Zagabria, 22 February, 2022 / 2:00 PM
C’è anche la testimonianza del vescovo Dragutin Nežić (1908 – 1995) nell’ultimo libro curato dalla postulazione del Cardinale Aloizije Stepinac. Arcivescovo di Zagabria, imprigionato dai comunisti, cardinale dal titolo nascosto e recentemente ritrovato, il Cardinale Stepinac è un martire della storia. Fu beatificato da Giovanni Paolo II, ma non ancora canonizzato nonostante tutto sia pronto, compreso il miracolo, per via dell’opposizione della Chiesa Ortodossa Serba, che lo accusa di collaborazionismo.
Papa Francesco aveva stabilito una commissione mista cattolico-ortodossa per meglio definire il profilo del Cardinale Stepinac, ma questa non aveva portato ad altra conclusione che ognuno sarebbe rimasto nelle proprie opinioni. Il lavoro della postulazione è dunque quello di mettere in luce, quanto più possibile, le evidenze storiche della vita del Cardinale Stepinac e del suo operato.
Il libro, presentato in croato durante la novena per la festa del Beato Stepinace del 10 febbraio e in occasione del 75esimo anniversario del suo servizio alla chiesa in Istria, si chiama “Testimone della voce di santità di Stepinac. I contributi alla biografia del vescovo Dragutin Nežić”, di padre Juraj Batleja, postulatore della causa di canonizzazione.
Seccondo il vescovo Vlado Košić di Sisak questo libro è un grande contributo alla canonizzazione del beato Stepinac, perché il vescovo Nežić è un testimone diretto della sua santità.
Questi fu “collaboratore del Cardinale Stepinac, come cerimoniere, incarico per cui tenne il Diario personale dell'Arcivescovo Alojzije Stepinac, e soprattutto come ecclesiastico presso il Seminario Teologico Arcivescovile di Zagabria, dal 1941, durante la seconda guerra mondiale, quando fu suo compagno in molte imprese”.
Nežić “fu anche testimone del famigerato processo del 1946. Vale a dire, fu accompagnato dal Nunzio Apostolico Joseph Patrick Hurley, che veniva ogni giorno al processo, e poi in sua compagnia, dopo la sua condanna, visitò il nostro Beato il 14 ottobre 1946”.
In quell’occasione, Stepinac disse di essere pronto non a 16, ma anche a 60 anni di carcere per la libertà religiosa del suo amato popolo croato, ma pronunciò anche la profezia che “forse il nostro popolo non sarà libero da quel male per altri cento anni”.
Il nunzio – si legge nei diari di Nežić – al termine dell’incontro si inginocchiò davanti all’arcivescovo e chiese la sua benedizione, e lo stesso fece il Cardinale Stepinac.
Il vescovo Košić ha continuato. “Quando Nežić divenne formalmente vescovo di Parenzo e Pola nel 1960 (era amministratore dal 1947), interpretò il suo stemma episcopale come segue: ' In mezzo a quello spazio dorato c'è un grande giglio d'argento = card. Alojzije, di cui ero sacerdote, quando fui inviato all'amministrazione ufficiale dell'Istria.' Ecco quanto il vescovo Nežić ha rispettato il cardinale Stepinac”.
Lo stesso vescovo Nežić aveva subito persecuzioni come Stepinac, e non poteva essere altrimenti, dato che fu nominato amministratore della diocesi istriana dopo
dopo la morte violenta del beato Miroslav Bulešić nel 1947. Nel 1952 il vescovo Nežić è stato interrogato a Pola per cinque giorni, per un totale di 26 ore, perché si opponeva all'associazione sacerdotale nella CMD, attraverso la quale il governo voleva governare il clero cattolico.
Da parte sua, monsignor Batelja ha affermato che un'enfasi speciale nel libro è stata posta sulla presenza quotidiana del vescovo Nežić al procedimento giudiziario organizzato contro l'arcivescovo Stepinac.
"Di certo – spiega il posttulatore della causa di canonizzazione . - non sapeva cosa sospettassero molti intorno a lui.”
Ha spiegato che il libro parla più spesso del processo che il Partito Comunista ha organizzato contro l'arcivescovo Stepinac, e la parte più intrigante è stata quella su Jakov Blažević, che era il pubblico ministero dell'FRH.
Racconta Batleja: "L'atteggiamento conciliante di Blažević nei confronti del beato Stepinac prima della sua morte è infatti in contrasto con l'atteggiamento duro di Blažević nei confronti dell'arcivescovo accusato, al quale una volta disse: 'Fingi di essere Cristo che fu portato davanti alla corte di Pilato!' Davvero un complimento evangelico e santo! Non è la prima volta che il persecutore si accorge del suo errore e si rivolge a se stesso attraverso l'intercessione della sua vittima”, ha commentato mons. Batelja.
Parlando del vescovo Dragutin Nežić, monsignor Batelja ha sottolineato che questi sosteneva che i sacerdoti fossero lo specchio della Chiesa e quindi ha dedicato tutte le sue cure al Seminario e Scuola Teologica Ragazzini di Pisino e al Seminario Metropolitano di Fiume, ed era pronto a mandare i suoi teologi a studiare a Zara .
"La vita del vescovo Nežić – ha racconato - si è svolta anche durante la Primavera croata, culminata nel 1971, quando si chiese pubblicamente una maggiore indipendenza della Repubblica socialista di Croazia. Sappiamo che la Chiesa non si è lasciata coinvolgere in questi giochi politici, ma con stupore e disapprovazione a 50 anni di distanza possiamo ricordare le vittime provocate da Tito inviando polizia ed esercito a giovani, studenti e intellettuali croati. Ho personalmente benedetto gli appartamenti dei massimi intellettuali e poeti croati che sono stati licenziati e lasciati senza alcuna regolare fonte di reddito”.
Nella presentazione di monsignor Batelja ha ricordato che, sebbene provenisse dall'interno della Croazia, il vescovo Nežić ha contribuito a suo modo a collegare l'Istria con la madrepatria.
Questo lo ha fatto in particolare in occasione di una disputa riguardo le ferrovie. “Le ferrovie slovene – dice il postulatore della causa di canonizzazione- gestivano le ferrovie in Istria nel loro interesse. Quando la ferrovia tra Rovigno e Canfanar è stata chiusa, il vescovo Nežić ha inviato un telegramma alle autorità federali e repubblicane con una forte protesta contro l'atto, le cui conseguenze sono state a danno del popolo e dell'economia croata”. Il vescovo chiese anche “pubblicamente ai suoi sacerdoti e credenti di sostenere e contribuire con risorse materiali per la costruzione del tunnel attraverso l'Učka al fine di rafforzare il popolo croato in Istria con il resto del Paese”.
Il pensiero patriottico del vescovo Nežić è visibile anche nel suo amore per l'alfabeto glagolitico, i santi. Un vescovo santo, dunque, testimone di primo piano della santità del Cardinale Stepinac.
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