Città del Vaticano , 05 March, 2022 / 4:00 PM
Quasi isolato dai confratelli ortodossi, colpito dalle prese di posizioni dei patriarchi di Georgia e Romania e del metropolita Onufry dalla Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca – quest’ultimo divenuto destinatario degli aiuti inviati dal Patriarca serbo Porfirije, - il Patriarca di Mosca Kirill ha incontrato il nunzio apostolico Giovanni D’Aniello cercando di ridefinire il perimetro delle attività religiose a quello di moderatori e pacificatori, di fatto indirettamente giustificando il suo silenzio nei confronti delle azioni di Putin.
La crisi ucraina è il tema centrale della settimana. Ma c’è anche un incontro del nunzio in Armenia con il presidente ad Interim della nazione, e un incontro tra l’arcivescovo Gallagher e il ministro degli Esteri italiano.
FOCUS CRISI UCRAINA
Crisi ucraina, il nunzio in Russia incontra il Patriarca Kirill
Cercando canali di dialogo, l’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico nella Federazione Russa, ha incontrato il Patriarca di Mosca Kirill. Il Patriarca di Mosca non ha preso posizione netta sulla guerra in Ucraina, a differenza del mondo ortodosso. Anche la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, guidata dal Metropolita Onufry, ha preso una posizione netta sul conflitto, e addirittura ci sono diocesi russo-ortodosse in Ucraina che hanno smesso di pronunciare il nome di Kirill nella sinassi, con un gesto che equivale ad un disconoscimento di autorità.
La notizia dell’incontro tra il nunzio e il Patriarca è stata data dal sito ufficiale del Patriarcato di Mosca, in un lungo comunicato. Ad accompagnare il Patriarca Kirill, l’archimandrita Filaret, vicepresidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, e I.A. Nikolaev, dipendente del Segretariato per le relazioni intercristiane. L’arcivescovo D’Aniello era accompagnato da padre Igor Chabanov, un officiale delle nunziatura.
Il Patriarca Kirill – spiega il comunicato del Patriarcato di Mosca – “ha osservato che la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana svolgono un ruolo importante nel cristianesimo mondiale e le buone relazioni che si sono sviluppate tra loro aprono prospettive di cooperazione in molti settori”.
Il Patriarca Kirill ha anche lodato il contributo di Papa Francesco alla pace, e in particolare la posizione “moderata e saggia della Santa Sede” su molte questioni internazionali è “coerente con la posizione della Chiesa ortodossa russa.”
Il Patriarca Kirill ha sottolineato che “è molto importante che le Chiese cristiane, comprese le nostre Chiese, non diventino, volontariamente o involontariamente, a volte senza alcuna volontà, partecipanti a quelle tendenze complesse, contraddittorie e in lotta tra loro che sono oggi presenti nell'agenda mondiale”.
In pratica, Kirill ha rivendicato la sua posizione di non condanna della guerra e ha indirettamente criticato anche le altre Chiese ortodosse che hanno preso una posizione, e che sono state critiche con Mosca. "Stiamo cercando – ha detto il Patriarca - di assumere una posizione di mantenimento della pace, anche di fronte ai conflitti esistenti, perché la Chiesa non può partecipare al conflitto, può solo essere una forza pacificatrice”.
Il Patriarca di Mosca ha anche detto che l’incontro con Papa Francesco non poteva non avvenire “in quella terra dove gli ortodossi non hanno mai avuto conflitti con i cattolici. In un continente alle prese con tanti problemi, con ingiustizie, ha bisogno di sostegno spirituale e, allo stesso tempo, non è mai stato oscurato da conflitti interreligiosi legati al tema dell'Oriente e dell'Occidente”. Il riferimento è, ovviamente, a Cuba, ma dà anche un segnale per il futuro: se il secondo incontro ci sarà, dovrà essere in un posto dove non ci sono tensioni. Forse Gerusalemme?
