Città del Vaticano , 19 March, 2022 / 2:30 PM
“L’arte di cogliere le esigenze dei tempi e di provvedervi con la creatività dello Spirito Santo”.
Lo ha scritto oggi Papa Francesco ai Giuseppini. Sembra un po’ il suo piano di governo, la road map che ha tentato di seguire nei nove anni di pontificato appena conclusi. Oggi che formalmente si apre il decimo anno di governo di un Papa anziano che, come sempre i Pontefici, ha messo in agenda molti appuntamenti per il futuro, viene pubblicata la Costituzione Apostolica PRAEDICATE EVANGELIUM che riordina la Curia secondo le idee di Papa Francesco.
Allora vale la pene rileggere i primi discorsi del 2013 di Bergolgio.
Ci sono in effetti tutti i punti che poi Francesco ha voluto mettere in evidenza.
Iniziamo con il “custodire”: “La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti”. Il Creato, i deboli, i doni di Dio.
C’è poi la tenerezza, parola che il Papa usa spesso riferita a Dio, di scuola ignaziana: “il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza”.
E poi la speranza, altra parola simbolo del pontificato di Papa Francesco: “Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza”.
In quella prima omelia mancava la parola “misericordia” parola simbolo per Francesco.
Ma quella parola l’aveva sottolineata due giorni prima in una omelia improvvisata nella parrocchia di Sant’ Anna in Vaticano: “Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”.
Ai cardinali subito dopo l’elezione il Papa aveva ricordato tre verbi: camminare, edificare, confessare.
Il camminare è evidente nel suo piano per il “sinodo continuo” che si sta realizzando in questi ultimi anni, meno chiaro l’edificare, ma chiarissimo alla luce del carisma ignaziano il “confessare”. “ Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va”.
Rileggere quelle frasi 9 anni dopo può essere utile per comprendere la strada seguita dal Papa.
Pochi giorni dopo, il 23 marzo Francesco si recò in visita a Benedetto XVI, rispetto e riconoscimento di un ruolo per il Papa emerito che ancora oggi custodisce la Chiesa con la sua preghiera. E oggi è anche la sua festa, il ricordo di quel San Giuseppe che pure nel nascondimento seppe custodire Gesù.
Auguri a Francesco, auguri a Joseph Ratzinger- Benedetto XVI.
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