Carpi, 19 September, 2021 / 10:00 AM
La prima lettura della Messa ci offre un insegnamento sulle sofferenze dei figli di Dio ingiustamente perseguitati a causa della loro onestà e santità. La liturgia applica queste parole, scritte secoli prima della venuta di Cristo, al giusto per eccellenza, Gesù Figlio Unigenito di Dio, condannato ad una morte ignominiosa dopo aver patito ogni sorta di insulti e sofferenze. Nel Vangelo della Messa mentre Gesù parla del tragico destino che lo attende a Gerusalemme, i discepoli alle sue spalle, incuranti di quanto dice il Maestro, discutono di privilegi, di primi posti, di prebende, di potere.
Quando Cristo, insieme ai suoi, giunge a Cafarnao insegna a tutti coloro che sono chiamati ad esercitare l’autorità nella Chiesa, in famiglia, nella società che essa va intesa come servizio. La parola autorità deriva dal vocabolo latino AUCTOR, cioè autore, promotore di qualcosa. Indica la funzione di chi veglia sugli interessi di un gruppo o di una società. Una responsabilità terribile, che ha portato Nietzsche ad affermare: “Chi vorrà ancora governare? E chi vorrà obbedire? L’una cosa l’altra sono troppe penose”.
Ma l’autorità è necessaria in ogni società, e nella Chiesa è stata voluta direttamente da Cristo. Egli ci insegna come deve essere esercitata. Guardando a Lui noi impariamo che autorità ed obbedienza nella Chiesa non sono azioni contrapposte in quanto nascono dall’amore. Gesù, infatti, ha fatto della sua vita un servizio perchè non è venuto per essere servito, ma per servire. A fondamento della sua “Autorità” ha posto non se stesso, ma la Sua obbedienza al Padre – mio cibo è fare la volontà del Padre – il Quale desidera che tutti gli uomini giungano alla salvezza. L’autorità si esercita, allora, nel servizio, che trova il suo fondamento nell’obbedienza a Dio ed è finalizzata a ricercare il bene integrale dell’uomo. In definitiva, si comanda per amore a Cristo e si obbedisce per amore a Cristo.
L’autorità è un bene molto grande, senza il quale non è possibile la Chiesa così come l’ha fondata Cristo. Per esercitare il servizio dell’autorità e vivere l’obbedienza, tuttavia, è sempre richiesta la virtù dell’umiltà, poichè in ciascuno di noi è presente un principio disgregatore, frutto del peccato originale, che ci porta, da una parte, a trovare qualsiasi scusa per non accettare di buon grado un’indicazione di chi Dio ha scelto per condurci a Lui e dall’altra ad esercitare l’autorità come dominio.
La Vergine Maria ci insegna che servire – sia nell’esercizio dell’autorità come nell’obbedienza – significa amare ed è l’amore che ci libera dalla mormorazione, dall’intrigo, dall’inganno per vivere nella sincerità, lealtà e semplicità. Tutte virtù che ci aiutano a essere più umani.
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