Da parte sua, il nunzio D’Aniello ha portato i saluti del Papa al Patriarca, ha detto che il Papa ricorda in particolare “il clima cordiale” dell’incontro dell’Avana, ha sottolineato che il suo incarico nella Federazione Russa è una opportunità "per conoscere un mondo completamente nuovo, in particolare, con il ministero della Chiesa ortodossa russa". "Questa è un'opportunità preziosa, anche per lo sviluppo della nostra cooperazione", ha affermato.
L’arcivescovo Gallagher incontra gli ambasciatori dell’area Sud-Est dell’Europa
Lo scorso 1 marzo, su invito dell’ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede Bogdan Patashev, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, ha avuto un incontro di lavoro con gli ambasciatori dell’area balcanico e Sud Est europeo. Erano presenti i rappresentanti di Slovenia, Serbia, Croazia, Bosnia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Armenia, Georgia, Romania, Albania, Macedonia del Nord.
L’incontro, inizialmente destinato a discutere della situazione nei Balcani, ha anche toccato temi di stringente attualità, come la crisi in Ucraina. Riguardo la crisi ucraina, l’arcivescovo Gallagher ha ricordato l’esempio della Siria, chiedendosi cosa succederà quando l’emozione del momento sarà andata via. Invitando a ragionare con mente fredda, il “ministro degli Esteri” vaticano ha messo in luce che la stessa efficacia delle sanzioni dipenderà da cosa davvero l’Europa è disposta a perdere, e a lungo termine.
Si è parlato, ovviamente anche di Balcani. A tale proposito, l’arcivescovo Gallagher sarà in Bosnia a metà mese, in un viaggio che vuole anche essere una speranza per la comunità cattolica locale. La Santa Sede guarda con attenzione alla Regione Balcanica, e in più occasioni ha mostrato il suo sostegno ad un allargamento dell’Unione Europea alle nazioni balcaniche.
La posizione del Cardinale Pietro Parolin sull’Ucraina
In una intervista data a quattro quotidiani italiani l’1 marzo, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha sottolineato di non voler “nemmeno pensare” un allargamento del conflitto in Europa, definendo l’eventualità come “una catastrofe di proporzioni gigantesche”.
Il Cardinale ha chiesto di “evitare ogni escalation, fermare la guerra e trattare”, con la convinzione che “c’è sempre spazio per il negoziato”, e ricordando che “la Santa in questi anni ha seguito costantemente, discretamente e con grande attenzione le vicende dell’Ucraina, offrendo la sua disponibilità a facilitare il dialogo con la Russia, è sempre pronta ad aiutare le parti a riprendere tale via”.
Il Cardinale Parolin ha anche sottolineato i “segni incoraggianti” da parte dei capi delle Chiese ortodosse, le quali “manifestano disponibilità a lasciare da parte il ricordo delle ferite reciproche e a lavorare insieme per la pace” e “concordano nell’esprimere grave preoccupazione e affermare che, al di là di ogni altra considerazione, la pace e la vita umana sono quanto sta veramente a cuore alle Chiese. Possono svolgere un ruolo fondamentale”.
Ha concluso il Cardinale Parolin: “Le aspirazioni di ogni Paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio e, soprattutto, tenendo conto delle scelte dei cittadini stessi e nel rispetto del diritto internazionale. E la storia non manca di offrire esempi che confermano che ciò è possibile”.
La preghiera per l’Ucraina dei Parlamentari italiani
Il 2 marzo, 270 parlamentari italiani si sono riuniti nel chiostro della chiesa di San Gregorio Nazianzeno con l’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, per chiedere la cessazione della guerra in Segreteria di Stato. L’iniziativa è stata organizzata da Maurizio Lupi, presidente di Noi per l’Italia.
Dopo la lettura del brano di Matteo sulle Beatitudini, l’arcivescovo Pena Parra ha portato ai parlamentari i saluti di Papa Francesco, e ha poi denunciato “il demone della guerra” che prende forma dalle “barbarie” cui si assiste oggi, e ha chiesto di essere operatori di pace. L’arcivescovo ha ricordato che per essere operatori di pace si deve “smontare l’arma”, perché “c’è un disfare che riguarda la pace”, in quanto “la pace concerne minacce da sventare, ma non dimentichiamo che ciò richiede anche un lavoro quotidiano, paziente e lungimirante, in grado di sradicare non solo le cause prossime, ma soprattutto quelle remote della violenza. Operare per la pace in questo senso significa adoperarsi per il disarmo”.
