Roma, 26 November, 2021 / 9:00 AM
Il 26 novembre 1971 spira a Roma don Giacomo Alberione. Beato, sacerdote e grande comunicatore, ricordare il carisma di questo testimone del vangelo è aprire il libro della storia ad una fede coerente e generativa di bene per il mondo intero.
Giacomo Alberione nasce il 4 aprile 1884 a Fossano, in provincia di Cuneo. La sua è una famiglia semplice che vive del lavoro della terra e si nutre di vangelo.
Dalla mamma apprende il dono della preghiera e dell'abbandono fiducioso alla volontà di Dio, che è un Padre buono per i suoi figli che tutto attendono da lui.
Giovanissimo sentendo inclinazione allo stato sacerdotale, entra nel Seminario di Alba. Qui nella notte del 1 gennaio 1900 i chierici sono in Adorazione eucaristica mentre pregano il Signore per l'anno che dovrà arrivare. Gioie, speranze ed incertezza passano, probabilmente, nelle menti dei seminaristi tra cui Giacomo Alberione. Nello specifico, il giovane avverte una richiesta spirituale dal Signore che gli chiede di “fare qualcosa per gli uomini del suo tempo” e il ragazzo prenderà ciò alla lettera. Terminato l'iter istituzionale il 29 giugno del 1907 è ordinato sacerdote. Dopo un primo incarico come viceparroco a Narzole, in provincia di Cuneo, nel 1913 è nominato direttore della Gazzetta di Alba. L'anno successivo, presso la stessa città, apre la prima tipografia.
Da questo momento gli orizzonti della sua storia si dilatano e prendono il largo come le navi che portavano San Paolo (modello per la Famiglia paolina), nel mondo, per annunciare il vangelo.
Per il sacerdote divulgare e comunicare il vangelo sono la missione che gli ha chiesto il Signore. Tramite la conoscenza del bene che edifica don Alberione porta la buona novella nei luoghi nei quali ancora non è arrivata.
Tantissime e multiformi le attività create, a partire dalle Edizioni San Paolo alla Società San Paolo e ad altre otto congregazioni (religiose e laicali) fino ad arrivare alla divulgazione della Bibbia con le più moderne tecniche.
Sulla sua strada incontra moltissime difficoltà, incomprensioni e tanti ostacoli, ma nulla lo ferma. Non c'è ostacolo che con la preghiera e la perseveranza non supera. Il beato dice che non esiste nodo che non viene appianato dopo un'ora davanti al Santissimo Sacramento. E non abbiamo motivo di dubitarne, ma solo di imitarne l'esempio.
La sua giornata inizia prestissimo la mattina alle tre e mezza e termina alle nove di sera dopo la preghiera del Santo Rosario.
Sacerdote eccezionale e di grande fede, chi ha avuto il dono di conoscerlo seppur per brevi istanti lo ricorda come un uomo di grandi ideali e di eccezionale zelo.
Don Gabriele Amorth, giovane laureato in Giurisprudenza, ebbe con il sacerdote piemontese un breve incontro che “lo illuminò” sul proprio futuro, tanto da entrare come sacerdote nella Pia Società San Paolo.
Uomo di cultura, è invitato a partecipare alle sessioni del Concilio Vaticano II, in qualità di esperto per la comunicazione. In tali sedute ascolta con molta attenzione dando il proprio contributo e nei momenti di pausa recita il Rosario. Preghiera ed azione: un binomio inscindibile per Don Alberione.
Papa Paolo VI lo definisce” una meraviglia del nostro secolo”. Il 27 aprile 2003 Giovanni Paolo II lo ascrive nel libro dei beati per quel servizio eroico e coraggioso nella diffusione della parola di Cristo che la storia ricorda con affetto e gratitudine.
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