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Gesù è veramente l’uomo della preghiera. II Domenica di Quaresima

Oggi il Vangelo ci presenta l’episodio della Trasfigurazione nel quale sono coinvolti diversi personaggi: Gesù, Dio-Padre, gli apostoli Pietro, Giovanni ed Andrea, Mosè ed Elia

S. Luca nel suo Vangelo ci racconta che Gesù si ritirava spesso in orazione. I momenti privilegiati sono l’alba, il dopo tramonto, la notte. Il Vangelo di questa domenica ci racconta che Cristo sul monte mentre prega si trasfigura. E’ lo stesso di prima, ma in Lui traspare qualcosa di insolito, ossia si rivela l’invisibile volto di Dio. Inoltre, le sue vesti diventano “bianche e splendenti” cioè diventano di una lucentezza unica che rivelano lo splendore e la bellezza della divinità. E perchè non ci siano dubbi circa la sua identità, il Padre celeste lo presenta con le seguenti parole: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (v.35).

La trasfigurazione non solo rivela la divinità di Gesù, ma permette agli apostoli e a noi di pregustare un anticipo della gloria della sua resurrezione dopo la morte. Non a caso il dialogo che  Gesù intrattiene con Mosè ed Elia riguarda proprio “il suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme” (v. 31). La comunione intima che Gesù vive con il Padre non lo estranea dalla vita e dalla storia, non lo porta a fuggire dalla missione per la quale è stato mandato, anche se dovrà attraversare il dramma della croce. L’atteggiamento di Gesù ci porta a riconoscere che la preghiera, quando è vera, non ci porta ad evadere dalla realtà e dalle responsabilità della vita, ma ad assumerle fino in fondo confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore.

La reazione degli apostoli - “E’ bello per noi stare qui!” -  manifesta il desiderio di “eternizzare” l’esperienza di gioia, consolazione spirituale e pace interiore, frutto della unione profonda con il Signore. La Trasfigurazione, invece, ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella nostra vita non sono punti di arrivo, ma sono luci disseminate nel pellegrinaggio terreno perché non perdiamo la fede in Gesù e la sua Parola rimanga il criterio che guida la nostra esistenza. Infatti, quando diventa difficile credere e vedere la presenza di Dio nella nostra vita e nella storia, gli orecchi possono ancora udire la sua voce: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”. Ascoltarlo significa fare abitare il Signore in noi, divenire Sua dimora e lasciarsi guidare da Lui.

La vita del discepolo è come quella del Maestro: una vita incamminata verso la resurrezione, seppur disseminata dalla Croce. Tuttavia, la resurrezione non è solo un evento futuro, che accadrà  dopo la nostra morte, ma è una realtà già presente ed anticipata perchè anche noi con il Battesimo siamo divenuti Figli prediletti del Padre del Cielo. La comunione con Dio, quindi, è già operante. E ogni tanto questa vita divina presente in noi affiora, si manifesta permettendoci di godere un anticipo di Paradiso. Soprattutto nell’Eucarestia e nella carità fraterna.

L’evangelista ci dice pure per quali motivi Cristo prega. Trascorre un’intera notte di preghiera prima di scegliere di dodici apostoli. Si ritira nella solitudine della preghiera prima di porre ai suoi la domanda decisiva circa la sua persona: “Voi chi dite che io sia’. Il fatto che Gesù prima di rapportarsi con i discepoli cerchi un rapporto “cuore a cuore” con il Padre, mostra quanto essi siano importanti per Lui e come Egli, progressivamente, li faccia entrare nel mistero profondo della sua persona e della sua relazione con Dio.

La sua preghiera suscita il desiderio dell’imitazione. Un discepolo vedendo come Gesù prega ne rimane così profondamente colpito che gli chiede di insegnare anche a loro a pregare. E Gesù consegna alla Chiesa la preghiera del “Padre nostro”.

Gesù poi prega nell’orto degli ulivi e sulla croce, cioè nei momenti più drammatici della sua vita per affidarsi alla volontà di Dio. Possiamo dire che Gesù è veramente l’uomo della preghiera. Prega in ogni momento importante della sua vita. La sua preghiera svela un segreto: Egli vive un’intimità eccezionale con Qualcuno, che chiama “suo Padre”. “Padre” è la prima e l’ultima parola che Gesù pronunzia.

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