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Papa Francesco: “Il discepolo di Gesù non trova la gioia nei beni materiali”

Papa Francesco durante un Angelus

Il discepolo di Gesù “non trova la gioia nel denaro o in altri beni materiali”, e non pensa di possedere “il senso della vita”, ma sa di “dover imparare ogni giorno”, secondo una povertà di spirito che lo rende “una persona umile, aperta, aliena da pregiudizi e rigidità”. Papa Francesco tratteggia così le caratteristiche dei cristiani, nella sua riflessione prima della preghiera dell’Angelus. E, dopo la preghiera, ancora un appello per la pace in Ucraina, da dove giungono, dice, “notizie preoccupanti”.

Il Vangelo del giorno è quello delle Beatitudini, nella versione del Vangelo di Luca che ha anche una parte in cui si mettono in luce le controindicazioni per quelli che non vivono le beatitudini. Giornata quasi primaverile a Roma, un po’ rannuvolata a tratti, per questo appuntamento settimanale del Papa, il primo da quando è caduto l’obbligo per le mascherine anche all’aperto.

Papa Francesco sottolinea che le beatitudini, per quanto “strane, quasi incomprensibili”, definiscono “l’identità del discepolo di Gesù”, a partire proprio dalla prima, la “base di tutte,” in cui Gesù dice ai poveri “due cose”, e cioè “che sono beati e che sono beati perché poveri”.

Le parole hanno il senso che “il discepolo di Gesù non trova la sua gioia nel denaro o in altri beni materiali, ma nei doni che riceve ogni giorno da Dio: la vita, il creato, i fratelli e le sorelle, e così via”, ed è contento di condividere le cose che possiede, perché “vive nella logica di Dio, che è la gratuità”.

Proprio perché ha un atteggiamento di povertà, il discepolo di Gesù “non pensa di possedere” il senso della vita, è umile, ed è aperto al punto che Pietro mostra docile e ascolta il maestro a gettare le reti in una ora insolita, e così vede il prodigio della pesca miracolosa, e dopo questo “lascia la barca e tutti i suoi beni per seguire il Signore” (il Papa si riferisce qui al Vangelo di domenica scorsa).

L’atteggiamento docile di Pietro è l’esempio, perché – spiega Papa Francesco – “chi è troppo attaccato alle proprie idee e alle proprie sicurezze, difficilmente segue davvero Gesù. Magari lo ascolta, ma non lo segue”.

È questo che porta “alla tristezza” perché “la realtà sfugge ai suoi schemi mentali e si trova insoddisfatto”, mentre il discepolo “sa mettersi in discussione, sa cercare Dio umilmente ogni giorno, e questo gli permette di addentrarsi nella realtà, cogliendone la ricchezza e la complessità”.

Insomma, chi segue Gesù “accetta il paradosso delle beatitudini”, che dice che è “felice che è povero”, mentre umanamente pensiamo che “è felice chi è ricco, chi è sazio di beni, chi riceve applausi ed è invidiato da molti”. Gesù, invece, “dichiara fallimentare il successo mondano, in quanto si regge su un egoismo che gonfia e poi lascia il vuoto nel cuore”.

È davanti al paradosso delle beatitudini che “il discepolo si lascia mettere in crisi, consapevole che non è Dio a dover entrare nelle nostre logiche, ma noi nelle sue” e giungere a questa prospettiva “richiede un cammino, a volte faticoso, ma sempre accompagnato dalla gioia”.

Gioia perché si è beati, che significa – spiega il Papa – che Gesù “liberandoci dalla schiavitù dell’egocentrismo, scardina le nostre chiusure, scioglie la nostra durezza, e ci dischiude la felicità vera, che spesso si trova dove noi non pensiamo”.

Conclude Papa Francesco: “Possiamo allora chiederci: io ho la disponibilità del discepolo? O mi comporto con la rigidità di chi si sente a posto, per bene, arrivato? Mi lascio “scardinare dentro” dal paradosso delle Beatitudini, o rimango nel perimetro delle mie idee? E poi, al di là delle fatiche e delle difficoltà, sento la gioia di seguire Gesù?”. Perché “questo è il tratto saliente del discepolo: la gioia del cuore”. E aggiunge: "Questa è la pietra di paragona per comprendere se qualcuno è discepolo". 

Dopo l’Angelus, Papa Francesco fa l’ennesimo appello sulla situazione in Ucraina. “Le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti”, dice, affidando all’intercessione della Vergine Maria e ai governanti “ogni sforzo per la pace” e chiedendo di pregare in silenzio.

 

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