(La storia continua sotto)
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
Il sostituto della Segreteria di Stato ha notato che “è evidente che le troppe armi presenti sulla Terra, con i tanti giri di affari collegati, spesso coperti da impenetrabili cortine di fumo, rischiano prima o poi di essere usate: anziché essere deterrenti per i conflitti, costituiscono, come vediamo in queste ore, minacce di distruzione”.
A margine dell’evento, l’arcivescovo Pena Parra ha ribadito la disponibilità della Santa Sede a mediare tra le parti, ha espresso preoccupazione per le minacce nucleari, ha ribadito l’importanza di stabilire corridoi umanitari”.
L’arcivescovo Gallagher incontra il ministro degli Esteri italiano Di Maio
Il 2 marzo, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha incontrato il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Ne ha dato notizia un comunicato della Farnesina.
L’incontro è parte di un quadro consolidato di consultazioni bilaterali tra Italia e Santa Sede, iniziato, tra l’altro, ai tempi in cui Paolo Gentiloni era ministro degli Esteri.
Nel comunicato della Farnesina, si legge che “il Ministro ha innanzitutto ribadito la ferma condanna per l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina e l’impegno a proseguire sulla strada delle sanzioni efficaci e incisive contro il Governo della Federazione Russa, di concerto con gli altri Stati Membri dell’Unione Europea e i principali alleati e partner internazionali”.
Si è affrontato anche il capitolo Libia, nonché le situazioni in Iraq, Libano e “l’auspicato rilancio del processo di pace in Medio Oriente”, la crisi in Etiopia e l’evoluzione del contesto della sicurezza nel Sahel.
FOCUS MULTILATERALE
Crisi ucraina, le parole della Santa Sede all’ONU di New York
Il 23 febbraio, la Santa Sede ha partecipato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla riunione sulla “Situazione nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina”.
L’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha sottolineato che la Santa Sede “continua a seguire la situazione in e intorno all’Ucraina con la massima preoccupazione”, e ricordato che è dovere degli Stati membri delle Nazioni Unite di “risolvere le dispute attraverso la negoziazione, la mediazione e altri mezzi pacifici”.
La Santa Sede ha ricordato che “negli ultimi otto anni, l’Ucraina ha sofferto le conseguenza di uno spaventoso conflitto, con immenso costo umano, specialmente tra i civili”, e che “una intensificazione delle ostilità porterà un danno irreparabile al popolo ucraino”.
L’arcivescovo Caccia ha ricordato gli appelli di Papa Francesco per una soluzione negoziale del conflitto, e sottolineato in conclusione che “nella crisi attuale, ci sono ancora strade per una de-escalation” e che “la Santa Sede continua ad incoraggiare ed accogliere tutti gli sforzi per promuovere pace in e intorno all’Ucraina, esprimendo apprezzamento per quelli Stati che hanno risposto a questa sfida umanitaria. È tempo, per i membri delle Nazioni Unite, di vivere secondo la loro Carta”.
FOCUS ASIA / MEDIO ORIENTE
Armenia, il nunzio ricevuto dal presidente
Il 24 febbraio, Alain Simonyan, presidente ad interim della Repubblica di Armenia, ha ricevuto l’arcivescovo José Avelino Bettencourt. L’incontro si è concentrato sul 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Armenia e Santa Sede. Un comunicato della presidenza sottolinea che “riaffermando l'interesse e l'impegno dell'Armenia ad approfondire ulteriormente le relazioni interstatali con la Santa Sede, Alain Simonyan ha affermato che questi 30 anni di relazioni diplomatiche si basano su un'eredità storica e spirituale comune molto più antica”.
Il nunzio ha notato che le relazioni diplomatiche sono state stabilite 30 anni fa, ma l’amicizia tra Armenia e Santa Sede ha più di 2000 anni.
