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Un servizio di EWTN News

Ucraina, la mossa della Santa Sede: telefonata Parolin – Shevchuk

Il Cardinale Pietro Parolin e l'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk durante i lavori a Roma del Sinodo Greco Cattolico Ucraino nel 2019

Una telefonata per testimoniare, ancora una volta, l’attenzione per la Santa Sede nei confronti dell’Ucraina e per esprimere solidarietà alla popolazione del Paese. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha telefonato personalmente all’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, per esprimere “solidarietà alla popolazione del Paese in questo difficile momento di escalation del conflitto intorno all’Ucraina”.

La notizia della telefonata è stata data da un comunicato della Segreteria dell’Arcivescovo Maggiore. Nel comunicato si legge anche che “Sua Beatitudine ha informato il Cardinale Parolin del servizio che la Chiesa greco-cattolica ucraina svolge nelle attuali condizioni di minaccia di invasione russa su vasta scala e ha ringraziato la Santa Sede per la costante attenzione alla situazione”. 

In particolare, l’arcivescovo maggiore Shevchuk ha espresso apprezzamento per l’ulteriore appello del Papa per la pace in Ucraina lanciato al termine dell’Angelus del 13 febbraio scorso e ha sottolineato che “il popolo ucraino sente la particolare sollecitudine del Santo Padre per la pace in Ucraina e apprezza gli sforzi diplomatici della Santa Sede intesi a superare l’attuale crisi internazionale”.

Da parte sua, il Cardinale Parolin ha espresso all’arcivescovo maggiore e “all’Episcopato, ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa che Lei guida e a tutto il popolo ucraino il sostegno della Santa Sede, manifestare la sua solidarietà ed assicurare la preghiera per tutti”.

La telefonata del Cardinale Parolin è particolarmente significativa in questo momento. Dal Maidan del 2013, il Papa ha seguito costantemente la situazione in Ucraina, ha lanciato l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” (la colletta straordinaria nel 2017), mentre i rappresentanti della Santa Sede hanno visitato a più riprese il Paese: il Cardinale Pietro Parolin ha visitato nel 2016il Cardinale Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, nel 2017, fino ad arrivare alle zone del conflitto.

Papa Francesco, dal canto suo, è arrivato a convocare i vescovi del Sinodo Greco Cattolico Ucraino per un incontro interdicasteriale in Vaticano nel luglio 2019, senza aver paura di definire “guerra” il conflitto che imperversava e imperversa ancora nella nazione, con autoproclamate repubbliche indipendenti e una Crimea ormai annessa alla Russia. Fu in quella occasione che il Cardinale Parolin, parlando ai vescovi e al Sinodo, usò per la prima volta la parola “guerra” per descrivere la situazione in Ucraina.

Il Cardinale Parolin è stato anche in Ucraina lo scorso agosto, in una visita lampo di tre giorni per partecipare alle manifestazioni per l’indipendenza, con un solo incontro bilaterale cno il primo ministro Denys Shmihal il 23 agosto, cui aveva partecipato anche il Ministro degli Esteri, e un incontro più informale con il presidente Volodymir Zelensky, che aveva anche chiamato il Papa nei mesi precedenti e che spinge per una visita del Papa nel Paese, magari in occasione del 20esimo anniversario della visita di San Giovanni Paolo II.

La Santa Sede, comunque, cerca di non farsi trascinare nel dibattito politico, e così stanno facendo i vescovi sul territorio. La Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha spiegato l’arcivescovo maggiore Shevchuk in un recente incontro con i giornalisti, è impegnata soprattutto sul ramo umanitario, in collaborazione e dialogo con le altre confessioni religiose sul territorio.

Il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, ha anche parlato ufficialmente a Vatican News, sottolineando che “la paura è grande, la tensione è alta ma ciò nonostante il popolo resiste abbastanza bene”, e ha notato che “il dialogo trova ostacoli adesso. Succede ciò che accade nelle famiglie quando nasce qualche conflitto, che non nasce in quell’attimo, ma ci sono cause pregresse che hanno dato origine a quelle incomprensioni. Questo è un aspetto… Quando il dialogo si inceppa la colpa è di tanti, secondo me, non soltanto di alcuni direttamente coinvolti”.

Diverse le dichiarazioni rese da Andrey Yurash, nuovo ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede, che ha puntato anche ad una mediazione vaticana sul conflitto.

Molte le attività umanitarie in Ucraina. L'ordine di Malta ha impiegato, dal 2015, diversi progetti di sostegno. Pavlo Tikto, direttore del Malteser Ucraina, ha sottolineato che "la richiesta di aiuto psicologico e di corsi di primo soccorso va oltre le nostre capacità. È dal 2014 che conviviamo con il conflitto nel nostro paese, ma negli ultimi due mesi la situazione è notevolmente peggiorata”.

Insieme a Malteser International, l’agenzia di soccorso internazionale dell’Ordine di Malta, Malteser Ucraina garantisce dal 2015 sostegno psicologico agli sfollati nelle regioni di confine Luhansk e Donetsk.

Tikto racconta che "le persone che soffrono per lo sfollamento dalla loro terra, stanno rivivendo vecchi traumi. Molti di loro si chiedono: a che intensità di conflitto bisogna scappare, quali sono i criteri giusti per prendere questa decisione? Inoltre, la questione principale che emerge, sempre durante la terapia e le sessioni di gruppo, è: Come mi comporto con i bambini? Come gli spiego che forse potremmo dover lasciare la nostra casa?Come gli parlo della guerra?”.

Lo scorso anno, Malteser International ha fornito sessioni individuali o di gruppo a 6.491 sfollati, telemedicina psichiatrica e psicoeducazione rispettivamente a 235 e 4.907 persone in Ucraina.

Alla situazione già difficile, si aggiunge il peggioramento delle condizioni economiche in Ucraina, nonché il numero di infezioni da COVID 19, che rimane alto.

 

 

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