Roma, 09 October, 2021 / 10:00 AM
Non si sono ancora spenti gli echi della beatificazione del giovane Carlo Acutis e tante sono le iniziative promosse per far conoscere la sua figura. Domani primo anniversario della beatificazione e la settimana prossima, martedì 12 ottobre, la Memoria liturgica e da oggi varie manifestazioni nella Chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione ad Assisi, dove si trova la tomba.
Nel pomeriggio pellegrinaggio dei giovani seguito dalla recita del Rosario e dalla messa presieduta dal Custode della Porziuncola, fra Massimo Travascio. Domani pomeriggio celebrazione presieduta dal Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni. Lunedì una veglia di preghiera nella cattedrale di San Rufino ed altri momenti mentre il 12 ottobre la messa presieduta dal vicario provinciale della Provincia dei Frati minori, fra Marco Gaballo e nel pomeriggio celebrazione presieduta dal vescovo diocesano Domenico Sorrentino.
Oggi a Napoli la beatificazione di Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli e dell'Ordine delle Clarisse Cappuccine. A presiedere la celebrazione il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per la causa dei Santi. Maria Lorenza Requenses, questo il suo nome, italianizzato Longo, nacque in Spagna ma seguì con la famiglia il marito, che era stato nominato Reggente nel Vicereame di Napoli. Tre anni dopo rimase vedova con tre figli. Si dedicò alle opere di carità e, grazie ai propri beni e al sostegno degli amici, nel 1522, gettò le fondamenta dell’ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Nel 1526 costruì una casa per prostitute pentite accanto al complesso ospedaliero. Nel 1535, fondò un monastero sottoposto alla Regola di Santa Chiara, secondo la riforma avviata in Francia da Santa Coletta di Corbiet (1381-1447). Successivamente, le religiose adottarono le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, assumendo il nome di “Monache Cappuccine della Prima Regola di Santa Chiara”.
E per domani molta attesa, in Calabria, per la beatificazione di don Francesco Mottola, “perla del clero calabrese” come viene definito per il suo esempio e la sua dedizione alla formazione. E’ il primo seminarista del Seminario regionale San Pio X di Catanzaro ad essere elevato agli onori degli altari. A presiedere la celebrazione il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per la causa dei santi affiancato dal neo vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro che ha fatto il suo ingresso in diocesi sabato scorso. In don Francesco Mottola risplende il carisma dell’amore oblativo, che egli visse con intima coerenza e che instancabilmente propose a tutti, si legge sul sito della Congregazione per le Cause dei Santi. In questa ottica si “comprendono anche il suo impegno nell’Azione Cattolica, le numerose iniziative di volontariato concretizzato in opere a favore di ammalati, poveri, anziani, emarginati, orfani, diseredati; i vari tentativi di dar vita a forme di aggregazione presbiterale o laicale, la principale delle quali fu l’Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore”.
E ad una nuova beatificazione si prepara la diocesi di Rimini. Il prossimo 24 ottobre sarà proclamata beata la giovane Sandra Sabattini, discepola di don Oreste Benzi, che “prestò la sua opera con zelo in sostegno dei poveri, dei tossicodipendenti e dei disabili. Nella sua giovane età, comprese l’insegnamento della Chiesa e lo applicò nel quotidiano; non si lasciò vincere dalla logica del mondo, ma cercò di dare risposte concrete alle sfide dei tempi”. Nelle scelte soleva chiedere consiglio al direttore spirituale, che la guidava nel discernimento. Dal suo diario emerge l’abbandono totale alla volontà di Dio. “Non solo una celebrazione – sottolinea la curia – ma un ‘dono’ per tutta la Chiesa riminese e per l’intero territorio”. Papa Francesco ha definito Sandra Sabattini, la prima fidanzata beata, una “santa della porta accanto”.
La settimana scorsa altre due beatificazioni a Catanzaro: quella di Gaetana Tolomeo, detta Nuccia, e Mariaantonia Samà, due laiche disabili. “Considerando la figura delle due beate – Maria Antonia Samà e Nuccia Tolomeo – non ci è difficile riconoscere, nel cuore della loro imitatio Christi, un elemento comune, che ha un nome difficile, terribile: sofferenza”, ha detto il card. Semeraro nell’omelia: “vi sono entrate in modo diverso – in forme addirittura inquietanti, la beata Maria Antonia, e con un doloroso sviluppo naturale l’altra – ma ambedue in forma progressiva, in continua crescita sì da diventare, l’una e l’altra, somiglianti a Cristo”.
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