Taranto, 21 October, 2021 / 6:00 PM
Non basta più “un piano di sviluppo per l’Italia”, come auspicato alle Settimane Sociali di Cagliari del 2017. Serve piuttosto “una profezia dell’Italia”, una “voce alta e autorevole che sappia leggere i segni dei tempi”. Aprendo i lavori della 49esima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani a Taranto, il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, prende atto del cambiamento di epoca, ribadisce la sua visione strategica di una Italia al centro del Mediterraneo crocevia di popoli come lo vedeva il suo maestro Giorgio La Pira, e chiede nuove voci per interpretare i tempi nuovi.
Comincia così, la Settimana Sociale dei Cattolici italiani, dedicata al “Pianeta che speriamo”. Si svolge a Taranto, la città dei due mari, ma anche la città dell’Ilva e dell’inquinamento che ha causato tantissimi tumori, tanto che l’arcivescovo Filippo Santoro, presidente delle Settimane Sociali, chiede di avere “il coraggio anche di vincere il nostro impacciato imbarazzo nel ripartire dai volti delle persone morte e ferite a causa dell’inquinamento ambientale, dal volto ferito di tutta la casa comune e dalle vittime del lavoro”.
Nel 1968, a Natale, Papa Paolo VI fece la rivoluzionaria decisione di celebrare la Messa proprio nella Italsider di Taranto, vicino agli operai. E il Cardinale Bassetti parte proprio da quella storica visita, in cui il Papa riconobbe che sembrava “non ci fosse linguaggio comune” tra gli operai e la Chiesa, ma allo stesso tempo diede il potente messaggio: “Gesù Cristo è per voi”, e la Chiesa “riconosce il bisogno di giustizia del popolo onesto, e lo difende, come può, e lo promuove”.
Ma cosa significa promuovere la “giustizia civile e sociale”? Il Cardinale Bassetti risponde che “innanzitutto significa difendere e valorizzare, in ogni latitudine e in ogni circostanza, il valore incalpestabile della dignità umana”, perché “la persona umana non si può sfruttare, non si può mercificare e non si può uccidere”, e “nessuna ragione economica può mercificare qualsiasi forma di schiavitù fisica o morale di un uomo, di una donna o di un bambino”. Il Cardinale si dice, a questo proposito, “amareggiato dai troppi incidenti che avvengono sul lavoro”.
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, poi, sottolinea che promuovere la giustizia sociale significa anche “sviluppare e promuovere una ecologia integrale”, che “non è soltanto un richiamo alla difesa dell’ambiente in cui siamo immersi, ma è soprattutto una esortazione a vivere una esistenza ‘interdipendente’”, che “non è tanto una categoria sociologica, ma un valore aggiunto per la società contemporanea”, come ha mostrato la pandemia, sia nel male (la diffusione del virus) che nel bene (la risposta al virus).
È questa la “grande eredità della pandemia”, che è “durissima e incalcolabile nelle nazioni più povere “ e “ben visibile nei Paesi più sviluppati come l’Italia”, dove si nota anche “un malessere sociale che cova nelle viscere della nostra società, e che riemerge ogni volta che c’è una crisi umanitaria: in precedenza erano i migranti, oggi, la pandemia”.
È qui che serve la profezia - dice il Cardinale Bassetti - in questo “nuovo umanesimo che necessita di nuove categorie, nuove parole chiave e anche nuove personalità: un nuovo umanesimo fondato su Cristo. È lui il nuovo umanesimo”.
Il Cardinale Bassetti nota che “il baricentro del mondo sembra spostarsi sempre di più verso Oriente”, mentre la più grande potenza è “nella parte più occidentale del pianeta”; cosa che fa sì che l’Italia e l’Europa “si trovino in una grande terra di mezzo”, che “rischia di essere non una terra di raccordo, ma una terra di periferia”, fatta di “vecchi, caratterizzata da un gelido inverno demografico, da uno sviluppo economico sempre più asfittico”. È una terra, denuncia il presidente della CEI, che “sta abbandonando, neppure troppo lentamente, il cristianesimo”.
Il cardinale sottolinea che l’Italia “rischia di essere l’estrema periferia di un mondo periferico”; ed è per questo che serve “una visione profetica e nuovi protagonisti”, soprattutto “quei giovani che sono veramente persone libere”, che “non si lasciano sedurre dalle vecchie ideologie del Novecento e che non rimangano abbagliati dai nuovi demagoghi”.
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