Milano, 26 October, 2021 / 12:30 AM
E’ incentrata sulla figura di Natanaele la meditazione proposta dall’Arcivescovo Mario Delpini alla veglia missionaria organizzata dall’Arcidiocesi di Milano.
“Ciascuno – ha osservato il presule - ha i suoi pregiudizi che lo predispongono all’attesa o allo scetticismo. I giovani rischiano di essere trattenuti dai pregiudizi. I pregiudizi predispongono anche ad aspettative che incoraggiano all’attenzione: mi aspetto qualche cosa di buono dai missionari, dai testimoni, da quelli che hanno vissuto esperienza drammatiche o gloriose. I pregiudizi possono predisporre anche ad aspettative che si rivelano poi deludenti: mi aspetto qualche cosa di buono da un personaggio che è diventato famoso per la sua ricchezza o il suo fascino o la sua bellezza; mi aspetto qualche cosa di buono da una persona che mi attrae con il suo carisma o il suo fascino. Ciascuno parte dai suoi pregiudizi”.
Pur avendo pregiudizi – ha proseguito Monsignor Delpini – “in Natanaele non c’è falsità. Non è attaccato ai suoi pregiudizi al punto da negare la verità, anche quando è sconcertante e sorprendente. Proprio da Nazaret viene Gesù, colui che sa leggere nel suo cuore, che gli rivela la sua stima. La sincerità è riconoscere che la parola che mi chiama e mi offre prospettive promettenti viene proprio da chi non me l’aspettavo, la mia comunità, la mia Chiesa, il mio prete, l’incontro che non avevo programmato. Non mi aspettavo niente, ma riconosco di aver ricevuto la parola decisiva”.
Essendo sincero – ha aggiunto l’Arcivescovo – “Natanaele si lascia sorprendere e stupire da Gesù. Quello che riempie Natanaele di stupore è il sentirsi conosciuto e conosciuto da uno sguardo che lo apprezza. Gesù lo conosce per quello che vale. Ecco quello che può succedere alle persone sincere, disponibili alla verità: incontrano Gesù e si sorprendono. Gesù mi rivela la sua stima anche quando vivo esperienze che rivelano inaspettatamente i valori che ci sono in me. Mi metto a servizio e mi rendo conto che sono capace di dare gioia”.
“Gesù – ha concluso l’Arcivescovo di Milano - chiama a vedere cose più grandi, a vedere la gloria di Dio che riempie il cielo e la terra. L’incontro con Gesù diventa vocazione che decide la qualità della vita, la qualità dello sguardo, la qualità della speranza. Chi parte per altre chiese vedrà cose maggiori di quelle che ha visto finora. Chi parte per portare a compimento alla sua vocazione vedrà cose maggiori. Chi parte per incontrare Dio vedrà cose maggiori e sarà pieno di gioia e di gloria”.
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