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Un servizio di EWTN News

Cristiani perseguitati, l’Afghanistan in cima alle nazioni più pericolose per i cristiani

Una mappa del World Watch List 2022

Per anni, la Corea del Nord è stato in cima alla lista dei Paesi più pericolosi per i cristiani. Ma quest’anno, quel posto per la prima volta è stato preso dall’Afghanistan, che dopo la crisi creata dal ritiro delle truppe americane e il ritorno dei talebani ha visto anche l’unica chiesa del Paese priva di ogni guida pastorale. Il dato è stato registrato dalla World Watch List, la lista dei Paesi dove i cristiani sono più perseguitati redatta ogni anno dalla Ong cristiana Open Doors.

In totale, ci sono 360 milioni di cristiani che oggi vivono nel mondo minacciati da alti livelli di persecuzione e discriminazione. In pratica, un cristiano su sette al mondo vive in condizioni di persecuzione. I Paesi che sono considerati ad “alto”, “molto alto”, o “estremo” rischio di persecuzione salgono da 74 a 76; i cristiani perseguitati sono aumentati del 5,8 per cento nel corso dell’anno, i cristiani arrestati senza processo salgono del 44,3 per cento (da 4277 a 6175). E ancora: i cristiani uccisi per ragioni legati alla fede erano 4761 nel 2020, e sono stati 6175 nel 2021, con una crescita del 23 per cento; i cristiani rapiti per ragioni di fede passano da 1710 a 3829, con una crescita vertiginosa del 123,9 per cento. Sale anche il numero delle chiese e degli edifici sacri attaccati: da 4448 a 5110, con una crescita del 13,8 per cento.

La Corea del Nord è stata il posto più pericoloso per i cristiani per venti anni, ma l’aver perso il primato non significa, ha spiegato David Curry, amministratore delegato di Open Doors USA, che “la Corea del Nord sia diventata più sicura per le minoranze religiose”, ma piuttosto dice “tutto quello che c’è da sapere riguardo le cattive condizioni che ci sono per i cristiani che sono rimasti in Afghanistan”.

Il rapporto di Open Doors spiega che ogni cristiano in Afghanistan sia ora in fuga o nascosto, perché l’interpretazione talebana dell’Islam considera i cristiani come traditori, nemici dello Stato, nemici della tribù e anche della comunità, definiti infedeli. Curry ha detto che “le condizioni per i cristiani non sono mai state più pericoloso. Dobbiamo agire in maniera decisa oggi, per prevenire un genocidio religioso”.

Il rapporto di Open Doors mostra che il radicalismo islamico - con la crescita e lo sviluppo di sigle come Boko Haram, al Shabab, l’ISIS e il ritorno dei talebani - è quello che più di tutti mette in percolo i cristiani: sette delle 10 nazioni in cima alla World Watch List 2022 sperimentano situazioni di radicalismo islamico.

L’Africa sub-Sahariana è tra le regioni più pericolose per i cristiani. La Nigeria (settima in classifica, due posizioni avanti rispetto al rapporto 2021) è la nazione dove si sperimentano più violenze contro i cristiani, con il 79 per cento degli omicidi avvenuti lì. Altissima la crescita del Niger, da 54esimo Paese più pericoloso al mondo per i cristiani a 33esimo, anche qui a causa di una crescita della violenza e dell’attività dell’estremismo islamico.
Numero 17 della classifica è la Cina. Lì vivono 100 milioni di cristiani, e Pechino ha recentemente implementato le restrizioni sulle Bibbie cristiane e la letteratura online, così che i cristiani in Cina potranno avere accesso ad una Bibbia “censurata” in modo che sia più adatta al dogma comunista. Open Doors – che non guarda solo ai cattolici, ma a tutti i cristiani – nota che circa l’80 per cento delle chiese cristiane in Cina si sono divise in piccoli gruppi o sono entrate in clandestinità.

L’India è decima in classifica. Nella nazione, le minoranze cristiane sono represse dagli estremisti hindu. Il Myanmar era 18esima in classifica, ma ora, dopo il colpo militare e le repressioni che hanno colpito anche le comunità cristiane, è scalata fino al numero 12. Cuba è entrata nella lista direttamente al 37esimo posto, a causa delle ultime misure restrittive contro le Chiese, in particolare contro le congregazioni protestanti.

Cresce anche l’Arabia Saudita, passata dal 14esimo all’11esimo posto, così come cresce il Qatar, che scala 11 posizioni (dal 29esimo al 18esimo posto) principalmente a causa del fatto che le chiese che hanno chiuso a causa della pandemia sono state forzate a rimanere chiuse anche quando altre comunità religiose avevano potuto nuovamente accedere ai servizi.

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