Città del Vaticano , 09 February, 2022 / 9:20 AM
Il Papa continua il ciclo di catechesi su San Giuseppe incentrando la sua riflessione sul tema: “San Giuseppe patrono della buona morte”. "Oggi vorrei approfondire la speciale devozione che il popolo cristiano ha sempre avuto per San Giuseppe come patrono della buona morte. Una devozione nata dal pensiero che Giuseppe sia morto con l’assistenza della Vergine Maria e di Gesù, prima che questi lasciasse la casa di Nazaret", dice subito il Pontefice nell'Udienza Generale di oggi.
"Papa Benedetto qualche giorno fa ci ha detto io sono davanti alla porta oscura della morte, è bello ringraziare il Papa che ha la lucidità di dirci questo a 95 anni, io sono davanti alla porta oscura della morte, un bel consiglio che ci hai dato. La cosiddetta cultura del benessere cerca di rimuovere la realtà della morte, ma in maniera drammatica la pandemia del coronavirus l’ha rimessa in evidenza. Tanti fratelli e sorelle hanno perduto persone care senza poter stare vicino a loro, e questo ha reso la morte ancora più dura da accettare e da elaborare - commenta Francesco - Nonostante ciò, si cerca in tutti i modi di allontanare il pensiero della nostra finitudine, illudendosi così di togliere alla morte il suo potere e scacciare il timore. Ma la fede cristiana non è un modo per esorcizzare la paura della morte, piuttosto ci aiuta ad affrontarla. Prima o poi tutti noi andremo per quella porta".
"C'è una certezza Cristo è risorto, Cristo è vivo fra noi, questa è la luce che ci aspetta davanti alla porta oscura della morte", dice il Papa a braccio.
"Cari fratelli e sorelle, solo dalla fede nella risurrezione noi possiamo affacciarci sull’abisso della morte senza essere sopraffatti dalla paura. Non solo: possiamo riconsegnare alla morte un ruolo positivo. Infatti, pensare alla morte, illuminata dal mistero di Cristo, aiuta a guardare con occhi nuovi tutta la vita. Non ho mai visto, dietro un carro funebre, un camion di traslochi! Non ha senso accumulare se un giorno moriremo. Ciò che dobbiamo accumulare è la carità, è la capacità di condividere, di non restare indifferenti davanti ai bisogni degli altri. Oppure, che senso ha litigare con un fratello, con una sorella, con un amico, con un familiare, o con un fratello o una sorella nella fede se poi un giorno moriremo? Davanti alla morte tante questioni si ridimensionano. È bene morire riconciliati, senza lasciare rancori e senza rimpianti!", dice il Papa.
Per Francesco due considerazioni per noi cristiani rimangono in piedi davanti alla morte. "La prima: non possiamo evitare la morte, e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico. Quella frase del popolo fedele di Dio, lascialo morire in pace, aiutalo a morire in pace, quanta saggezza. La seconda considerazione riguarda invece la qualità della morte stessa, del dolore, della sofferenza. Infatti, dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette cure palliative, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano ad uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualasiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti, la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti", sottolinea e conclude il Pontefice.
"Ma io vorrei sottolineare qui un problema sociale ma reale, quel pianificare e accelerare la morte degli anziani, tante volte si vede agli anziani che non hanno dei mezzi gli dannno meno medicine e questo è disumano, questo non è aiutarli, questo è spingerli alla morte e questo non è umano nè cristiano, gli anziani vanno curati come un tesoro dell'umanità, sono il simbolo della saggezza umana, sono coloro che hanno fatto strada prima di noi. Per favore non isolare gli anziani, non accelare la morte degli anziani", conclude con questo appello e con un'Ave Maria questa udienza Papa Francesco.
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