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La Madonna addolorata piange! Il miracolo e la devozione nel santuario di Campocavallo

E’ una bella giornata di metà giugno del 1892 nella campagna marchigiana. Siamo non lontano da Loreto, e a pochi passi da Osimo la città di San Giuseppe da Copertino, un gruppetto di case e una chiesetta vicino alla scuola, e due osterie in un incrocio: Campocavallo.

 Si prepara la solennità del Corpus Domini nella cappellina che era al centro di un terreno che era appartenuto al monastero delle Benedettine di Osimo. Venti anni prima di quel giugno del ’92 il proprietario, tale Nazzareno Taddioli, decide di costruire al centro una cappellina, con una piano superiore per abitazione di un sacerdote. Un modo per offrire a chi lavorava in campagna un luogo di culto appropriato. Quattro mura e qualche statua sacra. Dopo varie traversie la cappella diventa responsabilità del vescovo che trova il sacerdote Giovanni Sorbellini disponibile all’incarico. Si mette subito all’opera per abbellire la chiesetta ed espone una immagine della Madonna Addolorata e una del Sacro Cuore di Gesù. Le aveva comprate da un venditore ambulante nella piazza del Comune di Osimo. 

Un quadretto con una “pietà” la Madonna che tiene in bracci il corpo esamine di Gesù. Niente di artistico, solo lo sguardo di Maria verso il Cielo. 

Ma dalla mattina del 16 giugno del 1892 quella immagine così poco attraente diventerà meta di pellegrinaggio e riferimento per i fedeli di tutte le Marche. 

Fu Annunziata Cantarini a vedere per prima delle gocce sul quadro di Maria, poi le videro anche altri: la Madonna piange! La notizia arriva al Don Giovanni che però attende un po’ prima di andare a vedere. Il giorno dopo va e celebra la messa e alla fine anche lui vede piangere Maria. Il quadro era sigillato dal vetro e dalla cornice e così don Giovanni si prepara a parlarne con il vescovo. 

Intanto, il 17 giugno, venerdì, la folla accorre alla chiesetta. Tanta gente in preghiera e poi ad un certo momento un grido:la Madonna muove gli occhi!

Inizia così una storia di devozione che quest’anno compie 130 anni. 

Una storia molto ben raccontata nel libro di Raimondo Orsetti che riporta la storia intera e anche le testimonianze delle Grazie ricevute e dei miracoli. 

Perché da allora furono molti i fedeli che arrivarono a chiedere Grazie ai piedi di Maria. A pochi passi dalla chiesetta, che ancora è visitabile, è stato costruito un santuario molto particolare, completamente costruito in terracotta la cui dedicazione è del 1905. 

Oggi la chiesa di Campocavallo è parrocchia ed è affidato alla cure dei Francescani dell’ Immacolata, ed è la sede della Confraternita del Santissimo Sacramento di Campocavallo. 

Fino al luglio del 2021 nel Santuario veniva celebrata anche la messa Vetus Ordo frequentata da molti fedeli, per lo più giovani, che raggiungevano il Santuario da diverse località assieme alle loro famiglie.

In seguito alla pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes del luglio 2021, la S. Messa in rito romano antico non viene più celebrata nel Santuario.

Ma Il Santuario è anche il centro di una tradizione agricola che sa di antico e che è invece molto viva: la festa del Covo. Il “covo” è il covone di fieno che si fa dopo la mietitura, ma qui diventa arte e con il fieno la paglia si costruisce il modello del Santuario ogni anno. Tanto che c’è anche un museo di quelli più belli. 

Insomma il santuario è luogo di evangelizzazione e fede, ma anche punto di riferimento sociale. E non solo per le Marche o l’Italia.

Arrivarono testimonianze di gratitudine alla Madonna di Campocavallo fin dai primi anni addirittura dalle Isole Muaritius anche grazie alla rivista L’ Eco. 

Una visita da fare quella a Campocavallo, facile da organizzare anche grazie al sito del Santuario. 

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