Roma, 25 September, 2021 / 11:00 AM
L’Europa “deve ritrovare se stessa”, il suo “posto nella storia”, deve diventare una “Europa dello spirito”, perché il più grande frutto della civiltà europea sta proprio in quella “concezione altissima della persona umana che non è affidata alle maggioranze, ma è custodita da Dio”. E questo non deve far paura, perché il criterio della vera laicità sta proprio nel Vangelo.
Il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, consegna un saluto per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che riceve tutti i partecipanti alla plenaria dell’organizzazione nel pomeriggio del 24 settembre. È la plenaria del giubileo, ed è anche la plenaria che segna un cambio generazionale nell’organismo (oggi saranno nominati i nuovi membri della presidenza).
Nel suo messaggio, il Cardinale Bagnasco spiega la missione del Consiglio, che “non è quella di sovrapporsi alle Conferenze Episcopali dei singoli Paesi, ma di essere un punto di confronto, di esperienze, di analisi delle sfide, di ispirazione pastorale”.
Il Cardinale nota che le comunità cristiane in tutto il continente “sono sparse, ma non disperse”, e i pastori ne conoscono “gioie e difficoltà”, ma anche “senso religioso”, e “amore per la loro terra”, nonostante ci si trovi di fronte ad una umanità che “soffre di incertezze”.
Il presidente del CCEE invita l’Europa a “ritrovare se stessa”, ricordando che “il mondo guarda all’Europa per motivi non sempre nobili”, ma che in fondo “il suo interesse più profondo è verso una Europa rinnovata, l’Europa dello spirito”, ed è uno spirito “religioso, specificamente cristiano”, che “ha permesso il formarsi di una coscienza europea”.
Il più grande frutto di questa Europa dello Spirito è proprio dalla concezione altissima della persona umana che “è custodita da Dio”, perché l’uomo è sempre più sé stesso “perché non è qualcosa di chiuso, ma va oltre se stesso nella relazione con il creato e con gli altri, non solo per necessità, ma bensì per elezione”.
Non c’è da spaventarsi, di questo, perché “il Vangelo offre il criterio della vera laicità” parlando di Dio e di Cesare, affermando “una necessaria distinzione che non esclude la collaborazione leale e rispettosa per il bene integrale della società”, come dimostrano anche i duemila anni di storia che ci hanno “consegnato tesori immensi di civiltà”.
E “riconoscere questo illumina anche il posto dei credenti nel pubblico dibattito”, perché “per il cristiano non solo è possibile, ma anche un dovere, non per imporre qualcosa ma per contribuire nei processi democratici”. Un diritto di partecipare che, come ha spiegato il filosofo Habermas, è garantito “a condizione che non ci si appelli all’autorità rivelata, e che usi un linguaggio comprensibile a tutti, cioè, istituzionale, adducendo gli argomenti razionali delle proposte”.
Nel suo discorso, il presidente Mattarella ha ricordato che le Chiese in Europa hanno “offerto un contributo prezioso alla crescita civile del nostro continente, confermando il ruolo delle Chiese nell’accompagnare e sostenere l’edificazione di un’Europa, ricca della varietà delle opzioni dei suoi popoli e, nel contempo, coesa nella capacità di coniugare le sue diverse manifestazioni nell’unità, attorno ai valori fondanti”.
Il presidente ha ricordato la tentazione ricorrente di “considerare la conquista della pace, l’affermazione dei diritti di libertà – inclusa quella religiosa – il vivere in società aperte e tolleranti come acquisizioni scontate e irreversibili”. Ma – aggiunge il presidente – “ancor oggi, molti Paesi sono percorsi da pulsioni particolarmente insidiose, soprattutto in un’epoca in cui, nel mondo, riaffiora la tentazione di asservire le espressioni religiose a motivo di scontro, a pretesto per giustificare discriminazioni di vario segno”.
Per Mattarella, l’Europa “deve dimostrare, nei fatti, di essere all’altezza della civiltà che afferma di rappresentare. In tutti gli ambiti che qualificano lo sviluppo umano: sociale, politico, economico, educativo”, costruendo dopo la pandemia “a ricostruire società coese e solidali, in grado di superare gli squilibri sociali, economici e ambientali che stanno compromettendo la stessa vita di questo nostro pianeta”.
In questo percorso, ha aggiunto il presidente, “le personalità religiose dei Paesi europei, hanno un ruolo rilevante nel contribuire a risvegliare le sensibilità assopite e nello stimolare un ampio e fecondo dibattito pubblico, che tocca aspetti
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