Padova, 04 March, 2022 / 6:00 PM
Il cammino quaresimale è cominciato, purtroppo tra le immagini di bombe e di morte che arrivano dall’Ucraina e il conseguente timore di un conflitto globale. Un deserto di paura e di incognite, dunque, già spalancato dalla pandemia e dalle numerose guerre diffuse, che dobbiamo attraversare. Abbiamo molte guide per cercare di attraversare i deserti in cui ritrovare la dimensione più profonda. Deserti interiori, metafisici, deserti reali, tra l’Egitto, la Palestina, la Siria, la Cappadocia e Costantinopoli. Tornando ai primi secoli del cristianesimo , e in quelle regioni, si potevano incontrare straordinari personaggi, protagonisti di una stagione irripetibile. C’erano eremiti, i celeberrimi Padri della Chiesa, santi, martiri… e poi loro, le “Madri della Chiesa”.
Poco note, e meno numerose, ma non per questo meno straordinarie e incisive. Oltre il “padre” spirituale del deserto (di loro esistono molte raccolte di detti e atti), c’era anche la “madre”, che aveva una funzione simile di guida spirituale. Qualche tempo fa, grazie ad approfonditi studi storico-critici, Lisa Cremaschi, è stata pubblicata una vasta raccolta di Detti e fatti delle donne del deserto. Che presenta antichi racconti di viaggio insieme a biografie, insieme ai “detti”, ossia agli insegnamenti di queste figure spirituali da imparare a conoscere.
Le “Madri” , pur essendo “monache” (dal greco mónos, solitarie), non vivono sempre e solo isolate. Per la verità, la maggior parte di loro sceglie le dure solitudini del deserto,, ma alcune trovano invece le loro oasi mistiche in piena città, persino tra le mura della loro casa d’origine. Anche la loro formazione è varia e così le attitudini.
Spesso sono sorelle o parenti di grandi personalità delle comunità cristiane, di importanti monaci, teologi, maestri di spiritualità. Alcune fra loro sono bibliste, altre raggiungono una tale preparazione a livello teologico da permettere loro di partecipare a dispute su fondamentali questioni dottrinali ed ecclesiali del tempo; altre sono diaconesse con funzioni liturgiche.
Pensiamo alle due bibliste discepole di san Girolamo, Paola ed Eustochio, madre e figlia, che conoscono ebraico e greco. Molte fra loro sono guide spirituali anche per numerosi uomini: un illustre maestro di ascetica, Evagrio Pontico, si forma alla scuola di Melania l’Anziana, per distinguerla da un’altra “direttrice” spirituale, la nipote Melania la Giovane. Universalmente note per dolcezza e saggezza, aristocratiche e colte, che a tutto rinunciano per seguire Cristo in povertà.
Le storie e le vite “esemplari” di queste madri sono spesso appassionanti come romanzi, E’ il caso di santa Teodora, particolarmente conosciuta e venerata soprattutto in Oriente. La Vita di Teodora, il testo che racconta di lei, è in gran parte leggendaria; il suo reale scopo è quello di dimostrare che anche le donne possono uguagliare gli uomini nella vita monastica. Si racconta che Teodora, vissuta nel IV secolo, è una donna sposata che abbandona il marito per farsi monaca. Temendo di essere ricercata si traveste da uomo e riesce a farsi accogliere con il nome di Teodoro in un monastero maschile nei pressi di Alessandria. Vive di rinuncia e di sacrificio, spesso e volentieri le vengono affidati i lavori più faticosi. Un giorno viene accusata di essere padre di un bimbo illegittimo abbandonato davanti alla sua cella. Teodoro/a, scacciata dal monastero, è costretta a vivere nel deserto. Qui è provata da una serie di tentazioni, ma Teodora le scaccia con la preghiera. Dopo sette anni riesce ad entrare in monastero ma confinata in una cella appartata. Alla sua morte l’abate ha la visione di una donna bellissima condotta incontro al Signore da schiere di santi. I monaci, richiamati dal pianto del bambino, scoprono che fratel Teodoro è morto e che in realtà è una donna. Anche nella raccolta dei Detti dei padri del deserto sono riportati alcuni importanti insegnamenti di Teodora.
E ancora Olimpia, che vive il suo deserto nel cuore della città, Blesilla, ricca e gaudente che la vita , con dolore, costringerà a cambiare drasticamente. E molte altre donne romane illustri e senza problemi, convertite e diventate teologhe e votate alla cura di malati e poveri.. E che dire della personalità complessa di Sincletica, geniale e tormentata, che descrive i pericoli dell’anima concretizzati nella tristezza senza nome e il tarlo dell’accidia, ma anche “la gioia indicibile”. Marana e Cira, siriane, praticano un’ascesi durissima, esasperante, fatta di digiuni continui ed estreme, per mortificare il corpo e lo spirito…Ma c’è da sottolineare il fatto che queste pratiche estreme non erano incoraggiate, anzi venivano portate come esempi negative, da stigmatizzare.
Giovanni Crisostomo, grande Padre della Chiesa, famoso soprattutto per le sue Omelie e i suoi discorsi, non ha avuto problemi nel riconoscere che “queste donne hanno lottato meglio degli uomini e hanno riportato più splendidi trofei”. Per noi, oggi, anche una traccia da seguire, per raggiungere il nostro, personale, deserto.
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