Città del Vaticano , 29 December, 2021 / 9:20 AM
È la figura di San Giuseppe “migrante perseguitato e coraggioso” quella presentata da Papa Francesco nella tradizionale udienza del mercoledì. Dopo essersi soffermato sul Natale, Papa Francesco riprende il ciclo di catechesi dedicato al padre putativo di Gesù, soffermandosi in particolare sulle vicende della fuga in Egitto della Sacra Famiglia, e riaffermando che il coraggio è virtù di tutti i giorni, perché è lo stesso vivere quotidiano che richiede coraggio.
È l’ultima udienza generale dell’anno, la numero 43. Nel corso dell’anno, Papa Francesco ha concluso il ciclo di udienze generali sulla preghiera, si è poi concentrato sulla lettera di San Paolo ai Galati e infine ha cominciato il ciclo dedicato alla figura di San Giuseppe, nell’anno a lui dedicato nel centocinquantesimo della sua proclamazione a patrono della Chiesa.
Parlando della fuga in Egitto, Papa Francesco ricorda che la famiglia di Nazaret ha “sperimentato in prima persona la precarietà, la paura, il dolore di dover lasciare la propria terra”, una situazione che vivono ancora oggi “tanti nostri fratelli e tante nostre sorelle”, a causa “quasi sempre” dalla “prepotenza e della violenza dei potenti”.
È quello che succede a Gesù, perché la sua famiglia è costretta a partire per sfuggire alla strage degli innocenti ordinata da Erode, con un piano “che richiama quello del Faraone di gettare nel Nilo tutti i figli maschi del popolo di Israele”.
Papa Francesco ricorda che la fuga in Egitto “evoca tutta la storia di Israele”: da Abramo che vi soggiornò a Giuseppe figlio di Giacobbe venduto dei fratelli e poi divenuto capo del Paese, a Mosè che liberà il suo popolo dalla schiavitù.
Il Papa sottolinea che “la fuga della Santa Famiglia in Egitto salva Gesù, ma purtroppo non impedisce a Erode di compiere la sua strage”.
La figura di Giuseppe, con “la sua premura e il suo coraggio”, si contrappone a quella di Erode, feroce, che “vuole difendere il proprio potere con una spietata crudeltà, come attestano anche le esecuzioni di una delle sue mogli, di alcuni suoi figli e centinaia di oppositori”.
Papa Francesco sottolinea che "Erode era un uomo crudele. Aveva una sola ricetta: Fare fuori. E per i tiranni le persone non contano. E questo succede oggi".
Erode – afferma Papa Francesco – “è il simbolo di tanti tiranni di ieri e di oggi”, l’uomo che “diventa lupo per gli altri uomini”, una di quelle tante personalità della storia che “vivendo in balìa delle loro paure, cercano di vincerle esercitando in maniera dispotica il potere e mettendo in atto disumani propositi di violenza”.
No, dice Papa Francesco, non è solo la prospettiva dei tiranni, perché questo è “un atteggiamento in cui possiamo cadere tutti, ogni volta che cerchiamo di scacciare le nostre paure con la prepotenza, anche se solo verbale o fatta di piccoli soprusi messi in atto per mortificare chi ci è accanto. Anche noi abbiamo l'opportunità di essere piccoli Erode".
Giuseppe, al contrario, è “uomo giusto”, e si “dimostra coraggioso nell’eseguire l’odine dell’angelo”, nonostante le varie peripezie che dovette affrontare, nonché “le difficoltà che comportò la permanenza in un paese straniero”.
Ma Giuseppe, aggiunge Papa Francesco, è coraggioso “anche al momento del ritorno, quando, rassicurato dall’Angelo, supera i comprensibili timori e con Maria e Gesù si stabilisce a Nazaret”.
Papa Francesco spiega dunque che “Erode e Giuseppe sono due personaggi opposti, che rispecchiano le due facce dell’umanità di sempre”. Il Papa descrive come “luogo comune sbagliato considerare il coraggio come virtù esclusiva dell’eroe”, perché “in realtà, il vivere quotidiano di ogni persona richiede coraggio per affrontare le difficoltà di ogni giorno”.
Il Papa aggiunge che “in tutti i tempi e in tutte le culture troviamo uomini e donne coraggiosi, che per essere coerenti con il proprio credo hanno superato ogni genere di difficoltà, sopportando ingiustizie, condanne e persino la morte”.
Per Papa Francesco, “il coraggio è sinonimo di fortezza, che insieme alla giustizia, alla prudenza e alla temperanza fa parte del gruppo delle virtù umane, dette cardinali”.
La figura di San Giuseppe, allora, ci insegna che “la vita ci riserva sempre delle avversità, e davanti ad esse possiamo anche sentirci minacciati, impauriti, ma non è tirando fuori il peggio di noi, come fa Erode, che possiamo superare certi momenti, bensì comportandoci come Giuseppe che reagisce alla paura con il coraggio di affidarsi alla Provvidenza di Dio”.
Papa Francesco conclude dedicando la sua preghiera a “tutti i migranti, tutti i perseguitati e tutti coloro che sono vittime di circostanze avverse, siano circostanze politiche, storiche o personali. Pensiamo a tanta gente vittima delle guerre, che vuole fuggire dalla sua patria e non può. Pensiamo ai migranti che cominciano la strada per essere liberi e finiscono nel mare. Pensiamo a Gesù nelle braccia di Maria e Giuseppe (...). È una realtà, questa delle migrazioni, davanti la quale non possiamo chiudere gli occhi. È uno scandalo sociale dell'umanità".
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