Si è discusso anche – continua la nota della presidenza - "della protezione, conservazione e restauro dei monumenti armeni nelle aree che sono passate sotto il controllo dell'Azerbaigian dopo i 44 giorni di guerra.”
FOCUS EUROPA
Papa Francesco incontra il rettore della moschea di Parigi
Il 28 febbraio, Papa Francesco ha incontrato in Vaticano Chems-Eddine Hafiz, rettore della Grande Moschea di Parigi, che ha invitato il Papa a visitare la Moschea.
L’invito in moschea è contenuto in una lettera di 8 pagine, che Hafiz ha consegnato personalmente al Papa, e in cui si legge che “nel vecchi continente cresce la minaccia delle armi, dell’estremismo, delle avversità, dell’esclusione e dell’egoismo”, ed è una minaccia che “incombe particolarmente sulla Francia”, che pure “riunisce il maggior numero di ebrei e musulmani d’Europa”.
Insomma, ha scritto il rettore della Moschea, “se le divisioni della società francese peggiorano, la convivenza religiosa cederà all’intolleranza in Europa e ovunque nel mondo dove le esistenze si mescolano tra i suoi confini”.
Hafiz sottolinea che la parola del Papa può molto, evoca gli sforzi di Papa Francesco per il riavvicinamento fra cristiani e musulmani e fra tutte le religioni, evoca l’importanza di azioni comuni in campo educativo e caritativo, ma anche per le idee di lotta, a partire da Manifeso contro il terrorismo islamista che ha pubblicato nel settembre 2021 e che ha poi inviato al Papa.
Hafiz lamenta che “dopo anni di minacce terroristiche” e la decapitazione del professor Samuel Paty nell’ottobre 2020, i “rappresentanti dell’Islam hanno dovuto dimostrare e spiegare a tuti che la loro religione non genera violenza”.
Hafiz ha anche notato che “quando i terroristi assassinarono il sacerdote Jacques Hamel, nella sua chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, o portarono via tre anime innocenti per la basilica di Nizza, i cattolici di Francia ei loro rappresentanti hanno accolto a braccia aperte i musulmani venuti a manifestare loro la loro incomprensione e la loro paura. Durante questi eventi insopportabili, come il resto del tempo, sono stato infinitamente toccato dalla dignità e dalle notevoli qualità umane, spirituali e intellettuali dei leader della Chiesa cattolica in Francia”
Ed è questa, ha detto il rettore della moschea, l’immagine che vuole mostrare al mondo, in un momento di seria preoccupazione per questo momento decisivo nella storia dei popoli d’Europa, che sono sempre meno capaci di respingere gli orrori dell’estremismo”.
FOCUS AMBASCIATE
Presenta le credenziali il nuovo ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede
Il 5 marzo, Papa Francesco ha ricevuto Domingo Teixeira de Abreu Fezas Vital, Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
Nato in Angola nel 1958, il nuovo ambasciatore ha una ampia carriera diplomatica. È stato: Terzo Segretario presso Ministero degli Affari Esteri (1986); Secondo Segretario presso Ministero degli Affari Esteri (1987); Assistente presso il Gabinetto delvMinistro degli Affari Esteri (1987 - 1989).A Bruxelles (1989 – 1996). ha lavorato alla Rappresentanza Permanente del Portogallo presso la Comunità Europee; Segretariato per la Cooperazione Politica Europea; Rappresentanza Permanente del Portogallo presso la NATO e l‘Unione Europa Occidentale.
Tra il 1996 e il 1999 è stato consigliere Diplomatico del Governatore di Macao (1996 – 1999). Quindi Vice-Direttore Generale per gli Affari Multilaterali presso il Ministero degli Affari Esteri (1999 – 2000); Console Generale a San Paolo, Brasile (2000 – 2002); Rappresentante Aggiunto presso l’Unione Europea (2002 – 2006); Consigliere Diplomatico del Presidente della Repubblica (2006 – 2012); Rappresentante Permanente presso l’Unione Europea (2012 – 2015); Ambasciatore negli Stati Uniti e nelle Bahamas (2015 – 2022)
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA