per ciascuno di noi ad approfittare del tempo che ci viene dato per ritornare al Signore con tutto il cuore, per convertirci a Lui e portare, così, frutti buoni per la vita eterna.

A fronte di questa urgenza, nell’uomo emergono costantemente due equivoci. Il primo porta a ritenere che ormai sia troppo tardi per cambiare perchè la pazienza di Dio è esaurita. Il secondo, al contrario, ritiene che c’è sempre tempo per convertirsi, perchè Dio è paziente. In realtà, sì, Dio è paziente, ma la sua pazienza non si può programmare. E pertanto non è lecito nessun rinvio ad accogliere l’invito alla conversione, ma neppure è consentito rassegnarsi o disperarsi. Il Signore parla per noi, oggi.

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