Firenze, 04 March, 2022 / 2:00 PM
Tra i partecipanti a “Mediterraneo Frontiera di Pace” che si è svolto la settimana scorsa a Firenze e che ha visto la partecipazione di decine di vescovi e sindaci della regione vi era anche il Vescovo di Acireale e Vicepresidente della CEI, Monsignor Antonino Raspanti. Nei primi giorni del convegno abbiamo affrontato con lui diversi temi: dal cammino sinodale all’esperienza vissuta a Firenze e a Bari, due anni fa.
Per certi aspetti siamo partiti dal punto di partenza perché la pandemia è stata catastrofica, ma ho notato però che i delegati – due terzi dei quali erano presenti due anni fa a Bari – si sono mossi a proprio agio, ci si conosceva, sapevano come funzionava quindi erano più sciolti e profondamente contenti di scambiare cose particolari relative alle proprie chiese: c’è più fiducia rispetto a due anni fa. Un clima di grandissima fiducia reciproca fraterna: ognuno ha parlato con estrema chiarezza di quello che ha nel cuore e si vede la voglia dello scambio per un arricchimento reciproco.
La tappa di Firenze si è inserita all’interno del cammino sinodale della Chiesa universale…
Sì, in tutto e per tutto. Anche nel metodo: consultazione reale, ascolto di tutti. Poca teoria e molta voglia di scambio.
Nel passato ci sono stati il Sinodo per l’Africa, quello per il Medio Oriente, quello per l’Africa. E’ arrivato il momento di una Assemblea Speciale per il Mediterraneo?
Un Sinodo può convocarlo solo il Santo Padre. Però assemblee di questo tipo o anche aperte ad una rappresentanza del laicato. La parola assemblea implica qualcosa di diverso. Guardando alla società e guardando ai cambiamenti sociali noi ci porgiamo nei confronti della società sempre con la voglia di incontrarci, promuovere ma anche ricordare alla società che se tocchiamo alcuni valori, alcuni principi è l’uomo stesso che ci perde.
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