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Un servizio di EWTN News

Letture, il vescovo che disse di no ad Hitler un nuovo libro sul cardinale Von Galen

Ci sono delle immagini che si imprimono nella memoria collettiva e che definiscono, più di qualsiasi altra cosa, le esistenze straordinarie, quelle che avvincono proprio per la loro eccezionalità e perché rapidamente diventano exempla, nel senso letterale del termine.

Immagini che sintetizzano queste stesse esistenze. Questo appare evidente, per esempio, se si pensa alla figura di Clemens August von Galen, vescovo e poi cardinale, ma non solo: Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò venerabile  il 20 dicembre 2003 e il 9 ottobre 2005 fu beatificato da papa Benedetto XVI.

Torniamo alle immagini- chiave. Nel marzo 1946, Clemens August von Galen torna da Roma, dove papa Pio XII lo ha  da pochi giorni creato cardinale. La  sua figura che si staglia davanti alle rovine del duomo di Munster, quasi completamente distrutto dai bombardamenti, mentre la gente accorre e lo acclama diventa simbolica.  Qualcosa che non si può dimenticare. Il nazismo è stato spazzato via, ma quella che è stata l’ora più buia della storia tedesca, e non solo, non può essere dimenticata facilmente. In pochi avevano avuto la forza e il coraggio di opporsi concretamente, e tra loro si era distinto proprio il vescovo, non a caso conosciuto come il “leone di Münster”. Aveva osato tenere testa apertamente e senza protezioni al criminale regime di Hitler, riuscendo a scuotere molte coscienze e facendo sentire a quel potere che qualche crepa si era aperta nel suo sistema monolitico di oppressione e paure. 

Alcuni gerarchi nazisti premevano per l’eliminazione fisica del prelato, altri consigliavano di non fare nulla per evitare reazioni forti. Hitler dichiarava che avrebbe fatto i conti con lui, senza tralasciare nulla, appena sconfitti gli alleati. La storia andò in tutt’altra direzione, e  la nomina a cardinale nel ’45  esprimeva il riconoscimento dell’azione di opposizione di von Galen e il ringraziamento profondo e sentito da parte di papa Pio XII per la sua tenacia. L’opposizione cattolica alla dittatura nazista fu davvero eroica e non è conosciuta come dovrebbe essere: il vescovo e poi cardinale ne fu un esempio eroico.

La sua storia viene ora riproposta in un libro appena pubblicato dalla San Paolo Edizioni grazie a Guenter Beaugrand. Si intitola “Il vescovo che disse “no” a Hitler. La vita e il pensiero di Clemens August von Galen”. 

Altra immagine  forte. Il 3 agosto 1941 il vescovo sale sul pulpito del duomo di Munster, che sarà distrutto tra qualche anno dalle bombe, e senza esitazioni pronuncia un’omelia che fa schiumare di rabbia le gerarchie naziste, a cominciare dallo stesso Hitler. Quell’uomo alto, forte, da volto nobile,  fa risuonare tra le navate queste parole inaudite in quei giorni cupi, smascherando il terribile piano di sterminio volto ad eliminare le persone ‘improduttive’: “Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché siamo produttivi? Finché siamo ritenuti produttivi da altri? Allora guai a tutti noi quando saremo malati o vecchi! No… con coloro che consegnano persone innocenti, nostri fratelli e sorelle alla morte, con questi assassini che calpestano orgogliosi le nostre vite, non posso più avere comunanza di popolo! Il loro Dio è il ventre!”. 

Il lavoro di ricostruzione storica e di indagine, per così dire, intorno alla figura umana e religiosa mette in luce un percorso che riserva sorprese e annullamento di ogni stereotipo, mostrando ancora una volta, che davvero Dio può trasformare ogni uomo e ogni esistenza, fino a renderle miracolosamente uniche, eroiche, sante. Negli anni del suo servizio da parroco von Galen non si è distinto per particolari iniziative o per innovative proposte pastorali. Un buon parroco, certo. Forse però nessuno avrebbe potuto presagire come di fronte alla barbarie nazista il parroco si sarebbe trasformato in un vero combattente senza paura, autentico testimone del Vangelo. Lo dimostrano chiaramente  le tre celeberrime prediche del 1941, riportate in appendice insieme ad altri suoi interventi e a una vibrante lettera di protesta indirizzata al Führer, nelle quali si tratteggia la forza con cui von Galen si schiera contro l’arbitrio dello Stato e difende per il diritto alla vita di ogni essere umano, anche quelli che sembrano “inuitili”, come i malati, gli handicappati, gli anziani fragili.

Impegno che continua anche dopo la caduta del nazismo. Nel 1945  prende subito le difese del  suo popolo, protestando più volte contro le violazioni dei diritti umani commesse dal governo militare alleato di occupazione e rifiutando la teoria alleata di una colpa collettiva del popolo tedesco, accusato di silenziosa accettazione della politica di Hitler. In luglio pubblica Esigenze fondamentali per una ricostruzione politica, sociale e spirituale della patria tedesca e il 6 gennaio 1946 affermò in un'omelia: 

“Sotto il nazismo dissi pubblicamente, e lo dissi anche riguardo a Hitler nel '39, quando nessuna potenza intervenne allora per ostacolare le sue mire espansionistiche: la giustizia è il fondamento dello Stato. Se la giustizia non viene ristabilita, allora il nostro popolo morirà per putrefazione interna. Oggi devo dire: se tra i popoli non viene rispettato il diritto, allora non verrà mai la pace e la giustizia tra i popoli” . Parole che suonano attuali in modo inquietante

 

Guenter Beaugrand, Il Vescovo che disse “no” a Hitler. La vita e il pensiero di Clemens August von Galen , Edizioni San Paolo, pp.276,  euro 22

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