Città del Vaticano , 31 January, 2022 / 9:00 AM
Sant’Ireneo di Lione, vissuto nel secondo secolo e dichiarato Dottore della Chiesa da Papa Francesco il 21 gennaio, raccontava di essere stato formato da San Policarpo, vescovo di Smirne. Policarpo a sua volta era stato discepolo di San Giovanni a Efeso, quel Giovanni che secondo Ireneo stesso era il “discepolo del Signore”, cioè l’apostolo. Era come se suo nonno avesse conosciuto Gesù e trasmesso il suo messaggio. Forse per questo Ireneo è il primo a sottolineare con forza e chiarezza che la cosiddetta successione apostolica garantisce che quello che insegna la Chiesa è la verità.
Ireneo suscita un nuovo interesse da un po’ di tempo. La diocesi di Lione, dove Ireneo muore martire nel 202, ha dedicato tutto il 2020 al suo santo con moltissime iniziative che vanno da un fumetto che racconta la sua vita, una docufiction, ovviamente una serie di conferenze e un convegno internazionale, tutto disponibile su YouTube . Una fondazione dedicata ad Ireneo porta avanti altre iniziative .
Ma che ci faceva Ireneo di Smirne a Lione? Papa Francesco lo descrive infatti come un ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali. Lyon, l’antica Lugdunum, era tra le città più importanti delle Gallie insieme a Vienne. Le due città erano legate all’Asia Minore da un commercio intenso. Era naturale che la città fosse piena di cittadini delle città commerciali dell’Asia Minore come Efeso e Smirne. Con loro arriva anche la nuova fede cristiana. Nel 177 scoppia una delle prime persecuzioni violente. Eusebio di Cesarea racconta nella sua Storia Ecclesiastica i terribili supplizi dei cristiani condannati a morire all’anfiteatro in perverse rappresentazioni, divorati da bestie feroci e dal fuoco. Ireneo, prete nella città, in quel periodo viene inviato a Roma, raccomandato a papa Eleuterio dagli stessi martiri. Nella persecuzione muore il vescovo novantenne Potino, che aveva fondato la chiesa locale. Al suo ritorno a Lugdunum, Ireneo diventa il suo successore.
Ireneo è famoso per aver scritto un’opera nota come “Contro le eresie”, anche se il suo titolo originale era “Smascheramento e confutazione della falsa gnosi”. Ireneo compone l’opera in cinque libri nella seconda metà del II secolo. Il testo antico è in buona parte andato perduto, e quello che è arrivato fino a noi è in parte in greco, in parte in latino, in parte in armeno e siriano – una bella sfida per un filologo.
Ai tempi di Ireneo lo gnosticismo era il più importante tra i vari movimenti che propagavano un’interpretazione del cristianesimo diversa da quella trasmessa dagli apostoli. Ma come si fa a sapere se un insegnamento religioso è vero? Per Ireneo la verità viene garantita dal fatto che gli apostoli, che avevano visto i miracoli e la risurrezione di Gesù, avevano poi trasmesso il loro insegnamento ai successori senza modificarlo. “La tradizione degli apostoli, manifesta in tutto quanto il mondo, si mostra in ogni Chiesa a tutti coloro che vogliono vedere la verità”, scrive Ireneo. E continua: “E noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi”.
Lui stesso era stato istruito da Policarpo che aveva conosciuto un apostolo. Sia Giovanni che Policarpo avevano vissuto fino a un’età considerevole, per cui le “generazioni” erano poche. Il successore di Pietro all’epoca, Eleuterio, che Ireneo aveva conosciuto, era già il dodicesimo, anche perché molti vescovi di Roma erano morti come martiri.
Ogni chiesa locale ha la sua successione, ricorda Ireneo, ma si accontenta di elencarne una sola, quella della Chiesa di Roma, “fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo”. Per Ireneo, la comunione con Roma garantisce che le singole chiese rimangano nella comunione della vera dottrina.
“E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità,” scrive Ireneo.
La preoccupazione di fondo di Ireneo è questa: che la fede sia vera. Per lui, ci sono dei criteri precisi per poterlo sapere, e la comunione con Roma è fondamentale. La diocesi di Lione sottolinea, sul suo sito, l’attualità “delle sue intuizioni teologiche riguardo all’unità, la pace, il rapporto con Dio, le Sacre sSritture, la creazione e l’ecologia, e gli gnosticimi del ventunesimo secolo”.
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