Città del Vaticano , 24 January, 2022 / 12:05 AM
“Stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, l’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo, a conferma che l’ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana”. Lo ha osservato il Papa nel messaggio per la 56/ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno si celebra il 29 maggio sul tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore” e pubblicato oggi memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
“Tra i cinque sensi – ha sottolineato - quello privilegiato da Dio sembra essere proprio l’udito, forse perché è meno invasivo, più discreto della vista, e dunque lascia l’essere umano più libero. L’ascolto corrisponde allo stile umile di Dio. È quell’azione che permette a Dio di rivelarsi come Colui che, parlando, crea l’uomo a sua immagine, e ascoltando lo riconosce come proprio interlocutore. Dio ama l’uomo: per questo gli rivolge la Parola, per questo tende l’orecchio per ascoltarlo. L’uomo, al contrario, tende a fuggire la relazione, a voltare le spalle e chiudere le orecchie per non dover ascoltare. Il rifiuto di ascoltare finisce spesso per diventare aggressività verso l’altro”.
“Il Signore – si legge ancora nel testo papale - chiama esplicitamente l’uomo a un’alleanza d’amore, affinché egli possa diventare pienamente ciò che è: immagine e somiglianza di Dio nella sua capacità di ascoltare, di accogliere, di dare spazio all’altro. L’ascolto è una dimensione dell’amore. Per questo Gesù chiama i suoi discepoli a verificare la qualità del loro ascolto. Tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare l’altro. C’è infatti una sordità interiore, peggiore di quella fisica. L’ascolto, infatti, non riguarda solo il senso dell’udito, ma tutta la persona. La vera sede dell’ascolto è il cuore”.
Secondo il Papa “il primo ascolto da riscoprire quando si cerca una comunicazione vera è l’ascolto di sé. E non si può che ripartire ascoltando ciò che ci rende unici nel creato: il desiderio di essere in relazione con gli altri e con l’Altro. Non siamo fatti per vivere come atomi, ma insieme”.
Ascoltare non vuol dire – è il monito del Pontefice – “origliare. Ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta. La mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso ci si parla addosso. Questo è sintomo del fatto che, più che la verità e il bene, si cerca il consenso; più che all’ascolto, si è attenti all’audience. La buona comunicazione, invece, non cerca di fare colpo sul pubblico ma presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà. È triste quando, anche nella Chiesa, si formano schieramenti ideologici, l’ascolto scompare e lascia il posto a sterili contrapposizioni. L’ascoltare è dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Ascoltare più fonti assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo. Ascoltare più voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare l’arte del discernimento, che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci”.
“L’ascolto – ha ricordato Papa Francesco citando il Cardinale Casaroli - richiede sempre la virtù della pazienza, insieme alla capacità di lasciarsi sorprendere dalla verità. Solo lo stupore permette la conoscenza. La capacità di ascoltare la società è quanto mai preziosa in questo tempo ferito dalla lunga pandemia. Tanta sfiducia accumulata in precedenza verso l’informazione ufficiale ha causato anche una infodemia, dentro la quale si fatica sempre più a rendere credibile e trasparente il mondo dell’informazione”.
Oggi – ha scritto ancora il Papa – “per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare”.
Anche nella Chiesa – ha concluso – “dare gratuitamente un po’ del proprio tempo per ascoltare le persone è il primo gesto di carità. È stato da poco avviato un processo sinodale. Preghiamo perché sia una grande occasione di ascolto reciproco. La comunione, infatti, non è il risultato di strategie e programmi, ma si edifica nell’ascolto reciproco tra fratelli e sorelle. Nella consapevolezza di partecipare a una comunione che ci precede e ci include, possiamo riscoprire una Chiesa sinfonica, nella quale ognuno è in grado di cantare con la propria voce, accogliendo come dono quelle degli altri, per manifestare l’armonia dell’insieme che lo Spirito Santo compone”.
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